Sappiamo chi saranno i candidati del M5S in Parlamento (un pezzo, almeno)

Mancano però i nomi dei 348 candidati nei collegi uninominali – saranno scelti da Di Maio – e anche i voti ottenuti da chi ha vinto le "parlamentarie"

(ANSA/CLAUDIO LATTANZIO)
(ANSA/CLAUDIO LATTANZIO)

Domenica sera sul blog di Beppe Grillo sono stati pubblicati i primi risultati delle “parlamentarie”, la votazione avvenuta sul blog di Grillo con cui gli iscritti al Movimento 5 Stelle hanno potuto indicare chi avrebbero voluto candidare in Parlamento. Qui potete trovare la lista di tutti i candidati nei collegi proporzionali. Mancano però ancora molte informazioni: non si conoscono i voti raccolti dai singoli candidati e non si conoscono ancora i nomi dei candidati ai collegi uninominali, che sono un terzo del totale e che saranno decisi personalmente da Di Maio e dal “garante”, cioè Beppe Grillo.

Le parlamentarie si sono svolte tra martedì e mercoledì scorso e sono state molto agitate. Il sistema utilizzato per il voto, la cosiddetta “piattaforma Rousseau”, ha subito numerosi rallentamenti, mentre il caricamento dei profili dei candidati ha avuto diversi problemi e numerosi attivisti e parlamentari si sono lamentati della situazione. Il sistema Rousseau ha sempre avuto problemi durante le votazioni, che peraltro non sono mai particolarmente trasparenti. L’ultima volta, durante la votazione per la scelta del capo politico del Movimento 5 Stelle, nel settembre 2017, votarono circa 37 mila persone. Nel 2016, in occasione della votazione sul nuovo statuto del Movimento, parteciparono oltre 90 mila persone.

La parte più controversa delle parlamentarie è stata però la selezione dei candidati.  Tutti gli iscritti all’associazione Movimento 5 Stelle si potevano candidare, ma oltre a rispettare una serie di requisiti oggettivi (come non avere condanne e non essere iscritti ad altri partiti), dovevano superare anche la valutazione da parte del capo politico del Movimento, cioè di Luigi Di Maio. Di fatto un gruppo di persone, non si sa esattamente chi, ha passato in rassegna le oltre diecimila candidature arrivate al Movimento e ha deciso chi poteva partecipare alle elezioni, senza fornire particolari spiegazioni sulle sue scelte. Diversi esclusi dalla competizione hanno annunciato ricorsi in tribunale.

Su 135 attuali parlamentari, circa un centinaio si sono ricandidati e, tranne un piccolo numero, hanno tutti avuto l’occasione di partecipare alle parlamentarie. Come ha notato Gabriella Cerami, sullo Huffington Post, i parlamentari uscenti hanno avuto il loro incarico segnalato nella pagina delle votazioni in grassetto (con la dicitura “parlamentari” e non quella di “portavoce”, che il Movimento 5 Stelle ha spesso rivendicato ufficialmente). Di questi, i giornali calcolano che in almeno 80 dovrebbero riuscire a farsi rieleggere. Tra loro ci saranno probabilmente tutti i nomi più noti del Movimento: Luigi Di Maio, Roberto Fico e Carlo Sibilia, candidati capilista in Campania; Carla Ruocco e Nicola Morra, candidati capilista in Lazio e Calabria, e Danilo Toninelli, candidato capolista in Lombardia. Saranno candidati in buone posizioni anche Alvise Maniero, ex sindaco di Mira, in provincia di Venezia, e Stefano Patuanelli, ex consigliere comunale di Trieste, che hanno preferito non ricandidarsi ai loro precedenti incarichi per tentare l’elezione in Parlamento.

Tra chi si trova in posizioni che probabilmente non garantiscono l’elezione c’è il deputato Paolo Bernini, diventato famoso per le sue dichiarazioni sui “microchip sottopelle”. Tra gli altri probabilmente esclusi, il Corriere della Sera ricorda anche:

«Giorgio Sorial, che nel 2014 diede del boia a Giorgio Napolitano, all’epoca capo dello Stato, terzo in Lombardia. C’è il senatore No Tav Marco Scibona o la sua collega Elisa Bulgarellli, che si lamentò per i «cerchi magici» nel Movimento. L’elenco degli onorevoli a rischio comprende anche la nutiana Chiara Di Benedetto (il suo compagno Mauro Giulivi ha fatto causa ai Cinque Stelle per l’esclusione alle Regionali in Sicilia) o l’ex capogruppo a Palazzo Madama Andrea Cioffi. E poi ancora: fuori l’abruzzese Daniele Del Grosso e il pugliese Emanuele Scagliusi, in bilico il lombardo Cosimo Petraroli, il siciliano Francesco D’Uva o il campano Salvatore Micillo»

Repubblica aggiunge alla lista anche Andrea Colletti, Daniele Del Grosso e Stefano Buffagni, consigliere regionale uscente in Lombardia, definito dal quotidiano un “fedelissimo di Di Maio” e «finito nel suo collegio dopo la deputata Paola Carinelli (ora compagna del senatore riconfermato Vito Crimi). Se nel suo listino non passeranno in due, Buffagni potrebbe non farcela, nonostante l’impegno accanto al candidato premier». Uno dei problemi per i parlamentari uscenti uomini sono state le quote che impongono di alternare nei listini del proporzionale uomini e donne. Per questa ragione diversi parlamentari uscenti si sono trovati superati da attiviste donne, finendo in alcuni casi in posizioni a rischio di mancata rielezione.

Per il momento non sembra avere avuto un successo particolare l’iniziativa di Luigi Di Maio di sollecitare candidature provenienti dalla “società civile”, cioè persone note al pubblico per il loro impegno sociale ma esterne all’attivismo del Movimento 5 Stelle. Alle parlamentarie si sono presentati soltanto in tre: Gregorio De Falco, comandante della capitaneria di porto di Livorno durante il disastro della Costa Concordia, Elio Lannutti, presidente dell’associazione di tutela dei consumatori Adusbef, e il giornalista Gianluigi Paragone. Vincenzo Zoccano, presidente del forum delle associazioni dei disabili, ed Emilio Carelli, ex giornalista Mediaset e Sky, non hanno partecipato alle parlamentarie ma saranno candidati direttamente in un collegio uninominale.

Sulle candidature in questi collegi, al momento, non si conoscono altre informazioni. Il Movimento dovrà presentare la lista entro il prossimo fine settimana, quando scadranno i termini di presentazione. Nei collegi uninominali saranno scelti un terzo dei futuri parlamentari e il Movimento dovrà presentare una lista con 348 nomi, un terzo del totale dei candidati. A parte alcuni criteri oggettivi, come la residenza nel collegio di candidatura, il regolamento del Movimento prevede che le candidature ai collegi uninominali siano decise arbitrariamente da Luigi Di Maio, dopo aver consultato Beppe Grillo. Non sono previste elezioni o votazioni. Non è stato ancora annunciato quando saranno presentate le liste, né quando saranno rivelati i numeri dei votanti alle parlamentarie.