Un importante cardinale ha criticato le parole di papa Francesco sulle vittime di abusi sessuali

Sean Patrick O‘Malley, arcivescovo di Boston, ha detto che quello che ha detto in Cile può aver causato «grande dolore ai sopravvissuti»

Papa Francesco e il cardinale Sean Patrick O'Malley nel 2015 in Vaticano (AP Photo/Andrew Medichini)
Papa Francesco e il cardinale Sean Patrick O'Malley nel 2015 in Vaticano (AP Photo/Andrew Medichini)

Sean Patrick O‘Malley, importante cardinale cattolico e arcivescovo di Boston, ha detto che le parole di papa Francesco sulle vittime cilene di un noto caso di abusi sessuali interni alla Chiesa, di cui si era molto discusso nei giorni scorsi, sono state «una fonte di grande dolore per i sopravvissuti di abusi sessuali, compiuti da preti o da chiunque altro». O’Malley ha aggiunto che «parole che trasmettono il messaggio “se non puoi provare le tue accuse allora non sarai creduto” lasciano soli quelli che hanno subito vergognose violazioni criminali della loro dignità umana, e relegano i sopravvissuti a una condizione di esilio e discredito».

Durante la sua visita in Cile, a papa Francesco era stato chiesto perché non avesse rimosso dal suo incarico il vescovo Juan Barros, accusato di aver coperto gli abusi sessuali compiuti dal prete Fernando Karadima. Il papa aveva detto: «Il giorno che qualcuno mi porterà una prova contro il vescovo Barros allora parlerò. Ma finora non c’è nemmeno l’ombra di una prova. È tutta calunnia. È chiaro?».

Nel suo comunicato, pubblicato sul sito dell’arcidiocesi di Boston, O’Malley ha scritto:

«È comprensibile che le parole di papa Francesco pronunciate ieri a Santiago, in Cile, siano state una fonte di grande dolore per i sopravvissuti di abusi sessuali, compiuti da preti o da chiunque altro. Parole che trasmettono il messaggio “se non puoi provare le tue accuse allora non sarai creduto” lasciano soli quelli che hanno subito vergognose violazioni criminali della loro dignità umana, e relegano i sopravvissuti a una condizione di esilio e discredito.

Non essendo stato coinvolto personalmente nei casi oggetto dell’intervista di ieri non posso dire perché il Santo Padre abbia scelto quelle parole particolari. Quello che so, però, è che papa Francesco riconosce appieno i grandi fallimenti della Chiesa e dei suoi preti che hanno abusato di bambini, e l’impatto devastante che questi crimini hanno avuto sui sopravvissuti e sui loro cari.

Le mie preghiere e le mie preoccupazioni saranno sempre con i sopravvissuti e con i loro cari. Non possiamo cancellare le sofferenze che hanno provato, o guarire completamente il loro dolore. In certi casi dobbiamo accettare che anche i nostri sforzi per offrire supporto possano essere una fonte di malessere per i sopravvissuti, e che dobbiamo pregare privatamente per loro mentre continuiamo a rendere disponibile l’aiuto, per adempiere ai nostri obblighi morali. Continuerò il mio lavoro per aiutare tutti quelli che hanno subito violenze e vigilerò nel fare tutto il possibile per garantire la sicurezza dei bambini nella comunità della Chiesa, così che questi crimini non si ripetano mai più».

O’Malley è considerato uno dei cardinali più progressisti della Chiesa cattolica, e si era parlato di lui anche come di un possibile successore di papa Benedetto XVI, ai tempi dell’elezione di Francesco. È stato a capo di una commissione speciale voluta da papa Francesco per combattere gli abusi sessuali nella Chiesa, rimasta attiva per tre anni e che ha finito i suoi compiti il mese scorso: non si sa se sarà rinnovata.

La storia al centro della questione risale a qualche anno fa. Nel 2011 Fernando Karadima fu condannato dal Vaticano per avere abusato di alcuni adolescenti durante gli anni Ottanta e fu condannato a seguire una «vita di preghiere e penitenza». Lo stesso anno si occupò del caso anche un giudice, che definì le accuse “credibili” anche se ormai cadute in prescrizione. In quel periodo Juan Barros faceva parte del circolo ristretto di Karadima e secondo la testimonianza di una delle vittime, Juan Carlos Cruz, assistette a un episodio di abusi. Papa Francesco nominò Barros vescovo di Osorno nel 2015, dopo che una sua proposta di far passare un anno senza nomine, per far calmare le acque, non fu accolta. Il Papa si è rifiutato di riconsiderare la nomina di Barros, e di incontrare le vittime di Karadima durante la sua visita in Cile.

Papa Francesco ha accusato le vittime di abusi sessuali in Cile di calunniare un vescovo