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  • Domenica 21 gennaio 2018

L’SPD avvierà le trattative formali per un governo con Merkel

I 600 delegati hanno approvato l'accordo preliminare con la CDU, rendendo probabile la formazione di un governo di coalizione in Germania

(SASCHA SCHUERMANN/AFP/Getty Images)
(SASCHA SCHUERMANN/AFP/Getty Images)

Domenica il congresso del Partito socialdemocratico tedesco (SPD) ha votato in favore della mozione per avviare trattative formali con l’Unione cristiano-democratica (CDU), il partito della cancelliera uscente Angela Merkel, per formare un governo di coalizione in Germania. I voti favorevoli sono stati 362, quelli contrari 279. Il voto di oggi rende probabile la formazione del governo di larghe intese, ipotesi promossa dal leader del partito Martin Schulz per mettere fine all’incertezza politica che si è creata in Germania dalle ultime elezioni, a settembre, da cui non era uscita alcuna maggioranza parlamentare.

I circa 600 delegati dell’SPD, riuniti a Bonn, hanno approvato il pre-accordo che era stato raggiunto dai dirigenti del partito con quelli della CDU: non hanno quindi approvato direttamente la formazione del governo, che sarà comunque la conseguenza più probabile visto che i due partiti si sono già accordati – dopo lunghe trattative – su un programma di governo. Se i delegati avessero respinto la mozione, la CDU avrebbe dovuto guidare un governo di minoranza, oppure si sarebbe dovuti andare a nuove elezioni.

Schultz si è comunque impegnato a sottoporre al voto anche i dettagli dell’accordo di coalizione con la CDU, che sarà votato da tutti i membri del partito, 440mila persone. Secondo gli ultimi sondaggi, gli iscritti sarebbero più aperti all’ipotesi di una grande coalizione rispetto ai soli delegati. Se dovessero approvare l’accordo, è probabile che il nuovo governo si insedi entro Pasqua, cioè entro la fine di marzo.

La leadership dell’SPD era tutta schierata a favore del “sì”. Sostiene che nell’accordo preliminare di coalizione con la CDU, trovato il 12 gennaio, i socialdemocratici siano riusciti a imporre diversi punti del loro programma, tra cui una riduzione delle tasse per le fasce della popolazione a reddito più basso e una nuova politica sull’immigrazione. Sostiene inoltre che andare a elezioni anticipate sarebbe un rischio enorme per l’SPD, che negli ultimi sondaggi viene dato al 18 per cento, 2 punti e mezzo in meno del già pessimo risultato elettorale di settembre. C’era però una grande parte del partito che la pensava diversamente, in particolare la corrente più a sinistra, l’organizzazione giovanile e diversi leader regionali e locali. I sostenitori del “no” dicevano che le altre due volte che i socialdemocratici avevano governato con la CDU ne erano usciti indeboliti. Erano a favore di una rifondazione del partito, che secondo loro avrebbe dovuto uscire dalla logica delle alleanze con il suo principale avversario politico.

L’SPD sta perdendo consensi da anni. Alle ultime elezioni ha ottenuto il 20,5 per cento dei voti, pari a 153 seggi nella Camera bassa, il Bundestag, 5 punti percentuali e 40 seggi in meno rispetto alle elezioni precedenti, quelle del 2013. Ma la crisi dell’SPD arriva da più lontano, così come le divisioni interne al partito: iniziò con l’appoggio del cancelliere dell’SPD Gerhard Schröder a politiche più liberiste e centriste, all’inizio degli anni Duemila. Quelle misure contribuirono moltissimo alla ripresa economica della Germania, ma allontanarono molti elettori socialdemocratici. Negli ultimi anni la situazione è peggiorata ulteriormente, perché l’SPD ha perso consensi sia alla sua destra, con lo spostamento della CDU di Merkel verso posizioni più centriste, sia alla sua sinistra, con i buoni risultati di Die Linke (La sinistra), che alle ultime elezioni ha ottenuto quasi il 10 per cento dei voti, pari a 69 seggi.