È dura essere giovani attori nel 2018

Le attenzioni, le pressioni e le sessualizzazioni nei loro confronti sono molto diverse con i social network, e più pericolose

Dall'alto a sinistra, in senso orario: Sadie Sink, Millie Bobby Brown, Caleb McLaughlin, Finn Wolfhard e Gaten Matarazzo di “Stranger Things”. (Astrid Stawiarz/Getty Images for SiriusXM)
Dall'alto a sinistra, in senso orario: Sadie Sink, Millie Bobby Brown, Caleb McLaughlin, Finn Wolfhard e Gaten Matarazzo di “Stranger Things”. (Astrid Stawiarz/Getty Images for SiriusXM)

Poche serie negli ultimi anni hanno avuto un successo trasversale e di massa come Stranger Things, la serie horror di Netflix. E nessuna serie con lo stesso successo aveva come protagonisti quattro ragazzi e una ragazza di più o meno 13 anni, che con le loro interpretazioni e il loro comportamento nella vita vera hanno contribuito in maniera determinante alla popolarità della serie, attirando da subito grandi simpatie. La grande esposizione mediatica a cui sono stati sottoposti, con le conseguenti pressioni, non sono una cosa nuova del cinema: esistono almeno dai tempi di Shirley Temple. Ma il fenomeno dei bambini attori non aveva mai dovuto fare i conti con i social network: e questo è un gran problema, ha raccontato un articolo del Washington Post.

Una delle attrici diventate più famose prima dei 15 anni è stata Mara Wilson, che a sei e nove anni recitò in Mrs. Doubtfire e in Matilda 6 Mitica, due tra le commedie di maggiore successo degli anni Novanta. La prima volta che cercò il suo nome su internet, ha raccontato al Washington Post, era già un’adolescente: scoprì che c’erano siti che promettevano sue foto di nudo (che non esistevano) e morbose discussioni nei forum sul suo aspetto fisico. Ha detto che ora è arrivata a riderci su, «ma è molto triste a 14 o 15 anni ridere del fatto che sei su un sito di feticisti dei piedi».

Wilson è intervenuta recentemente in un dibattito online nato quando, lo scorso ottobre, il dirigente di NBCUniversal Mike Sington twittò una foto dell’attrice di Stranger Things Millie Bobby Brown su un red carpet scrivendo: «Millie Bobby Brown è appena cresciuta sotto i nostri occhi. (ha 13 anni!)». Il commento di Sington sull’outfit e l’aspetto fisico di Brown, che per l’appunto ha 13 anni, attirò le critiche di chi lo accusò di sessualizzare una ragazzina. «Il corpo di una tredicenne non è mai affare tuo, a meno che tu non sia quella tredicenne. Non capisco perché non lo vediamo come off limits. Sarebbe inquietante se parlassi con una tredicenne per la strada», disse Wilson in un’intervista. Wilson spiegò che non è bello sentire commenti sul proprio aspetto fisico a 13 anni, che siano positivi o negativi.

Un’altra attrice diventata famosa grazie a una serie recente, e oggetto di molte attenzioni e commenti estetici, è stata Ariel Winter di Modern Family, oggi 19 enne: ha raccontato che a partire dai 12 anni, quando cominciò a sviluppare i tratti sessuali secondari, le persone sui social cominciarono a insultarla molto pesantemente, dandole della “zoccola grassa” o della “puttana”. Winter ha detto che decise di cambiare look per provare a evitare questi commenti, pensando che il problema fosse il suo peso, i suoi capelli o il modo in cui si vestiva. Wilson ha spiegato al Washington Post che ai suoi tempi era più facile per i genitori proteggere i propri figli-attori, filtrando per esempio la posta che ricevevano. Oggi è impossibile, ed è facile per chiunque fare arrivare ai bambini-attori contenuti potenzialmente traumatici.

È successo in una certa misura anche a Finn Wolfhard, un altro dei protagonisti di Stranger Things e più recentemente del film It, che ha compiuto da poco 15 anni. Le attenzioni e i commenti sul suo aspetto fisico sono stati altrettanto estesi: una modella 27enne si è scusata pubblicamente dopo avergli consigliato su Instagram di provarci con lei tra qualche anno. A un panel al Comic-Con di San Diego, il comico Patton Oswalt lo presentò come «l’attore nato con il più grande nome pornografico di sempre» (“Wolfhard” in inglese suona come “lupo duro”).

Le attenzioni sgradite e i commenti inappropriati infatti non arrivano solo sui social network, ma anche da altre personalità dello spettacolo e a volte anche dai media, che riservano nei loro confronti gallery e contenuti talvolta al limite della morbosità. Oppure danno spazio a polemiche dalle quali, secondo molti, dovrebbero essere protetti: Wolfhard è stato infatti accusato da alcuni fan di essersi comportato in modo maleducato quando in un’occasione non si fermò a salutare il pubblico fuori dal suo hotel. L’attrice di Stranger Things Shannon Purser e quella di Game of Thrones Sophie Turner lo difesero, diffidando le persone dal pretendere che un ragazzo di 15 anni, seppure attore famoso, debba loro qualcosa.

https://twitter.com/shannonpurser/status/926996912854720513

https://twitter.com/SophieT/status/927653919773294604

Un’altra, grande differenza nel lavoro di attori tra il 2018 e l’epoca prima dei social network è la quantità di contenuti che le celebrità devono postare per mantenere attiva e partecipe la propria comunità di fan. Danny Tamberelli, che da bambino, negli anni Ottanta, fu protagonista di un popolare film televisivo statunitense chiamato The Adventures of Pete and Pete, ha detto al Washington Post che non dovrebbero essere queste le preoccupazioni di un bambino o di un pre-adolescente.

Qualcuno pensa che i giovani attori debbano aspettarsi questo tipo di attenzioni e pressioni e non lamentarsene: è il prezzo della loro celebrità. È una tesi discutibile, e che per di più non vale in quei casi in cui dietro ai giovani attori ci sono genitori o manager che li manipolano per fini economici. Ci sono molte storie di attori i cui conti erano amministrati, da minorenni, dai loro genitori, e che si sono ritrovati a 18 anni con solo una piccola parte di quello che avevano guadagnato. In certi casi, addirittura, i genitori non hanno pagato le tasse sui guadagni dei figli, sperperandoli per sé: alla maggiore età gli attori hanno dovuto ripagare i propri debiti con lo stato patteggiando in tribunale.