Come è stata chiesta l’assoluzione di Marco Cappato

«Io mi rifiuto di essere l'avvocato dell'accusa. Io rappresento lo Stato, e lo Stato è anche l'imputato Cappato», ha detto la pm al processo sull'aiuto al suicidio di dj Fabo

(Vincenzo Livieri - LaPresse)
(Vincenzo Livieri - LaPresse)

La procura di Milano ha chiesto l’assoluzione per Marco Cappato, politico italiano di Radicali Italiani, accusato per aiuto al suicidio in relazione alla morte di Fabiano Antoniani, conosciuto come dj Fabo. Lo scorso febbraio Cappato aveva accompagnato Antoniani in Svizzera per la procedura di suicidio assistito. Antoniani dopo un incidente era rimasto paralizzato, cieco e costretto a nutrirsi con un sondino. L’articolo 580 del codice penale italiano punisce chiunque determini «altri al suicidio o rafforzi l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevoli in qualsiasi modo l’esecuzione», ma la pm Tiziana Siciliano ha chiesto l’assoluzione di Cappato perché il fatto non sussiste, spiegando che «non ha avuto alcun ruolo nella fase esecutiva del suicidio assistito di Fabiano Antoniani e non ha nemmeno rafforzato la sua volontà di morire». Siciliano ha poi aggiunto:

«Il nostro compito, quello del pubblico ministero, continua a essere quello di rappresentanza dello Stato. In altri ordinamenti, pur civilissimi, il pubblico ministero è l’avvocato dell’accusa. Non da noi: io mi rifiuto di essere l’avvocato dell’accusa. Io rappresento lo Stato, e lo Stato è anche l’imputato Cappato. (…) Quindi la funzione del pubblico ministero è sollecitare la potestà punitiva dello Stato laddove vi siano gli elementi di fatto e di diritto perché questo avvenga. Laddove questo non venga riscontrato, anche all’esito del dibattimento che è stato svolto, la funzione del pubblico ministero (…) è di sollecitare una formula assolutoria per l’imputato».

Antoniani era diventato uno dei simboli della lotta per l’approvazione di una legge sull’eutanasia e sul testamento biologico in Italia (la seconda è stata effettivamente approvata, lo scorso dicembre). Dopo la sua morte Cappato era stato indagato e la procura aveva chiesto una prima volta l’archiviazione dell’indagine; il gip Luigi Gargiulo aveva però imposto l’imputazione coatta di Cappato e l’esercizio dell’azione penale, secondo la tesi per cui Cappato avesse rafforzato la volontà di Antoniani di uccidersi. La procura oggi ha smentito questa ipotesi, dicendo che anzi Cappato cercò «addirittura di coinvolgerlo nella sua lotta politica per tentare di dargli una nuova prospettiva di vita». Siciliano ha aggiunto: «La Costituzione repubblicana ci ha abituati a credere che un uomo è un pieno fruitore di tutti i diritti della personalità. Dignità è poter essere uomo. Ma come può esserci dignità se non c’è la libertà di esercitarla?».