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  • Lunedì 1 gennaio 2018

Il quarto giorno di proteste in Iran

Il presidente Rouhani ha chiesto la fine delle violenze, ma secondo la tv di stato durante le manifestazioni sono morte 20 persone

Una manifestazione nei pressi dell'università di Teheran sabato 30 dicembre (AP Photo)
Una manifestazione nei pressi dell'università di Teheran sabato 30 dicembre (AP Photo)

Domenica e lunedì in molte città dell’Iran ci sono state nuove manifestazioni e proteste, che sono arrivate al loro quarto giorno nonostante le minacce del governo e delle autorità religiose di intervenire con la forza per fermarle. La televisione di stato iraniana – l’unica fonte di informazioni su quello che sta succedendo per quasi tutti i giornali del mondo – ha detto che ci sono stati 20 morti nelle proteste in diverse città e che gruppi di manifestanti armati hanno provato senza successo a prendere il controllo di basi militari e stazioni di polizia in diverse parti del paese.

Sei persone, ha detto la televisione di stato, sono morte nelle città di Tuyserkan, nell’ovest del paese, mentre altre tre sono morte a Shahinshahr, una città che si trova circa 300 chilometri a sud di Teheran. Il parlamentare Hedayatollah Khademi ha detto all’agenzia di stampa semi ufficiale ILNA che due persone erano morte domenica sera durante le proteste nella città di Izeh. La mattina del 2 gennaio è stata annunciata la morte di altre dieci persone.

Le proteste – le più grandi dal 2009 – sono iniziate giovedì scorso. Inizialmente erano rivolte al governo, accusato di non aver fatto le riforme economiche che aveva promesso, ma si sono poi allargate, e hanno coinvolto altre persone che protestavano rispetto ad altri temi. Negli ultimi giorni, durante manifestazioni che si sono diffuse fino a coinvolgere decine di città in tutto l’Iran, si sono sentiti slogan contro l’intero sistema della teocrazia islamica in vigore in Iran dalla rivoluzione del 1979 e in almeno due casi anche contro la Guida suprema iraniana, Ali Khamenei.

Le grandi proteste in Iran, spiegate

Domenica l’agenzia stampa semi-ufficiale ILNA aveva detto che durante le manifestazioni di sabato a Teheran erano state arrestate almeno 200 persone, e diversi giornali  avevano parlato di due persone morte lo stesso giorno nella città di Dorud. Se tutti questi numeri fossero confermati, dall’inizio delle manifestazioni sarebbero morte almeno 12 persone. Sempre domenica le autorità iraniane avevano bloccato in molte parti del paese Instagram e Telegram, due popolari app per scambiare foto e messaggi che potrebbero essere state usate per coordinare le manifestazioni degli ultimi giorni.

Parlando direttamente delle manifestazioni per la prima volta, il presidente iraniano Hassan Rouhani – un moderato, eletto per un secondo mandato la scorsa estate – ha detto domenica di capire la rabbia e la frustrazione delle persone per le difficili condizioni economiche del paese, ma che le proteste non possono degenerare in violenze e distruzioni. «Il diritto di critica e di protesta è garantito dalla costituzione» ha detto Rouhani, «ma deve essere esercitato in un modo che porti a miglioramenti per il paese e il suo popolo».

Il presidente iraniano Hassan Rouhani durante una riunione di gabinetto, domenica 31 dicembre (Ufficio del Presidente iraniano via AP)

Rouhani ha anche risposto al presidente statunitense Donald Trump, che domenica aveva scritto su Twitter che “le persone hanno finalmente capito come i loro soldi e la loro ricchezza vengano sperperate per finanziare il terrorismo”, aggiungendo che gli Stati Uniti avrebbero sorvegliato le proteste per evitare violazioni dei diritti umani. Rouhani ha detto che Trump non aveva diritto di esprimere solidarietà ai cittadini iraniani dopo aver definito il loro paese uno “stato terrorista”.