Il più alto tribunale della Germania ha rifiutato la richiesta di scarcerazione dell’ex nazista Oskar Gröning

Oskar Gröning, il 15 luglio 2015 (TOBIAS SCHWARZ/AFP/Getty Images)
Oskar Gröning, il 15 luglio 2015 (TOBIAS SCHWARZ/AFP/Getty Images)

La Corte Costituzionale Federale tedesca, il più alto tribunale della Germania, ha rifiutato la richiesta di scarcerazione di Oskar Gröning, un ex nazista di 96 anni, condannato a quattro anni di carcere nel 2015 per essersi reso «complice di almeno 300mila crimini» commessi ad Auschwitz fino al 1944. La richiesta era stata fatta a metà dicembre per via dello stato di salute di Gröning, secondo i suoi avvocati troppo anziano e fragile per continuare a stare in prigione.

Soprannominato “il contabile di Auschwitz”, Gröning lavorò per due anni nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau: il suo compito era smistare i bagagli dei deportati, contare e classificare il denaro trovato tra i loro effetti personali e inviarlo a Berlino.

Prima del 2011, nel sistema giuridico tedesco per arrivare all’effettiva condanna degli ex nazisti doveva essere provata la responsabilità individuale dell’imputato: dopo il 2011 è diventata sufficiente la sua “partecipazione” in varie forme allo sterminio sistematico e alla cosiddetta “soluzione finale”; per questo Gröning è stato condannato solo nel 2015. Gröning non ha mai negato il suo coinvolgimento nei fatti per cui è stato condannato, opponendosi anche alle posizioni dei negazionisti dell’Olocausto, ma ha anche sempre sostenuto di essere stato un «piccolo ingranaggio della macchina», dichiarandosi giuridicamente innocente.