Il Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia delle Nazioni Unite (ICTY) è stato chiuso dopo 24 anni di lavori

Proteste davanti al Tribunale penale dell'Onu sull'ex Jugoslavia, L'Aia, 22 novembre 2017
(JOHN THYS/AFP/Getty Images)
Proteste davanti al Tribunale penale dell'Onu sull'ex Jugoslavia, L'Aia, 22 novembre 2017 (JOHN THYS/AFP/Getty Images)

Il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia delle Nazioni Unite (ICTY) è stato chiuso dopo 24 anni di lavori: era stato fondato nel 1993, aveva sede all’Aia, nei Paesi Bassi, e fu il primo tribunale internazionale per crimini di guerra ad essere istituito dai tempi del Processo di Norimberga. Durante la cerimonia della chiusura il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha ricordato i mille giorni di processi celebrati dal tribunale e i cinquemila testimoni che sono stati ascoltati durante le udienze.

Tra gli imputati più celebri che l’ICTY ha giudicato ci sono Slobodan Milosevic, presidente della Repubblica di Serbia nel 1989 che durante la guerra in Bosnia sostenne politicamente e militarmente i serbo-bosniaci e quindi l’esercito di Ratko Mladic, responsabile di molte atroci violenze di massa e che morì in carcere all’Aia per un infarto la notte dell’11 marzo 2006, prima della sentenza; Radovan Karadžić, ex presidente della Repubblica Serba di Bosnia accusato di essere membro dell’organizzazione criminale formata dagli ufficiali dell’esercito serbo-bosniaco, dai leader politici delle comunità locali e dai capi delle unità paramilitari che perseguirono la popolazione non serba durante le guerre jugoslave: era stato condannato a quarant’anni di carcere; Ratko Mladic, l’ex generale serbo condannato all’ergastolo per genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra, per il suo ruolo nella guerra in Bosnia negli anni Novanta, e in particolare nel massacro di Srebrenica e nell’assedio di Sarajevo. L’ultimo grande processo celebrato dall’ICTY è stato quello all’ex generale bosniaco Slobodan Praljak, che si è suicidato in tribunale bevendo del veleno dopo la conferma in appello della sua condanna a vent’anni di reclusione.