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  • Venerdì 22 dicembre 2017

10 libri che hanno fatto notizia nel 2017

Non i migliori (chi siamo noi per dirlo?), ma quelli di cui si è parlato di più quest'anno e forse per questo volete recuperare

I libri non sono come le canzoni e i film, che restano molto legati all’anno in cui uscirono in radio (o nei servizi di streaming) e nei cinema: un po’ perché ogni anno ne escono tantissimi con vite discontinue, un po’ perché se ne parla meno e quindi magari si scoprono dopo un po’ di tempo, oppure diventano famosi solo con una ristampa postuma. Ad esempio, vent’anni fa furono pubblicati La versione di Barney di Mordecai Richler, Harry Potter e la pietra filosofale di J.K. Rowling e Il dio delle piccole cose di Arundhati Roy, ma non per questo li si associa in modo particolare al 1997. Ora che è fine dicembre comunque una lista di libri dell’anno si può fare: quella dei libri che hanno fatto notizia per una ragione o un’altra, che hanno raccolto consensi piuttosto estesi o hanno avuto ottimi risultati. Libri di cui si è parlato molto (evitiamo l’inflazionata espressione “caso editoriale”).

Ne abbiamo scelti dieci. Sono quasi tutti romanzi o libri narrativi con cose autobiografiche, e più della metà è stata pubblicata da Einaudi, che quest’anno ha fatto il pieno di premi grazie ai suoi autori: Strega, Campiello e Nobel per la letteratura.

Le nostre anime di notte di Kent Haruf

Quando è uscito è diventato il romanzo più venduto in libreria secondo le classifiche settimanali, una cosa che di solito non capita ai romanzi scritti da autori stranieri poco noti, già morti, e pubblicati da piccole case editrici (in questo caso la milanese NN, fondata nel 2015). Kent Haruf è uno scrittore americano morto nel 2014 a 70 anni. Pubblicò il suo primo romanzo a 41 anni e durante la sua vita non fu famosissimo ma vinse premi importanti. Le nostre anime di notte parla di due vicini di casa, una donna e un uomo, che ormai anziani e rimasti soli si conoscono e iniziano una relazione: e l’edizione italiana di quest’anno ha avuto un inatteso culto. Netflix intanto ne ha tratto un film con Jane Fonda e Robert Redford.

L’arminuta di Donatella Di Pietrantonio

È il romanzo che ha vinto il premio Campiello di quest’anno ed è il primo che Di Pietrantonio, abruzzese, dentista, pubblica con Einaudi dopo Mia madre è un fiume e Bella mia con Elliot. Il titolo significa “la ritornata” ed è il soprannome dato alla protagonista, una ragazzina di tredici anni che nell’Abruzzo degli anni Sessanta torna dalla sua madre biologica, che non ha mai conosciuto, dopo essere stata mandata via per ragioni inizialmente non spiegate dalla famiglia che l’aveva adottata da piccola. Così passa da una famiglia di città e dai corsi di danza e nuoto, a una famiglia di campagna, molto numerosa, dove deve imparare a spennare un pollo, tra le altre cose.

La più amata di Teresa Ciabatti

È il romanzo che non ha vinto il premio Strega del 2017 (quello di Paolo Cognetti che lo ha vinto era uscito nel 2016) malgrado le previsioni, ed è un romanzo autobiografico scritto con un approccio molto originale e sincero. Al centro c’è il rapporto dell’autrice con il padre, primario di provincia temuto e rispettato e massone con legami – suggeriti da Ciabatti – con la P2 di Licio Gelli. Ma parla anche molto della famiglia Ciabatti prima che Teresa Ciabatti nascesse e del rapporto tra l’autrice e sua madre. Lo ha pubblicato Mondadori.

Storie della buonanotte per bambine ribelli di Francesca Cavallo e Elena Favilli

L’unico libro per ragazzi della lista lo avrete sicuramente visto in libreria e sulle pagine dei giornali – in ogni angolo del mondo – perché se ne è parlato davvero molto: è uno di quei libri che i genitori leggono ai figli, una raccolta illustrata di cento storie vere di donne che fecero o hanno fatto cose importanti. È nato grazie a un crowdfunding negli Stati Uniti, in Italia lo ha pubblicato Mondadori: il suo successo è stato spettacolare e senza paragoni, ispirando una categoria di pubblicazioni simili in cerca di luce riflessa. Una delle due autrici, Elena Favilli, è un’ex giornalista del Post.

Cara Ijeawele di Chimamanda Ngozi Adichie

L’unico libro che non è un romanzo, della lista. Il sottotitolo è “Quindici consigli per crescere una bambina femminista” ed è un brevissimo saggio di divulgazione sul femminismo. Lo ha scritto Chimamanda Ngozi Adichie che è una scrittrice nigeriana che vive un po’ in Nigeria e un po’ negli Stati Uniti. È il suo secondo libricino di questo tipo, dopo Dovremmo essere tutti femministi che è stato tratto da una conferenza TED di successo, ed è nato come lettera a un’amica che aveva avuto una figlia – anche Adichie ne ha una. Giulia Siviero ne ha scritto sul suo blog.

La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead

Anche questo romanzo ha vinto un premio Pulitzer quest’anno, quello per la narrativa. È ambientato nell’Ottocento e racconta la fuga di una giovane schiava nera attraverso una ferrovia sotterranea segreta dal sud al nord degli Stati Uniti. È un’idea inventata dall’autore prendendo spunto da un termine metaforico: prima dell’inizio della guerra di secessione esisteva una rete fatta di sentieri, case e nascondigli che migliaia di schiavi neri utilizzarono per fuggire dagli stati schiavisti e arrivare in Canada, ed era chiamata appunto “Underground Railroad“. Negli Stati Uniti il romanzo ha avuto non solo il Pulitzer, ma grandissime attenzioni, in tempi di rinnovato dibattito sulle questioni razziali. In Italia il romanzo è stato pubblicato da Sur, che ha portato l’autore in giro per alcune presentazioni molto seguite.

Nel guscio di Ian McEwan

Forse il romanzo con il protagonista più originale dell’anno: un feto nel ventre materno. È una riscrittura ambientata nel presente dell’Amleto di William Shakespeare ed è un libro divertente nonostante parli di trame per uccidere un uomo, e che è uscito tra grandi attese data la longeva grandezza e fama dell’autore come romanziere. McEwan ha raccontato che l’idea per il romanzo gli venne a partire dall’incipit: «È tutto nato dalla frase iniziale. Ero a una riunione molto noiosa, di quelle che devi stare seduto ore e fare la faccia attenta e interessata, e mi si è formata in testa: “Dunque, eccomi qui, a testa in giù in una donna”. Era un periodo in cui stavo rileggendo l’Amleto, e le due cose sono andate insieme». Ai critici britannici e americani Nel guscio è piaciuto molto, e anche a quelli italiani.

Il ritorno di Hisham Matar

Hisham Matar è uno scrittore libico che ha anche la cittadinanza americana, essendo nato a New York, e vive a Londra. Il ritorno è un libro autobiografico: parla della famiglia di Matar, il cui padre era un oppositore politico del regime di Muammar Gheddafi che fu rapito nel 1990 e di cui poi non si è saputo quasi più nulla. In questo libro Matar racconta di come dopo la fine del regime di Gheddafi sia tornato in Libia per cercare di scoprire cosa fosse successo a suo padre. Il ritorno ha vinto molti premi, tra cui il Pulitzer 2017 per la categoria “biografia o autobiografia”.

Il libro del mare di Morten A. Strøksnes

Pubblicato da Iperborea, la piccola casa editrice specializzata in autori scandinavi e del Nord Europa in generale, Il libro del mare del norvegese Morten Strøksnes è un altro libro di narrativa autobiografico, che ha guadagnato un esteso culto di lettori e fan, e ottimi risultati di vendita per un piccolo editore indipendente. Parla dell’autore e di un suo amico, un eccentrico artista-pescatore, che vanno alla ricerca dello squalo della Groenlandia, il vertebrato vivente più vecchio del mondo, che secondo alcuni studiosi può arrivare a vivere molti secoli. Ma parla anche di molte altre creature marine, di leggende sugli oceani, di storie di esploratori del passato, di letteratura sul mare e di problemi ecologici.

Exit West di Mohsin Hamid

Uno dei romanzi più consigliati di quest’anno, Exit West di Mohsin Hamid, parla di una delle questioni più importanti dell’attualità degli ultimi anni, le migrazioni e i problemi dell’accoglienza. La prima parte è ambientata in un imprecisato paese mediorientale in cui è in corso una guerra e c’è un meccanismo surreale per cui i migranti raggiungono paesi occidentali attraverso varchi spaziali che si aprono casualmente in corrispondenza di alcune porte reali: ma non per questo pensiate che si tratti di un fantasy, la cosa delle porte è solo un espediente narrativo che serve per fare andare avanti la storia più velocemente. È anche una storia d’amore.