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  • Mercoledì 20 dicembre 2017

Le lettere in cui Tolkien si fingeva Babbo Natale

Le scrisse per 23 anni ai figli, raccontando e illustrando la fuga delle renne, i guai dell'orso polare e i bisticci coi goblin

Un'illustrazione sulla copertina del libro pubblicato da Bompiani
Un'illustrazione sulla copertina del libro pubblicato da Bompiani

Anche se in molti aspettano le vacanze per leggere tutto d’un tiro Il Signore degli anelli, c’è un libro scritto da J.R.R. Tolkien più adatto alle feste, ed è la raccolta di lettere che scrisse per i suoi quattro bambini – John, Michael, Christopher e Priscilla – fingendosi Babbo Natale. Iniziò a farlo nel 1920, quando il suo primo figlio John aveva tre anni, e continuò per i 22 anni successivi.
Arrivavano in lettere bianche con i francobolli delle Poste Polari, erano scritte a mano, piene di illustrazioni e raccontavano scenette divertenti sulle disavventure e le difficoltà che Babbo Natale doveva superare per consegnare i regali: la fuga delle renne, i bisticci con i goblin e un goffo orso polare che si arrampica sul Polo Nord, cade e gli sfonda la casa, come si legge in questa lettera del dicembre del 1925. Le lettere sono state pubblicate in Italia nel 2004 da Bompiani, siete ancora in tempo per ordinare una singola storia illustrata qui.

«Cliff House
In cima al mondo
Vicino al Polo Nord
Natale 1925

Miei cari ragazzi,
Quest’anno sono terribilmente impegnato – se ci penso le mie mani tremano ancora di più – e non proprio ricco. Mi sono successe delle cose tremende, alcuni regali si sono rovinati, l’Orso del Polo Nord non mi ha aiutato e ho dovuto traslocare da casa proprio prima di Natale, così potete capire in che stato mi trovi: per questo ho un nuovo indirizzo e per questo posso scrivere solo una lettera per entrambi. È iniziato tutto così: un giorno molto ventoso dello scorso novembre il mio cappuccio volò via e si infilò sulla cima del Polo Nord (qui c’è un gioco di parole con Pole North, dove pole in inglese significa asta e quindi Asta del Nord, ndr.). Gli avevo detto di lasciar perdere ma l’Orso del Polo Nord, ODPN, si è arrampicato in cima per prenderlo e in effetti l’ha preso. Ma il Polo si è rotto a metà ed è caduto sul tetto della mia casa e poi l’ODPN è caduto nel buco ed è finito nella sala da pranzo col mio berretto sul naso, e tutta la neve sul tetto è caduta dentro casa, si è sciolta, ha spento il fuoco ed è finita giù in cantina, dove tenevo tutti i regali di Natale di quest’anno; intanto l’ODPN si è rotto una zampa. Ora sta di nuovo bene, ma mi sono arrabbiato così tanto che ha detto che non mi aiuterà mai più. Penso di aver ferito il suo orgoglio, e che quello non guarirà prima del prossimo Natale. Vi ho mandato una foto dell’incidente e della mia nuova casa sul PN (con belle cantine che danno sulle scogliere). Se John non riesce a leggere la mia scrittura tremolante (ho 1925 anni) può chiedere a suo padre di farlo. Quand’è che anche Michael imparerà a scrivere e mi manderà le sue letterine?
Con affetto a tutti e due e anche a Christopher, che ha un nome simile al mio, Father Christmas.
È tutto, a presto
Babbo Natale»

(Da qui)