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  • Martedì 5 dicembre 2017

Trump ha ridotto di ottomila chilometri quadrati due aree protette nello Utah

È la più grande revisione degli spazi protetti per motivi storici, culturali e scientifici nella storia statunitense

Bears Ears National Monument, Utah, Stati Uniti (George Frey/Getty Images)
Bears Ears National Monument, Utah, Stati Uniti (George Frey/Getty Images)

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ridotto di circa 8mila chilometri quadrati l’area di due monumenti nazionali nello Utah. È la più grande revisione di sempre degli spazi statunitensi protetti a livello federale per motivi storici, culturali e scientifici. I monumenti nazionali sono aree protette simili ai parchi nazionali, ma possono essere istituiti direttamente dal presidente senza la necessità di un’approvazione del Congresso. Trump ha ridotto l’estensione del Bears Ears National Monument dell’85 per cento e ha dimezzato il Grand Staircase: il primo era stato istituito nel dicembre del 2016 da Barack Obama, il secondo nel 1996 da Bill Clinton. La decisione di Trump porterà probabilmente a lunghi contenziosi legali che potrebbero avere ripercussioni su altri monumenti nazionali, sui quali la Casa Bianca sta pensando di effettuare ridimensionamenti.

La legge che consente ai presidenti di istituire i monumenti nazionali è del 1906 e si chiama Antiquities Act: tra le altre cose, stabilisce chiaramente che al loro interno sia impegnata “la più piccola area possibile, compatibilmente alle necessità di gestione e cura” del territorio. Una volta istituito, un monumento nazionale rende necessario il trasferimento di numerose competenze dallo stato che lo ospita al governo federale. Nel caso dello Utah, circa due terzi del territorio sono di fatto controllati dal governo federale, con aree protette che impediscono lo sfruttamento del territorio e delle sue risorse naturali, oltre a impedire o a limitare l’edificazione. Annunciando la riduzione dei due monumenti nazionali da Salt Lake City, Trump ha spiegato: “Alcune persone credono che le risorse naturali dello Utah debbano essere controllate a distanza da una manciata di burocrati a Washington. Sapete che c’è? Hanno torto”.

L’annuncio di Trump è stato accolto con manifestazioni in favore dell’iniziativa e con altre contrarie, organizzate soprattutto dai nativi americani che vivono nello Utah e che avevano fatto grandi pressioni per ottenere da Obama la creazione del Bears Ears National Monument un anno fa. Ora temono che gran parte del territorio diventi oggetti di speculazione edilizia, attività estrattive e altre iniziative inquinanti e pericolose per la flora e fauna del luogo.

Sono già state annunciate diverse azioni legali contro la decisione di Trump, ma i ricorsi potrebbero complicare le cose e favorire prossime riduzioni. La legge è chiara su quali diritti abbia il presidente nell’istituire nuovi monumenti nazionali, mentre è più vaga su chi possa ridurli. Ci sono sostanzialmente due scuole di pensiero tra gli esperti di legge: la prima sostiene che se un presidente può creare un monumento nazionale allora può anche eliminarlo, la seconda che l’istituzione spetti al presidente, mentre modifiche o riduzioni spettano al Congresso. Se in tribunale dovesse prevalere la prima interpretazione, Trump e i suoi successori potrebbero ridurre o eliminare monumenti nazionali con molta più facilità, mettendo in pericolo grandi riserve naturali e aree protette esistenti oggi negli Stati Uniti. Il Congresso potrebbe comunque intervenire per convertire specifici monumenti nazionali in parchi nazionali, ma la procedura sarebbe comunque molto più lunga rispetto a un ordine del presidente. Trump aveva commissionato la revisione di 27 monumenti nazionali lo scorso aprile: di questi, 6 sono ritenuti idonei a un ridimensionamento.