Abbiamo trovato duecento uova di pterosauro

Furono i più grandi animali conosciuti ad avere mai volato sulla Terra, e questa scoperta nel deserto del Gobi ce li farà conoscere meglio

Le uova di pterosauro trovare nel deserto del Gobi, Cina nord-occidentale (Xiaolin Wang et al., Science)
Le uova di pterosauro trovare nel deserto del Gobi, Cina nord-occidentale (Xiaolin Wang et al., Science)

Circa 200 uova fossili di rettili volanti che raggiungevano un’apertura alare fino a 3,5 metri, e che vissero nell’era dei dinosauri, sono state trovate da un gruppo di paleontologi nel deserto del Gobi, nella Cina settentrionale. Oltre a essere il ritrovamento più numeroso di uova fossili di questi animali in un unico luogo, la scoperta ha un importante valore scientifico perché potrebbe aiutare i ricercatori a ricostruire meglio le abitudini degli pterosauri (“lucertole alate”), l’ordine di rettili volanti che per più di 160 milioni di anni dominò i cieli del nostro pianeta, prima di estinguersi insieme ai dinosauri 66 milioni di anni fa. I paleontologi sanno da tempo che furono i più grandi animali conosciuti ad avere mai volato – alcune specie raggiungevano un’apertura alare di 11 metri – mentre restano da scoprire molti dettagli sulle loro abitudini, da quelle di caccia a come accudivano la prole.

Le uova sono state trovate da Xiaolin Wang, dell’Accademia cinese delle scienze di Pechino, insieme con altri colleghi nel nord-ovest della Cina. Erano state deposte da esemplari appartenenti alla specie Hamipterus tianshanensis, le cui caratteristiche erano una spessa cresta colorata e una bocca lunga e affilata, ricoperta di denti piccoli e acuminati per cacciare il pesce. Milioni di anni fa l’area non era desertica e ospitava un grande lago, che rendeva fertili le coste dove vivevano questi pterosauri. Secondo i ricercatori, una forte tempesta fece finire nelle acque del lago le uova, dove rimasero sepolte sul fondale, insieme ad alcune ossa di questi animali. I seguenti processi di fossilizzazione favorirono la conservazione delle uova, che sono arrivate fino ai giorni nostri.

Wang aveva già scoperto alcune uova di H. tianshanensis nello stesso luogo nel 2014, ma in quantità minori e meno significative. Sembrava che la zona non avesse molto altro da offrire, poi insistendo in alcuni punti il ricercatore è incappato con i suoi colleghi nelle circa 200 uova perfettamente fossilizzate. La scoperta ha sorpreso i partecipanti alle spedizione, come ha spiegato al New York Times un collega di Wang, Alexander W.A. Kellner (Università di Rio de Janeiro, Brasile): «Se qualcuno mi avesse detto in precedenza che avremmo trovato centinaia di uova di pterosauro in un solo luogo gli avrei risposto: “Sì certo, ma falla finita. Manco se te lo sogni”. E invece eccoci qui».

(Chuang Zhao)

Le uova di pterosauro sono diverse da quelle degli uccelli dei giorni nostri, e molto più simili al tipo di uova che depongono i serpenti e le lucertole: il loro guscio non è rigido, ma molle. I fossili appaiono quindi come palloncini semisgonfi più che normali uova rotte. Eseguendo una TAC (tomografia computerizzata, una sorta di radiografia più avanzata) sui campioni, i ricercatori hanno notato la presenza di 16 embrioni, uno dei quali aveva già sviluppato in parte ali e mascella. Le analisi hanno inoltre evidenziato che questi pterosauri sviluppavano prima le zampe posteriori, rispetto a quelle anteriori collegate alle ali, probabilmente perché da appena nati non riuscivano a volare e conducevano una vita al suolo.

Wang e colleghi hanno raccolto le loro osservazioni in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Science. Dal numero di uova presenti in un solo luogo, ipotizzano che gli H. tianshanensis producessero le loro nidiate in gruppo, forse per proteggere meglio le uova e la prole. La vicinanza al lago offriva la possibilità di cacciare pesci e altri piccoli animali senza allontanarsi troppo dai nidi. I ricercatori ipotizzano anche che gli adulti provvedessero alle esigenze della loro prole e la accudissero, un po’ come fanno molte specie di uccelli dei giorni nostri.

La notizia del ritrovamento è stata accolta con grande interesse in ambito scientifico, ma molti paleontologi invitano a qualche cautela in più e a non trarre conclusioni affrettate. Il numero di uova è certamente significativo, ma gli embrioni scoperti non sono sufficienti per dire con certezza quali fossero le abitudini di questi grandi animali volanti. Wang e colleghi confidano comunque di trovare altri reperti nella stessa zona, che potrebbero offrire nuovi elementi.

Anche se nel linguaggio comune sono spesso indicati come tali, gli pterosauri non erano “dinosauri volanti”. La parola “dinosauro” indica infatti solo gli animali appartenuti ai grandi ordini dei saurischi e degli ornitischi, dei quali non facevano parte gli pterosauri. Anche la parola “pterodattilo” che si usa comunemente per indicare tutti i rettili volanti è sbagliata, perché fa riferimento solo a un genere di questi animali e non a tutto l’ordine degli pterosauri (ordine > famiglia > genere > specie). Secondo l’attuale classificazione, quindi, gli pterosauri erano un ordine a parte vissuto nella stessa epoca in cui vissero i dinosauri.