Ridley Scott sta nel mezzo

Ha fatto cose che hanno cambiato il cinema, altre che hanno fatto un mucchio di soldi e altre ancora decisamente trascurabili: compie oggi 80 anni

(Alberto E. Rodriguez/Getty Images)
(Alberto E. Rodriguez/Getty Images)

Il cinema è un po’ forma d’arte e un po’ industria che muove un mucchio di soldi. Ridley Scott – che oggi compie 80 anni, e che è Sir, come tutti i britannici importanti – si è sempre mosso piuttosto bene in mezzo a queste due cose. Nonostante non abbia mai vinto l’Oscar, è infatti considerato uno dei più grandi registi e ha fatto film che sono già nella storia del cinema, come Blade Runner e Alien, ma è anche un regista di film popolarissimi – grandi successi industriali – anche se magari un po’ meno artistici, come Il Gladiatore. 

Ridley Scott, un po’ come Steven Spielberg, è un regista che non ha genere: ha fatto film di fantascienza, commedie, film storici, thriller, film di guerra, road movie, film d’azione e fantasy. Al contrario di Spielberg e di tanti altri grandi, per esempio Martin Scorsese, ha avuto però diversi giri a vuoto. Ci sono molti suoi film trascurabili, per niente al livello dei migliori, di cui nessuno mai vi dirà “devi vederlo per forza”, ma ce ne sono altri che invece dovete davvero.

Scott è poi noto per essere un regista molto affidabile, capace di stare nei costi e nei tempi: uno che è stato in grado di rigirare in pochi giorni tante scene di Tutti i soldi del mondo togliendo Kevin Spacey – il perché lo sapete – e mettendo al suo posto Christopher Plummer. Ce l’ha fatta e il film uscirà in tempo per candidarsi agli Oscar del 2018.

Scott è nato il 30 novembre 1937 a South Shields, una piccola città costiera dell’Inghilterra. Suo padre era generale dell’esercito e, soprattutto nei suoi primi anni di vita, quelli della Seconda guerra mondiale, lo vide pochissimo. Pare che intorno ai vent’anni pensò anche lui a una carriera militare ma il padre gli fece cambiare idea, spingendolo a continuare a studiare quello che gli piaceva: arte e design, e poi fotografia e scenografia. Finì a lavorare come scenografo per la BBC e da lì gli capitò anche di dirigere le sue prime cose: per esempio un episodio della serie tv poliziesca Z Cars, nel 1962. Sempre negli anni Sessanta, Scott passò invece alla regia di pubblicità e nel 1967 aprì un’agenzia insieme al fratello minore Tony: anche lui è stato regista (Top Gun, Una vita al massimo e Spy Game) ed è morto nel 2012. Anche Frank, fratello maggiore di Scott, è morto: per un tumore, nel 1980. I protagonisti di Boy and Bicycle, il primo cortometraggio di Scott, sono Tony e il padre dei tre fratelli.

Grazie al cortometraggio e a qualche pubblicità notevole, Scott passò alla regia: nel 1978 diresse I duellanti, ambientato durante le guerre napoleoniche, con Harvey Keitel e Keith Carradine. Andò a Cannes e vinse il premio speciale della giuria, che vale non poco perché quell’anno il presidente era Roberto Rossellini. Poi nel 1979 arrivò Alien e nel 1982 Blade Runner: due film che hanno cambiato la fantascienza. Alien ha una trama semplice, quasi da filmetto di serie B, ma è pieno di cose di qualità e di cose che è difficile dimenticarsi, come questa.

Blade Runner è invece un film più profondo, riflessivo e filosofico, del quale il critico del New York Times, A.O. Scott, ha scritto che «ha lasciato traccia di sé in ogni angolo della nostra cultura». All’inizio, comunque, si prese anche tante stroncature e nel 2015 Scott ha detto: «Fu un disastro. Non funzionava. La gente non lo capiva. Io ero più avanti, lo penso davvero. Sapevo che era ottimo e pensavo: “Perché diamine non lo capiscono”. Imparai lì a non leggere le recensioni. Mai. Non devi: ti distruggono». Blade Runner, ovviamente, è quello di questa scena, anche lei pezzo del cinema.

Poco dopo questi due film di fantascienza Scott riuscì anche a lasciare un gran bel segno nella storia della pubblicità. Quello spot del 1984 per Macintosh di Apple, quello che cita 1984 di George Orwell e che costò quasi un milione di dollari, lo diresse lui.

Poi ci furono un po’ di anni che non hanno lasciato granché: nel 1985 Legend, un fantasy con Tom Cruise; nel 1987 il thriller Chi protegge il testimone e nel 1989 il thriller Black Rain. Nel 1991 Scott diresse Susan Sarandon e Geena Davis (e Brad Pitt) in Thelma & Louise: il segno che ha lasciato nel cinema non è uguale a quello di Alien o Blade Runner, ma qualsiasi algoritmo anche non troppo sveglio ve lo consiglierebbe se vi piacciono i film on the road o con protagoniste donne. E poi anche questo ha la sua scena. È l’ultima, nel caso nessun amico o algoritmo vi abbiano già convinto a vederlo:

Il resto degli anni Novanta, non granché: 1492 – La conquista del paradiso, L’Albatross – Oltre la Tempesta e Soldato Jane: la scena dei capelli tagliati a zero forse la ricordate. Poi nel 2000 il Gladiatore: a pensarci ora, non era così ovvio farlo fare a Russell Crowe. Scott: «Quando dissi che lo volevo come protagonista di un film nell’antica Roma, mi risero in faccia». E invece arrivarono: buone recensioni, grandi incassi e altre due-tre scene da mettere e lasciare nella cultura popolare.

Crowe è l’attore con cui Scott ha lavorato di più, e Scott è noto – oltre che per fare le cose nei tempi e nei costi – per essere uno di quei registi molto attenti agli attori. Sceglie spesso quelli con una grande esperienza teatrale e, dicono i critici, riesce a tirare fuori il meglio di loro. Crowe ha recitato per Scott anche in American Gangster, in Robin Hood (diciamo che andò meglio come Massimo Decimo Meridio) e nella commedia Un’ottima annata: Provenza, vino, Marion Cotillard.

Per il resto, dal 2000 in poi Scott non ha fatto film davvero apprezzati: i punti più bassi li ha forse toccati con The Counselor – Il procuratore e con Exodus – Dei e Re, del 2013 e del 2014. Del primo ha detto che era «cinico e nichilista» e la gente non l’ha capito; del secondo si parlò soprattutto perché è ambientato in Egitto ma i protagonisti sono molto bianchi. Lo fecero notare a Scott, che disse a Variety: «Non posso mettere in piedi questo budget, dove devo fare affidamento a fondi e finanziamenti dalla Spagna, e dire che il mio protagonista è Mohammad tal-dei-tali da quel tal posto. Semplicemente non mi darebbero i soldi. La questione nemmeno si pone». Nel 2015 gli è andata meglio: perché The Martian, con Matt Damon, è piaciuto e se ne è parlato come di una «lettera d’amore alla scienza». Più di recente è uscito Alien: Covenant e tra non molto arriverà (in Italia a gennaio) Tutti i soldi del mondo.

Ogni regista ha le sue peculiarità. Quelle di Scott sono: degli sketch precisissimi, disegnati da lui (la parola giusta è storyboard) su come saranno le scene dei suoi film; la quasi invenzione del “director’s cut“, la versione del regista da contrapporre a quella di chi produce o distribuisce il film; la grande attenzione, che arriva dai tempi della BBC, per le scenografie e gli ambienti, soprattutto quelli urbani, che sia la Los Angeles del futuro o la Roma del passato. Alcune di queste cose, le ritrovate nel video che segue.