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  • Giovedì 30 novembre 2017

La Grecia ha di nuovo un problema coi rifugiati

I centri di accoglienza sulle isole vicino alla Turchia sono di nuovo al collasso, e con l'inverno le cose peggioreranno

(ANTHI PAZIANOU/AFP/Getty Images)
(ANTHI PAZIANOU/AFP/Getty Images)

Dopo la chiusura della rotta balcanica grazie all’accordo fra Unione Europea e Turchia, il flusso migratorio verso la Grecia si è sensibilmente ridotto. Nel 2016 più di 170mila migranti avevano raggiunto via mare la Grecia partendo dalle coste turche. Nel 2017, per il momento, sono stati 27.245. I numeri ridotti non hanno tuttavia portato a un miglioramento dei meccanismi e delle strutture di accoglienza e la situazione è particolarmente grave proprio per i migranti che si trovano ancora sulle isole greche nel Mar Egeo. Secondo le associazioni umanitarie che lavorano a Lesbo, Samo e Chio, sulle isole si trovano al momento quasi 11mila migranti a fronte di una capienza di 3.924 posti nei centri ufficiali.

L’accordo fra Unione Europea e Turchia prevedeva che qualsiasi richiedente asilo arrivato via mare in Grecia dovesse essere trasferito in Turchia, e dovesse attendere da lì l’esito della sua richiesta d’asilo. A un anno e mezzo dall’entrata in vigore dell’accordo solo cinque richiedenti asilo siriani sono stati trasferiti in Turchia, scrive il Wall Street Journal. C’entrano sia i tempi molto lunghi della burocrazia greca sia il peggioramento dei rapporti con la Turchia. Il risultato è che molte delle persone arrivate sulle isole in questi mesi sono costrette a restarci, e a trovare una sistemazione di fortuna al di fuori dei campi ufficiali.

Una famiglia accampata in una tenda fuori dal campo ufficiale di Moria sull’isola di Lesbo, 28 novembre 2017 (ANTHI PAZIANOU/AFP/Getty Images)

I richiedenti asilo considerati vulnerabili o che possono dimostrare di avere dei parenti in Europa possono fare richiesta di essere trasferiti nei centri di accoglienza della Grecia continentale. Anche in questo caso, però, ci vogliono mesi prima che la richiesta venga valutata. Nel frattempo sono costretti a vivere nelle stesse condizioni degli altri, dentro a tende di tela e in pessime condizioni igieniche.

«Serpenti, topi, scorpioni e risse: sono le cose che dobbiamo affrontare ogni giorno», ha raccontato al Wall Street Journal una ragazza siriana di 20 anni, Samar Elmonazed, che da tre mesi vive insieme a sua figlia di 11 mesi in una tenda sull’isola di Samo. La sua storia è particolarmente drammatica: di recente ha avuto un aborto spontaneo, e quindi ha perso la possibilità che viene data alle donne incinte di essere trasferita in un centro sulla terraferma.

Due bambine giocano nei pressi di una tenda piantata su una spiaggia di Chio, fuori dal centro ufficiale di Souda, 9 giugno 2017 (AP Photo/Petros Giannakouris)

A ottobre il governo greco ha trasferito in una sola volta circa duemila persone dalle isole greche alla terraferma, come misura una tantum per alleggerire la pressione sui centri. Da tempo le ong che lavorano sulle isole greche stanno chiedendo al governo greco di aumentare gli sforzi e trasferirne molti di più. Il timore è che il freddo e il cattivo tempo invernali peggiorino ulteriormente le condizioni di vita dei richiedenti asilo. «È una corsa contro il tempo», ha detto ad Associated Press la responsabile di IRC per la Grecia, Jana Frey: «a meno che alle persone sia permesso di trasferirsi sulla terraferma con un meccanismo volontario e organizzato, questo inverno ci saranno altri morti».