Le tragedie di Michael Hutchence, vent’anni fa

Il cantante degli INXS morì a 37 anni in una storia di drammi umani infiniti e stampa scandalistica

Michael Hutchence nel 1996. (TORSTEN BLACKWOOD/AFP/Getty Images)
Michael Hutchence nel 1996. (TORSTEN BLACKWOOD/AFP/Getty Images)

Michael Hutchence morì il 22 novembre del 1997, vent’anni fa, a trentasette anni. Era il leader di una band australiana molto popolare nel mondo, e con una sua propria celebrità molto fotografata sui giornali di musica e non solo di musica. Gli INXS, la sua band, avevano avuto un primo successo internazionale nel 1984, con il loro quarto disco e il singolo “Original sin”, prodotto da Nile Rodgers: due anni dopo pubblicarono Kick, il loro disco più venduto di sempre, e Hutchence – bello, faccia e pose da divo, 24 anni – diventò un personaggio del pop rock mondiale. La carriera degli INXS proseguì ancora con buoni dischi e buoni risultati per tutti gli anni Novanta.

Hutchence intanto aveva cominciato a recitare, ed era stato spesso sulle riviste per le sue storie con modelle o attrici, ma anche per frequenti momenti di aggressività pubblica e privata, e liti violente. Nel 1995, a 35 anni, lasciò la modella Helena Christensen e si mise insieme a Paula Yates. Lei era molto famosa nel Regno Unito, dove faceva la giornalista televisiva, ed era sposata con Bob Geldof, cantante, leader dei Boomtown Rats, di rinnovata fama mondiale dopo che aveva inventato il concerto di beneficenza Live Aid. Yates andò a vivere con Hutchence e con le tre bambine avute con Geldof: ne seguirono grandi campagne scandalistiche sui giornali britannici e una causa di separazione molto aggressiva sulla custodia delle figlie. Nacque un’altra bambina, figlia di Hutchence e Yates, e la chiamarono Tiger Lily.

Il 22 novembre 1997, dopo un concerto degli INXS a Sydney, Hutchence fu trovato morto nella sua stanza d’albergo, strangolato con una cintura legata alla maniglia di una porta. La morte fu dichiarata un suicidio, ma successivamente furono fatte ipotesi che fosse stata accidentale, in un tentativo di parziale soffocamento autoerotico. Le ragioni del suicidio furono attribuite a una depressione, agli abusi di alcool e medicinali, e a una drammatica successione di conversazioni telefoniche quella notte con Yates e con Geldof a proposito degli affidamenti delle bambine, con Geldof che aveva da tempo minacciato di sottrarre alla coppia – ritenuta inaffidabile – anche la stessa Tiger Lily.
Al funerale, a Sydney, suonarono Never tear us apart.

Tre anni dopo Paula Yates, già vittima di crisi depressive e di pesanti aggressioni da parte dei media e del pubblico britannico (un altro scandalo fu la rivelazione che il suo vero padre era il presentatore di quiz televisivi Hughie Green e non Jesse Yates, conduttore di programmi religiosi), fu trovata morta per un’overdose di eroina, a casa sua. Aveva quarant’anni. Bob Geldof ottenne la custodia delle sue figlie e anche di Tiger Lily. Nel 2001 pubblicò una canzone intitolata “Inside your head“.

Tu hai il palazzo, e mi hai lasciato la baracca,
ma cosa cazzo hai in quella testa?
E come ti è passato per la mente
di metterti un cappio intorno al collo?
Ma cosa cazzo
hai in quella testa?

La seconda delle tre figlie di Geldof e Yates, Peaches, è morta nel 2014, per un’overdose di eroina.