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  • Domenica 12 novembre 2017

Gli affari poco chiari di Vodafone in Africa

Il Guardian ha scoperto che in diverse occasioni ha pagato gli alleati politici dei governi locali per fare affari più facilmente nei loro paesi

(AP Photo/Khalil Senosi)
(AP Photo/Khalil Senosi)

Oggi il Guardian ha pubblicato un’inchiesta sulla società telefonica britannica Vodafone, che secondo le prove raccolte dal quotidiano britannico avrebbe fatto accordi poco trasparenti con alcuni governi africani per sostenere e finanziare gli alleati politici di quegli stessi governi. Vodafone, di fatto, avrebbe finanziato alcune élite locali per poter entrare più facilmente nei vari mercati della telefonia mobile. Si tratta di uno dei settori che si stanno espandendo più in fretta in Africa e questo ha permesso ad alcuni uomini d’affari africani con buone connessioni politiche di fare straordinari guadagni.

Uno di loro è Rostam Aziz, l’erede di un’importante famiglia della Tanzania, con interessi nell’agricoltura, nelle miniere, nei media e nei porti. Eletto parlamentare nel 1994, Aziz è rapidamente diventato uno degli uomini politici più influenti del paese. Successivamente è stato costretto a dimettersi per uno scandalo di corruzione. Prima della sua condanna, nel 1999, Aziz aveva acquistato il 10 per cento di Vodacom Tanzania, una controllata di Vodafone. Il Guardian ha scoperto che negli anni successivi Aziz utilizzò diverse società di sua proprietà per aumentare la sua quota fino al 35 per cento.

Aziz, però, aveva acquistato tutte queste azioni con un trucco: si era fatto prestare il denaro necessario dalla stessa Vodafone. Nel 2012, Aziz doveva a Vodacom Tanzania 52,5 milioni di dollari. Due anni dopo, Aziz vendette metà della sua quota nella società per 240 milioni di dollari, ottenendo così un profitto di circa 190 milioni di dollari. A quanto sembra, Aziz intende liberarsi anche del resto del sue azioni, ottenendo così un guadagno potenziale ancora più elevato. Secondo il Guardian, il governo della Tanzania obbligò Vodafone a collaborare con società e imprenditori locali in cambio dell’autorizzazione a operare sul suo territorio. Ma invece che indicare società del mercato telefonico, il governo disse a Vodafone di associarsi con un suo alleato politico. I guadagni che quest’ultimo avrebbe fatto nell’operazione, quindi, sarebbero una sorta di tangente pagata da Vodafone all’élite politica della Tanzania per poter operare nel paese.

Un caso simile è avvenuto in Kenya, quando nel 1999 il governo locale autorizzò Vodafone Kenya ad acquistare il 40 per cento dell’operatore di telefonia nazionale, Safaricom, per 42 milioni di dollari, sempre per ottenere una corsia preferenziale per operare nel paese. Successivamente si scoprì che Vodafone aveva ricevuto “assistenza e consulenza” da Mobiltea, una società registrata nell’isola Guernsey.

Mobiltea aveva anche ricevuto la possibilità di acquistare alcune azioni di Safaricom a prezzi molto vantaggiosi. Nel 2009 questa partecipazione fruttò alla misteriosa società un guadagno di 51 milioni di dollari. Non è mai stato chiarito chi ci fosse dietro Mobiltea, ma secondo diverse fonti si tratterebbe di persone vicine al governo che nel 1999 autorizzò le operazioni di Vodafone Kenya. Il caso ha suscitato forti polemiche in Kenya, soprattutto dopo che Vodafone si è rifiutata di rivelare chi fossero i proprietari di Mobiltea. Episodi simili sono avvenuti in parecchi altri paesi e il Guardian ne descrive un altro che riguarda il Mozambico.

In tutti questi casi, la dinamica è simile: i governi locali chiedono alle società telefoniche di associarsi con imprenditori locali in cambio delle autorizzazioni ad operare nei loro paesi. L’idea alla base di questa richiesta è quella di produrre una ripartizione più equa dei guadagni tra il paese ospite e la grande compagnia telefonica internazionale. Il problema è che, come ha dimostrato l’inchiesta del Guardian, spesso i governi africani chiedono alle società telefoniche di entrare in affari con i loro amici e alleati politici: col risultato che la ricchezza portata dall’operatore internazionale non viene distribuita fra gli imprenditori del paese, ma solo con gli amici del governo di turno.

Vodafone non ha risposto alle critiche del Guardian, spiegando che i manager che si sono occupati di quegli affari (alcuni dei quali risalgono a più di 20 anni fa) hanno lasciato la società. Una parlamentare laburista che si è occupata di questi casi in passato, Margaret Hodge, ha detto: «Vodafone non può semplicemente ignorare il fatto che i più ricchi uomini africani stanno diventando ancora più ricchi. Avrebbero dovuto usare il loro potere affinché le regole locali producessero benefici per le persone comuni, non per le élite vicine ai governi».