È chiaramente un weekend da cinema

E per fortuna ci sono cinque nuovi film in qualche modo interessanti e diversi tra loro: uno che fa per voi potreste trovarlo

(Da "Borg McEnroe")
(Da "Borg McEnroe")

Questo fine settimana non c’è la Serie A – l’Italia gioca venerdì e lunedì – e sia il meteo che il paesaggio fuori dalla finestra dicono che ormai è proprio autunno. A meno che non veniate a Pescara, ci sono quindi tutte le condizioni perché una sera al cinema diventi un interessante modo per passare tre ore. Anche perché c’è la condizione imprescindibile: la presenza di film interessanti. Da oggi, giovedì 9 novembre, nei cinema italiani ci sono: il film sportivo Borg McEnroe; The Place, uno di quei film “corali” con tanti noti attori italiani; The Square, che ha vinto la Palma d’oro a Cannes; Addio fottuti musi verdi, il primo film dei The Jackal; e Auguri per la tua morte, un horror di cui si parla abbastanza bene.

Borg McEnroe

È diretto dal regista danese Janus Metz Pedersen e parla della rivalità tra il tennista svedese Bjorn Borg e lo statunitense John McEnroe. Borg era freddo e calcolatore, McEnroe irascibile ed estroso. Entrambi erano molto forti e i loro caratteri furono estremizzati per rendere ancora più evidente la loro rivalità: ghiaccio contro fuoco, sintetizzò qualcuno. Si sfidarono 14 volte e ne vinsero 7 a testa. La sfida più famosa è quella della finale di Wimbledon del 1980. Il film inizia con una frase tratta dall’autobiografia di Andre Agassi: «Ogni partita di tennis è una vita in miniatura». Borg è interpretato dallo svedese Sverrir Gudnason e Borg da giovane da Leo Borg, figlio del tennista. Ma è piaciuto molto di più il McEnroe di Shia LaBeouf, che in quanto a sregolatezza se la gioca alla grande con il vero McEnroe.

Il film non vincerà l’Oscar, ma Rotten Tomatoes dice che ne ha parlato bene il 74 per cento dei critici. Secondo tante recensioni è uno di quei film sportivi che non osa molto ma racconta bene una storia bella, famosa e significativa. È il secondo film sul tennis in poche settimane, dopo quello storia nota come “la guerra dei sessi“. Geoff Dyer del Guardian ha scritto che in quel film il tennis era migliore e che Borg McEnroe gli è sembrato inconcludente. L’opinione prevalente l’ha però sintetizzata Jared Mobarak di Film Stage: «È un valido documento sulla storia del tennis e su due dei suoi più grandi professionisti». Insomma: se vi piace tantissimo il tennis, potreste rimanerne delusi; se ne sapete poco, è un buon modo per recuperare. Non ve l’abbiamo detto di proposito, chi vinse quella finale del 1980.

The Place

È diretto da Paolo Genovese, il regista di Perfetti sconosciuti, film che incassò moltissimi soldi ed era per metà commedia e per metà film drammatico, perché prima si rideva e poi uscivano storie tristi, cupe e complicate. Questo film è solo drammatico e incasserà di certo meno di Perfetti sconosciuti perché è un film più difficile. È l’adattamento della web-serie statunitense The Booth at the End e parla di un uomo che se ne sta sempre seduto nell’angolino di un bar e che esaudisce i desideri di chi va da lui, chiedendo in cambio favori di vario tipo. Più grande è il desiderio, più gravoso diventa il favore. L’uomo al tavolino è Valerio Mastandrea, apprezzatissimo come ormai gli capita per quasi ogni suo film. Parlandone, Genovese ha detto: «Il suo era un ruolo difficilissimo, perché non aveva nulla in mano. E lui nel togliere è veramente il migliore in Italia». Arianna Finos ha elencato su Repubblica gli altri personaggi (alcuni dei quali hanno già lavorato con Genovese), spiegando chi interpretano nel film:

[Al personaggio di Mastandrea] si rivolgono un padre con il figlioletto malato di cancro, Vinicio Marchioni, una donna che vuole riconquistare l’amore del marito, Vittoria Puccini, un poliziotto che vuol ritrovare il figlio, Marco Giallini, una ragazza che cerca la bellezza, Silvia D’Amico, una suora che vuole ritrovare dio, Alba Rohrwacher, un meccanico che sogna una notte con la modella di un poster, Rocco Papaleo, un’anziana signora ha bisogno della guarigione del marito, malato di Alzheimer, è Giulia Lazzarini, il cieco Alessandro Borghi che vorrebbe riavere la vista, un giovane sbandato che vorrebbe non vedere più il padre che gli ha rovinato l’infanzia, Silvio Muccino. Sabrina Ferilli è la cameriera del bar, quella che serve cappuccini, torte, insalate, tè ai clienti del suo cliente, è l’unica che non chiede qualcosa all’Uomo, ma che invece fa domande.

Marzia Gandolfi di MyMovies ha scritto: «Il ritmo è sostenuto eppure quieto, niente accade se non il dialogo. Alcuna azione, alcuno sviluppo, alcuno atto esteriore. Tutto passa sul corpo degli attori, tutto si svolge in un interno, tutto riposa sulla suggestione». Su Cinematografo, Federico Pontiggia ha scritto che ci sono troppi personaggi in troppo poco tempo per capire torti, ragioni e motivazioni di ognuno.

The Square

A maggio ha vinto la Palma d’oro, il premio più importante del Festival di Cannes. È del regista svedese Ruben Ostlund e in quanto a “film difficile” se la gioca con The Place. È stato descritto come una satira sul mondo dell’arte e su vari aspetti della società contemporanea; il protagonista è un curatore museale che organizza a Stoccolma una mostra chiamata appunto “The Square”. Le cose, alla mostra, prendono tante e impreviste derive: alcune fanno ridere, altre fanno riflettere, altre entrambe le cose.

Ma è complicato. Come ha scritto Todd McCarthy sull’Hollywood Reporter, «la cosa più sorprendente è che crescendo, sia come regista che come commentatore sociale, Ostlund riesce a arricchire ogni sua scena con sfumature che attraversano tutto lo spettro che va dal serio al comico. È come un cuoco che prova accostamenti sempre più azzardati: a volte il risultato è favoloso, a volte esagera un po’ troppo». McCarthy ha anche scritto che il film è «follemente ambizioso».

Addio fottuti musi verdi

È uno di quei casi in cui qualcuno diventa famoso e apprezzato su YouTube e poi, magari dopo essere passato da qualcosa in tv, ci prova con il cinema. I precedenti, in Italia, non sono buoni: il film dei The Pills, per esempio, piacque poco e non incassò granché. Addio fottuti musi verdi (spesso abbreviato in AFMV) è il film dei The Jackal, comici e autori di video particolarmente popolari su Facebook e su YouTube, dove il loro canale è seguito da più di 400mila persone. Parla di un grafico pubblicitario che non trova lavoro e manda il suo curriculum agli alieni. Rispondono.

Auguri per la tua morte

Il regista è Christopher B. Landon, sceneggiatore di Disturbia e dei Paranormal Activity dal 2 al 5. La protagonista è Jessica Rothe, una delle amiche di Mia in La La Land. È un film horror che parte da una premessa non molto originale. Una ragazza rivive più volte il giorno del suo compleanno e alla fine, ogni volta, muore uccisa da un assassino mascherato. Le premesse non sembrano granché ma le recensioni dicono che, alla fine, il film se la cava piuttosto bene. Kaitlyn Tiffany ha scritto su The Verge che è uno di quei film che, magari con un po’ di senso di colpa, fa divertire e intrattiene.