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  • Giovedì 2 novembre 2017

È stato ordinato l’arresto di otto membri dell’ex governo catalano

E la procura nazionale spagnola ha anche chiesto un mandato d'arresto internazionale per Carles Puigdemont e i ministri ancora a Bruxelles

Sette degli otto ex ministri catalani che oggi si sono presentati alla Audiencia Nacional, e per i quali è stato ordinato l'arresto: da sinistra a destra Joaquim Forn, Dolors Bassa, Raul Romeva, Carles Mundo, Meritxell Borras, Jordi Turull e Josep Rull. (AP Photo/Paul White)
Sette degli otto ex ministri catalani che oggi si sono presentati alla Audiencia Nacional, e per i quali è stato ordinato l'arresto: da sinistra a destra Joaquim Forn, Dolors Bassa, Raul Romeva, Carles Mundo, Meritxell Borras, Jordi Turull e Josep Rull. (AP Photo/Paul White)

La giudice Carmen Lamela dell’Audiencia Nacional spagnola, un’alta corte del paese, ha accolto la richiesta della procura nazionale spagnola di arrestare l’ex vicepresidente della Catalogna Oriol Junqueras e altri sette membri dell’ex governo catalano, per aver sostenuto il processo di indipendenza. Il governo catalano era stato denunciato dal procuratore nazionale José Manuel Maza lo scorso lunedì, con l’accusa di ribellione, sedizione, malversazione e altri reati. Fino a oggi non erano state però chieste formalmente misure cautelari nei confronti degli ex ministri catalani. L’unico imputato per il quale non è stato deciso il carcere senza cauzione è Santi Villa, ministro che si dimise il giorno prima della dichiarazione di indipendenza: per lui la giudice ha fissato la possibilità di uscire di prigione con una cauzione di 50mila euro.

Oltre a Junqueras gli ex ministri per i quali è stato chiesto il carcere sono Meritxell Borrás, Joaquim Forn, Raül Romeva, Carles Mundó e Dolors Bassa. Borrás e Bassa sono già entrate nel carcere femminile di Alcalá Meco, a est di Madrid. Oggi la procura nazionale ha anche chiesto all’Audencia Nacional che sia emesso un mandato d’arresto internazionale per l’ex presidente della Catalogna Carles Puigdemont  e per gli altri quattro ex ministri – Antoni Comín, Clara Ponsatí, Meritxell Serret e Lluís Puig – che si trovano ancora a Bruxelles, in Belgio. Puigdemont aveva detto che non sarebbe tornato in Spagna finché non gli sarebbero state date «garanzie» sul suo processo. Le autorità del Belgio hanno già detto che collaboreranno con quelle spagnole.

Lamela ha giustificato la decisione dell’arresto preventivo per gli otto membri dell’ex governo catalano con il rischio che ripetano i reati, che distruggano le prove e che tentino di scappare. Fonti giudiziarie hanno detto ai giornali spagnoli che durante l’udienza di stamattina gli ex ministri, fatta eccezione per Villa, si sono rifiutati di rispondere alle domande dei procuratori. Il ministero dell’Interno ha detto che i sei membri dell’ex governo maschi saranno incarcerati in quattro diverse prigioni della zona di Madrid. I membri del governo di Puigdemont sono accusati di avere messo in piedi «una strategia di quello che avrebbe dovuto essere il movimento secessionista, perfettamente organizzata e con una divisione dei ruoli tra le autorità governative, parlamentari e le associazione indipendentiste (ANC e Ómnium) che permisero la celebrazione del referendum illegale dell’1 ottobre e la dichiarazione d’indipendenza approvata nel Parlamento lo scorso 27 ottobre».

Oltre ai membri del governo, il procuratore nazionale spagnolo ha denunciato anche i membri della “Mesa del Parlamento”, organo che decide tra le altre cose quali mozioni ammettere alla discussione parlamentare, ma alla Corte Suprema. I membri della Mesa del Parlamento sono accusati di avere ammesso alla discussione una mozione di Junts pel Sí (il gruppo che sosteneva il governo Puigdemont) che parlava di avvio di un processo costituente per la creazione di una Repubblica catalana: ovvero la dichiarazione d’indipendenza. I membri della Mesa erano stati avvertiti dai giuristi del Parlamento che quella risoluzione era anticostituzionale e che ammetterla avrebbe significato andare contro la legge. La mozione era comunque stata accettata, e poi presentata e votata.

Dell’accusa di ribellione si sta parlando molto in questi giorni: diversi giuristi e penalisti hanno sostenuto che la ribellione non sarebbe applicabile al caso dei leader catalani, perché il codice penale prevede espressamente che la ribellione sia accompagnata dalla violenza. Gli indipendentisti hanno accusato la giustizia spagnola di essere “politicizzata” e hanno anche criticato i tempi molto brevi di questa prima fase delle indagini. Tra la dichiarazione d’indipendenza e le convocazioni in tribunale è passata meno di una settimana; ieri sera diversi ministri del governo catalano non avevano ancora ricevuto l’avviso di comparizione e avevano saputo della causa contro di loro dai giornali; inoltre l’Audiencia Nacional ha fissato una cauzione collettiva di oltre 6 milioni di euro, che dovranno essere pagati dai membri del governo in soli tre giorni: se non dovesse succedere, si procederà al sequestro dei beni personali fino al raggiungimento di quella cifra.