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  • Mercoledì 25 ottobre 2017

Il caso Lazio-Anna Frank, dall’inizio

Perché nelle ultime ore siamo tornati a parlare della famosa autrice del Diario e di un gruppo di ultras della Serie A di calcio

(ANSA/MATTEO BAZZI)
(ANSA/MATTEO BAZZI)

Da due giorni sui giornali italiani si è tornati a parlare di Annelies “Anna” Frank, la ragazza tedesca ebrea che tenne un diario durante le persecuzioni naziste dei primi anni Quaranta, poi pubblicato in tutto il mondo alla fine della guerra. Tutto è iniziato lunedì, quando in una curva dello Stadio Olimpico di Roma sono stati ritrovati degli adesivi con la foto di Anna Frank con la maglia della Roma, inserita con un fotomontaggio. Gli adesivi erano stati attaccati dagli ultras della Lazio, notoriamente molto vicini all’estrema destra. La polemica è poi montata a tal punto da comparire su tutti i giornali italiani e sui principali media stranieri. Ha avuto anche delle conseguenze pratiche: la Federcalcio ha deciso che prima delle partite della giornata di Serie A in corso venga letta una pagina del Diario di Frank.

Mauro Icardi consegna ”Il diario di Anna Frank” e ”Se questo è un uomo” prima dell’anticipo Inter-Sampdoria, Milano, 24 ottobre 2017. (ANSA/MATTEO BAZZI)

La storia è iniziata come una vicenda interna alle tifoserie delle due squadre di Roma. La Lazio condivide lo Stadio Olimpico con la Roma e solitamente la sua tifoseria organizzata sta nella curva nord, mentre quella della Roma nella curva sud. La scorsa settimana la Lazio aveva però ricevuto una squalifica per alcuni cori razzisti, e la Federcalcio aveva ordinato la chiusura temporanea della curva nord per Lazio-Cagliari del 22 ottobre. Alcuni ultras della Lazio avevano deciso di assistere comunque alla partita dalla curva sud, approfittandone per attaccare gli adesivi di Anna Frank con la maglia della Roma.

Non sappiamo quanti ne siano stati attaccati: in una foto postata dalla presidente della comunità ebraica romana Ruth Dureghello se ne vedono due, insieme ad altri adesivi antisemiti come “Romanista ebreo” o “Romanista Aronne Piperno” (un personaggio ebreo del film Il marchese del Grillo).

Al momento, secondo ANSA, sono state identificate 16 persone in relazione agli adesivi di Anna Frank, fra cui tre minori. Rischiano una condanna da 1 a 4 anni per istigazione all’odio razziale e un DASPO – cioè il divieto di assistere a manifestazioni sportive – di diversi anni. Sempre secondo ANSA, alcuni dei sospettati fanno parte degli Irriducibili, uno dei principali gruppi della tifoseria organizzata della Lazio. In un comunicato diffuso martedì, gli Irriducibili hanno detto di non essere stati loro ad attaccare gli adesivi, ma al contempo hanno difeso i responsabili sostenendo che quella di lunedì è stata un’iniziativa di «scherno e sfottò».

La polemica è montata davvero dopo che è stata ripresa dai principali giornali e commentata dai più importanti politici italiani. Il 24 ottobre Repubblica ha pubblicato in prima pagina un fotomontaggio di Frank con le principali magliette delle squadre italiane di calcio, e un editoriale del direttore Mario Calabresi intitolato: “Siamo tutti Anna Frank”.

Gli adesivi sono stati condannati fra gli altri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, da Matteo Renzi – che ha proposto che tutte le squadre di Serie A scendano in campo con la Stella di David sulla maglia – e dalla ministra israeliana dello Sport, Miri Regev. La Lazio ha provato a rimediare portando una corona di fiori davanti alla Sinagoga. In una registrazione audio effettuata prima della deposizione dei fiori si sente il presidente della Lazio Claudio Lotito lamentarsi dell’assenza delle autorità della comunità ebraica alla cerimonia.

La notizia è arrivata anche su alcuni media internazionali come il Guardian, NBC News e BBC. Stasera la Lazio giocherà in trasferta contro il Bologna nella decima giornata di Serie A. Nel riscaldamento pre-partita i giocatori indosseranno una maglia con la foto di Anna Frank. Gli Irriducibili hanno detto invece che non seguiranno la squadra a Bologna «per non essere complici di questo “teatro mediatico” delle ultime ore».