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  • Giovedì 12 ottobre 2017

Il mondo a volte è una scena dell’ultimo “Blade Runner”

Raccolta fotografica di cieli rossi, grigi e arancioni che esistono davvero e non solo nella Los Angeles del 2049

La statua del Memorial JK, fotografata il 15 agosto 2013. Il Memorial JK è un museo di Brasilia: prende il nome dal presidente Juscelino Kubitschek che a metà degli anni Cinquanta ordinò la costruzione della città
(Lou Avers/picture-alliance/dpa/AP Images)
La statua del Memorial JK, fotografata il 15 agosto 2013. Il Memorial JK è un museo di Brasilia: prende il nome dal presidente Juscelino Kubitschek che a metà degli anni Cinquanta ordinò la costruzione della città (Lou Avers/picture-alliance/dpa/AP Images)

Come quasi sicuramente saprete, dal 5 ottobre è al cinema Blade Runner 2049, uscito trent’anni dopo il primo Blade Runner. Molti critici hanno detto che valeva proprio la pena vederlo; altri hanno seguito il consiglio ma poi non sono usciti troppo soddisfatti. Una delle cose di cui si è parlato molto è la fotografia, che è stata curata da Roger Deakins: Adam Epstein ha scritto su Quartz che «ogni inquadratura del film meriterebbe di stare in una galleria d’arte». Il film, così come il primo, è ambientato in un futuro nel quale il mondo è molto inquinato, il sole non si vede più ed è tutto molto cupo e artificiale. I colori principali sono l’arancione, il blu e tutte le tonalità del grigio. Colori che si vedono spesso anche all’alba e al tramonto in molte città, vicino alle centrali elettriche o nei campi ricoperti di nebbia e che con un po’ d’immaginazione riproducono scenari molto simili a quelli del film.