Perché i tacchi bassi sono tornati di moda

C'entrano Lady Diana, il femminismo, le Crocs e le Stan Smith

I tacchi bassi del primo ministro britannico Theresa May
(BEN STANSALL/AFP/Getty Images)
I tacchi bassi del primo ministro britannico Theresa May (BEN STANSALL/AFP/Getty Images)

I tacchi alti non stanno attraversando un buon periodo: nella vita di ogni giorno sono sempre più messi da parte a favore di ballerine, sandali bassi, scarpe da ginnastica onnipresenti grazie allo streetwear e scarpe brutte che però vanno di moda. Inoltre ci sono sempre più proteste contro le aziende che li impongono per statuto alle loro dipendenti: la scorsa primavera in Regno Unito fu addirittura presentata una petizione per chiedere al governo di rendere la pratica illegale, ma venne respinta. I tacchi a spillo però non sono gli unici tacchi presenti sul mercato e nell’ultimo anno, scrive la rivista di moda Business of Fashion, c’è un tipo di tacco che ha conosciuto una certa fortuna, alle passerelle delle sfilate e tra gli acquisti delle donne soprattutto americane: i cosiddetto kitten heels, i tacchi a rocchetto, comunemente portati negli anni Cinquanta e Sessanta da attrici come Audrey Hepburn e considerati all’epoca eleganti ma fino a pochi anni fa semplicemente bruttini e fuori moda.

Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany

Secondo il gruppo di ricerca NPD, negli Stati Uniti i tacchi con un’altezza compresa tra i 4 e gli 8 centimetri hanno venduto oltre il 3 per cento in più dei tacchi più alti, nel periodo compreso tra l’agosto 2016 e il luglio 2017. Nei due anni precedenti i tacchi alti avevano invece venduto l’8 e il 14 per cento in più dei tacchi bassi. In generale, secondo l’azienda di raccolta dati Edited, i tacchi medi e bassi venduti a prezzo pieno sono aumentati del 71 per cento nel terzo quadrimestre del 2017 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre i tacchi alti venduti a prezzo pieno sono diminuiti del 36 per cento.

Un paio di slingback dal tacco basso alla Settimana della moda di Londra, settembre 2017
(Grace Lunn/picture-alliance/dpa/AP Images)

La moda del tacco basso è iniziata nel 2014 con il successo delle scarpe basse: in particolare le sneakers e le Stan Smith di Adidas. Chanel, Alexander Wang e molti altri stilisti seguirono a ruota proponendo la loro versione di sneaker. L’anno successivo erano ovunque e pian piano si diffuse l’esigenza di una scarpa da giorno comoda ma un po’ più elegante. Così nell’autunno del 2014, e poi ancora di più nel 2015, alcuni stilisti iniziarono a introdurre le scarpe con i tacchi bassi nelle loro collezioni, in particolare  Phoebe Philo at Céline, che aveva da poco ripropostole Birkenstock, Rachel Comey e lo stilista argentino Martiniano Lopez Crozet. Oltre a essere comode, rispondevano in pieno all’estetica dell’ugly-chic, lanciata appunto dal successo delle Birkenstock dell’anno precedente. A guardare le passerelle delle sfilate degli ultimi due anni, oltre che a sfogliare i consigli e le gallery dei giornali di moda, i tacchi bassi e medi sono ovunque.

L’allora première dame di Francia Carla Bruni e la principessa, ora regina, di Spagna, Letizia a palazzo Zarzuela a Madrid, nell’aprile 2009
(ERIC FEFERBERG/AFP/Getty Images)

Lo stilista Paul Andrew, fondatore dell’omonima azienda e direttore delle calzature femminili da Salvatore Ferragamo, è convinto che i tacchi alti siano più eleganti ma che lentamente stiano andando fuori moda. Spiega che si sta verificando un fenomeno parallelo e contrario a quello dei primi anni Duemila, quando lavorava da Calvin Klein e nei negozi si trovavano soprattutto tacchi medi: «mi rivolgevo a tutti questi calzaturifici e tutti rifiutavano, non potevi avere delle scarpe più alte di 9,5 centimetri. Quando poi ho fondato la mia azienda [nel 2012] tutti sul mercato avevano una scarpa col plateau o un tacco a spillo». Ora Andrew sta cercando di riportare di moda i tacchi bassi e medi: «Negli ultimi mesi mi sono impegnato molto per far sembrare i mezzi tacchi desiderabili, sexy e alla moda, quanto quelli alti». Nel suo caso sembra funzionare, visto il successo del sandalo basso che ha proposto quest’estate.

La variante più comune è il tacco a rocchetto, una calzatura degli anni Novanta diffusissima a inizio Duemila prima che venisse completamente abbandonata; lo si trova specialmente nelle cosiddette mules e nelle slingback: rispettivamente, le scarpe che lasciano il tallone scoperto e quelle in cui viene avvolto da un cinturino, abbinato a jeans sopra la caviglia, gonne appena sotto il ginocchio, minigonne e leggings.

Un paio di mules indossate dalla giornalista Darja Barannik alla Settimana della moda di Stoccolma, agosto 2017
(Grace Lunn/picture-alliance/dpa/AP Images)

Come per molte cose che vanno di moda, anche il tacco medio ha conosciuto periodi alternati di successo e totale rifiuto: la sua fortuna recente è legata a molti motivi, tra cui la riscoperta dello stile di Lady Diana per i 20 anni della morte – vista la sua altezza erano quelli che utilizzava di più – sia, scrive Business of Fashion, l’ingrossarsi del movimento femminista, come tendenza generale e come risposta particolare alle uscite offensive e alle politiche maschiliste del presidente statunitense Donald Trump.

Lady Diana con un paio di tacchi bassi sale su un elicottero diretta a Buenos Aires, nel 1995
(DANIEL LUNA/AFP/Getty Images)

Indossare un indumento che preferisce la comodità alla bellezza permette da un lato di partecipare più facilmente a proteste e manifestazioni, dall’altro contesta in modo più diretto e facile l’immagine della donna come oggetto soltanto sessuale e sensuale. C’entra, più semplicemente, anche lo stile di vita più frenetico condotto dalla maggior parte delle donne che lavorano, che devono coniugare la sobrietà pretesa in ufficio alla bellezza richiesta nelle uscite serali, con in più la comodità: tutte cose per cui i tacchi bassi e medi sono più versatili di quelli a spillo. Nelle aziende di lusso si vendono ancora molte scarpe dal tacco alto, ma anche qui la direzione va verso scarpe dai tacchi medi e bassi, oltre alle sneaker, proposte ognuna nella sua versione da Miu Miu, Prada, Gucci e Balenciaga – che nell’ultima collezione ha addirittura introdotto le Crocs.

Forse la soluzione che permette di conciliare la comodità del tacco basso alla bellezza di quello alto sta nelle scarpe a cui si possono cambiare i tacchi, come quelle vendute da due piccole aziende di successo, la francese Tanya Heath Paris e la tedesca Mime et moi. La prima fu fondata dalla canadese Tanya Heath: nel 1996 si trasferì a Parigi per lavorare nel settore energetico e ogni giorno arrivava in ballerine e sneakers per andarsene in tacchi alti; nel 2009 aprì l’azienda che ha funzionato non solo per l’idea, non fu la prima a proporre tacchi interscambiabili, ma per la qualità e la bellezza dei modelli, che vanno dai 290 euro ai 700 euro per gli stivaletti di pelle. Ci sono 400 tipi diversi di tacchi, dai 25 ai 100 euro l’uno. Ha negozi in Francia, Portogallo e Canada e vende online in 72 paesi.

La seconda azienda fu fondata nel 2013 a Monaco da quattro amici, tra cui un ingegnere meccanico, decisi a trovare una soluzione al problema delle loro compagne, che a fine serata si sfilavano i tacchi alti per il dolore. Vendettero la prima scarpa tre anni dopo, i tacchi vanno dai 3 agli 11 centimetri e le scarpe costano dai 175 ai 200 euro.

(disclaimer: su alcuni dei siti linkati il Post ha un’affiliazione e ottiene una piccola quota dei ricavi, senza variazioni del prezzo; ma potete anche cercarli su Google)