Cesare Battisti è stato arrestato al confine con la Bolivia dalla polizia brasiliana

Secondo le autorità l'ex terrorista stava cercando di scappare: l'Italia ha da poco chiesto al governo brasiliano di revocargli lo status di rifugiato politico

(CHRISTOPHE SIMON/AFP/Getty Images)
(CHRISTOPHE SIMON/AFP/Getty Images)

L’ex terrorista Cesare Battisti è stato arrestato dalla polizia federale brasiliana nella città di Corumbà, al confine con la Bolivia. Il giornale brasiliano O Globo scrive che secondo le autorità stava cercando di scappare dal Paese dopo che il 25 settembre il governo italiano aveva chiesto al Brasile di rivedere la decisione del 2010 dell’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva di rifiutare l’estradizione richiesta dall’Italia. Scrive sempre O Globo che il nuovo governo di Michel Temer sarebbe invece propenso a concedere l’estradizione, un gesto diplomatico per rinsaldare i rapporti con l’Italia.

Le vicende processuali di Cesare Battisti sono lunghe e complicate e le trovate spiegate in modo più approfondito qui. Più in breve: nel 1988 Battisti venne condannato all’ergastolo in contumacia per atti di terrorismo commessi tra il 1978 e il 1979, quando faceva parte del gruppo di estrema sinistra “Proletari armati per il comunismo”. Nel frattempo nel 1981 Battisti era evaso dal carcere dopo essere stato arrestato nel 1979, ed era fuggito all’estero: prima in Francia, poi in Messico, poi di nuovo in Francia, che all’epoca applicava la cosiddetta “dottrina Mitterrand”, una politica per cui dava ospitalità agli ex terroristi italiani purché abbandonassero la lotta armata e la violenza.
La “dottrina Mitterrand” venne però abolita dal presidente Nicholas Sarkozy e nel 2004 la Francia annunciò la sua estradizione in Italia; Battisti scappò allora in Brasile dopo aver presentato ricorso al Consiglio di stato francese, alla Corte di Cassazione italiana e alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che furono tutti respinti. In Brasile venne arrestato nel marzo del 2007 e nel 2009 gli venne accordato lo status di rifugiato politico: il ministro della giustizia brasiliano, Tarso Genro, aveva stabilito che in Italia l’incolumità di Cesare Battisti sarebbe stata in pericolo per via delle sue idee politiche. Questo nonostante il parere favorevole all’estradizione del CONARE, il Comitato nazionale per i rifugiati, che si era opposto al riconoscimento dello status di prigioniero politico.

Nel febbraio 2009 la Camera dei deputati italiana votò all’unanimità una mozione del governo che chiedeva al Brasile la revoca di status di rifugiato politico a Battisti. A novembre il Supremo Tribunal Federal, la più alta istituzione giurisdizionale del Brasile, stabilì illegittimo lo status di rifugiato politico concesso a Battisti, lasciando però al presidente Lula la decisione finale. Il 30 dicembre del 2010 Lula, nell’ultimo atto ufficiale della sua presidenza, negò l’estradizione.