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  • Lunedì 2 ottobre 2017

Quello della polizia catalana è stato un tradimento?

I Mossos d'Esquadra sono accusati di aver permesso che il referendum sull'indipendenza della Catalogna si svolgesse, andando contro gli ordini della magistratura e del governo spagnolo

di Elena Zacchetti e Stefano Vizio

Due agenti dei Mossos d'Esquadra a Barcellona, fuori da un seggio elettorale, 1 ottobre 2017 (AP Photo/Enric Marti)
Due agenti dei Mossos d'Esquadra a Barcellona, fuori da un seggio elettorale, 1 ottobre 2017 (AP Photo/Enric Marti)

Domenica mattina fuori dal seggio elettorale Casal de Gràcia, nel quartiere Gràcia di Barcellona, c’erano centinaia di persone che aspettavano di poter votare per il referendum sull’indipendenza della Catalogna, considerato illegale dal governo e dal Tribunale costituzionale spagnoli. Qualcuno era rimasto a presidiare il seggio tutta la notte, qualcuno era arrivato la mattina molto presto, dovendosi poi riparare sotto piccoli tendoni bianchi e sotto i tetti sporgenti dell’edificio dalla pioggia che ha iniziato a cadere intorno alle cinque e mezza. Poco prima delle 8 sono arrivati due agenti dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana: in pochi secondi le persone attorno all’edificio si sono spostate di fronte alla porta d’ingresso del seggio, per paura che i Mossos bloccassero l’ingresso e impedissero le operazioni di voto. Le cose però sono andate diversamente. I Mossos sono stati avvicinati da alcuni presenti – che non si sono però voluti definire “responsabili” del seggio – e da un osservatore internazionale di una ong con sede a Bruxelles accreditato dal governo catalano che era lì a controllare cosa stava succedendo, l’italiano Luca Polo.

I Mossos hanno scambiato qualche parola, poi si sono spostati sotto a uno dei tendoni bianchi fuori dall’edificio e hanno firmato un atto che attestava che il seggio era chiuso. Hanno detto a un uomo che si era preso la responsabilità di controfirmare l’atto che avrebbero agito «con discrezione» se fossero arrivate urne e schede elettorali, e se il seggio fosse stato aperto. «Con discrezione», ci ha spiegato il responsabile, significava che non sarebbero intervenuti: avrebbero lasciato votare, a differenza di quanto aveva annunciato il giorno prima Josep Trapero, il loro capo.

I Mossos furono creati nel Diciottesimo secolo dall’amministrazione borbonica e nel corso del Novecento furono eliminati e poi reintrodotti dalla dittatura militare spagnola. Oggi sono uno dei quattro corpi autonomi di polizia in Spagna – anche se per funzioni e grandezza sono paragonabili solo alla polizia dei Paesi Baschi – e hanno grandi poteri, alcuni dei quali condivisi con la Polizia nazionale spagnola. Trapero aveva dato istruzioni a tutti i suoi agenti di requisire urne e schede elettorali prima delle 6 di domenica mattina: era stato costretto, perché così gli era stato ordinato dal Tribunale superiore di giustizia della Catalogna.

Alle 6 di domenica mattina, però, i Mossos avevano smantellato pochi seggi. Dove hanno trovato i seggi chiusi, in molti casi si sono limitati a firmare un atto che ne provasse il loro passaggio, e all’arrivo di schede e urne non hanno fatto nulla per sequestrarle o bloccare in altro modo le operazioni di voto. Dove hanno trovato i seggi occupati – quelli all’interno delle scuole, dove in alcuni casi i genitori degli alunni dormivano da due giorni – hanno parlato brevemente con i responsabili e poi si sono piazzati a qualche decina di metri di distanza, fuori dalle proprie Seat Altea bianche e blu. Nella maggior parte dei casi, come ha raccontato Luca Polo al Post, sono rimasti lì tutto il giorno: in pattuglie da due, spesso in vie laterali, controllando solo che non iniziassero scontri o violenze di qualche tipo. Secondo i dati diffusi alla fine della giornata elettorale, comunque, è risultato che i Mossos avessero chiuso più seggi della Polizia nazionale e della Guardia civile, senza però scontrarsi con gli elettori e senza fare feriti.

Nei seggi, con il passare delle ore, i volontari e gli scrutatori hanno cominciato a percepire i Mossos come una presenza rassicurante, ha raccontato al Post Jordi Riba i Oliveras, responsabile della sicurezza del seggio Palau Robert, sulla Diagonal (una delle strade principali di Barcellona). Secondo Oliveras, la presenza dei Mossos fuori da Palau Robert avrebbe potuto limitare, rallentare o dissuadere l’azione della Polizia nazionale e della Guardia civile, nel caso di nuove perquisizioni e arresti, come quelli avvenuti durante la mattinata in diverse zone della Catalogna, Barcellona compresa. Questa convinzione derivava anche da quello che intanto era successo quella mattina, e che cominciava a essere estesamente raccontato dai media spagnoli e internazionali: cioè episodi di Mossos che avevano preso le parti degli elettori ai seggi durante le operazioni della polizia spagnola.

In certi casi i Mossos non si sono infatti limitati a permettere il voto ma sono intervenuti attivamente per difendere, o provare a difendere, le persone ai seggi dalle cariche della Guardia civile e della Polizia nazionale. Un episodio molto particolare è stato raccontato al Post da Antonio Guadagnini, consigliere regionale veneto del partito indipendentista Siamo Veneto che domenica era a un seggio di Barcellona con lo status di osservatore internazionale accreditato dal governo catalano. L’episodio, che è stato confermato dal presidente dello stesso seggio, Francesc Giró Fontanals, si è verificato nel pomeriggio all’Agenzia catalana dei rifiuti, nel nord-ovest di Barcellona, una zona particolarmente “unionista” dove per tutto il giorno c’erano stati cori e piccole manifestazioni di appoggio alla permanenza della Catalogna nella Spagna. A un certo punto del pomeriggio, ha raccontato Fontanals, nel seggio messo in piedi nell’edificio dell’Agenzia c’era la certezza che sarebbe arrivata la Polizia nazionale, che aveva già fatto diverse operazioni non lontano da lì: per proteggere il suo seggio, Fontanals ha chiamato uno dei vertici dei Mossos e gli ha chiesto di mandare rinforzi che si aggiungessero ai due agenti che erano lì dalla mattina. Poco dopo, ha raccontato Guadagnini, sono arrivate almeno due macchine dei Mossos con diversi agenti a bordo, che si sono posizionate in mezzo alla strada che conduce al seggio, per bloccare effettivamente l’eventuale arrivo della Polizia nazionale. In questo caso, in pratica, i Mossos hanno attivamente protetto le operazioni di voto.

A Sant Joan de Vilatorrada, un comune di 10mila abitanti una sessantina di chilometri a nord di Barcellona, la Guardia civile ha fatto irruzione in un seggio allestito nell’Institut Quercus: due Mossos hanno provato a sbarrare loro l’accesso a una rampa che conduceva all’ingresso del seggio, senza riuscirci. Gli agenti della Guardia civile hanno spintonato via i Mossos, prima di scontrarsi con gli elettori che bloccavano l’entrata della scuola.

A Girona, a nord est di Barcellona, nel seggio allestito nella scuola Taialà, i Mossos hanno discusso a lungo e animatamente con la Guardia civile, per provare a difendere gli elettori.

Durante tutta la giornata di domenica ci sono stati diversi episodi di celebrazione dei Mossos da parte degli indipendentisti: a Vielha e Mijaran, un piccolo paese sui Pirenei, vicino al confine con la Francia, un gruppo di Mossos ha formato un cordone davanti a un seggio allestito nell’Institut d’Aran, permettendo però agli elettori di accedere per votare. Le decine di persone fuori dal seggio hanno dedicato loro un lungo applauso, e alcuni agenti si sono commossi: il video è diventato uno dei più condivisi online della giornata del referendum.

In un articolo pubblicato sul Confidencial, il giornalista Antonio Fernández ha scritto che è stato il comportamento dei Mossos a costringere la Polizia nazionale e la Guardia civile – due corpi di polizia che a differenza dei Mossos non dipendono dal ministro degli Interni catalano, ma da quello spagnolo – a intervenire per chiudere i seggi e sequestrare le urne e le schede elettorali; ha sostenuto che quello che è successo ieri è stata una manovra politica attentamente elaborata dal governo catalano con l’aiuto del capo dei Mossos, Josep Trapero, considerato da sempre vicino ai leader indipendentisti.

La ricostruzione del Confidencial si basa sui racconti di alcuni agenti dei Mossos, della Guardia civile e della Polizia nazionale. Fernández ha scritto per esempio di avere saputo che una parte rilevante degli agenti della Brigada Móvil, gli antisommossa dei Mossos, aveva ricevuto dei permessi per non lavorare l’1 ottobre; un’altra parte importante è stata mandata a sorvegliare la partita di calcio tra Barcellona e Las Palmas (che poi si è giocata a porte chiuse) al posto delle unità di ARRO, impiegate spesso per questi eventi. Sarebbe stato quindi un piano premeditato: mandare una pattuglia di due Mossos per ogni seggio, senza poter inviare altri rinforzi per carenza di personale. Secondo il governo spagnolo, la strategia dei vertici dei Mossos sarebbe stata mettersi nella condizione di chiedere aiuto nella sorveglianza dei seggi alla Guardia civile e alla Polizia nazionale, di modo da costringere gli altri due corpi di polizia a intervenire e svolgere il lavoro che avrebbero dovuto fare loro: sequestrare urne e schede elettorali e chiudere i seggi, per impedire il referendum. Nella maggior parte dei casi la Guardia civile e la Polizia nazionale hanno usato la forza in modo sproporzionato e senza che gli indipendentisti cercassero lo scontro, come nel seggio Pau Claris di Barcellona. La ricostruzione del Confidencial non è stata finora confermata da altre fonti.

Ieri, dopo le moltissime critiche ricevute per le violenze dentro e fuori ai seggi, i cinque principali sindacati della Polizia nazionale hanno diffuso un comunicato in cui annunciavano di voler avviare azioni legali contro i Mossos, per avere ostacolato il loro lavoro e per avere violato le direttive della magistratura. Oggi il principale sindacato dei Mossos, FEPOL, ha diffuso a sua volta un comunicato accusando la polizia spagnola di avere violato i diritti di tutti i catalani, di avere agito senza rispettare i principi di “congruenza, opportunità e proporzionalità” e di avere trattato la cittadinanza catalana come un insieme di “delinquenti”. FEPOL ha usato parole molto dure anche contro il governo spagnolo di Mariano Rajoy.

Molti giornali spagnoli hanno parlato di “tradimento” dei Mossos e alcuni li hanno accusati di essere diventati una specie di polizia politica, disposta a rispondere solo agli ordini del governo catalano guidato dal presidente Carles Puigdemont. Per gli indipendentisti, invece, i Mossos sono diventati una specie di simbolo del diritto dei catalani a tenere un referendum sulla propria indipendenza. Domenica notte in Piazza di Catalogna a Barcellona si è svolta la principale manifestazione post-elettorale. Dopo l’annuncio dei risultati, le casse hanno iniziato a suonare musica ska, ma l’impressione era che le persone che erano arrivate lì per festeggiare il risultato del referendum fossero troppo stanche per una serata di baldoria. Intorno a mezzanotte, in molti hanno cominciato a disperdersi per i larghi viali che confluiscono nella piazza. Mentre aspettava di attraversare la strada sulle strisce, un ragazzo con una bandiera indipendentista sulle spalle ha alzato il pugno chiuso in direzione di un’auto dei Mossos che gli stava passando davanti, come aveva fatto fino a pochi minuti prima insieme ad altre migliaia di persone, mentre Puigdemont annunciava la vittoria schiacciante del Sì sul maxischermo. L’agente dei Mossos alla guida ha fatto uno sguardo complice e cauto allo stesso tempo, stringendo a sua volta il pugno fuori dal finestrino.