Abbiamo scoperto un nuovo ratto gigante

Decisamente gigante: è quattro volte più grande di un ratto di città, per anni i ricercatori si sono chiesti se esistesse davvero o fossero fantasie degli abitanti delle Isole Salomone

(Velizar Simeonovski - The Field Museum)
(Velizar Simeonovski - The Field Museum)

Una nuova specie di ratto gigante è stata scoperta a Vangunu, una piccola isola delle Isole Salomone a circa 1.600 chilometri a nord-est dell’Australia. L’animale era conosciuto da tempo dai locali ma non era mai stato osservato direttamente dai ricercatori, che non erano quindi certi della sua effettiva esistenza. Chiamato “vika” dalla popolazione, è quattro volte più grande di un ratto di città, può pesare fino a un chilo ed è lungo quasi mezzo metro, dalla punta del muso alla coda. La sua scoperta è stata fortuita e aiuta a comprendere meglio le caratteristiche della fauna di queste isole remote, dove si stima vivano ancora decine di specie simili mai identificate.

Incuriosito dai racconti sui vika degli abitanti di Vangunu, Tyrone Lavery, esperto di mammiferi del Field Museum di Chicago, nel 2010 aveva raggiunto l’isola per osservare il ratto gigante che secondo i locali vive sulle cime degli alberi delle foreste pluviali e che ha incisivi così forti da riuscire a incidere e rompere il guscio delle noci di cocco. Insieme con i suoi colleghi, Lavery aveva disseminato in vari punti dell’isola telecamere e trappole sulle cime degli alberi per riprendere il passaggio del grande ratto e, nella migliore delle ipotesi, catturarne un esemplare. Ma tutti i tentativi erano stati vani: nessuna traccia del vika.

Le cose sono cambiate nel novembre del 2015, grazie a una combinazione di eventi piuttosto fortunata. Mentre stavano lavorando all’abbattimento degli alberi, alcuni locali hanno notato che tra le fronde di una delle alte piante abbattute c’era uno strano animale morto, una specie di topo fuori misura. Combinazione ha voluto che nella zona stesse passando Hikuna Judge, un guardiaparco di una riserva naturale, che ha recuperato i resti dell’animale e si è fatto confermare dagli anziani dell’isola che si trattasse di un esemplare di vika. L’animale è stato poi inviato al Museo del Queensland in Australia per ulteriori indagini.

A distanza di poco meno di due anni, ora la scoperta è stata annunciata da Lavery e Judge in una ricerca pubblicata sul Journal of Mammalogy. La nuova specie è stata chiamata Uromys vika in onore del nome tradizionale dato dagli abitanti di Vangunu all’animale (Uromys indica il genere, ed è il nome utilizzato per parte dei roditori della famiglia dei Muridi). È la prima specie di questo tipo proveniente dalle Isole Salomone a essere stata descritta negli ultimi 80 anni e tra le più complicate da avvistare, considerate le sue abitudini di vita e il fatto che ne rimangono pochi esemplari.

Il ratto gigante di Vangunu è lungo quasi mezzo metro e trascorre buona parte della sua esistenza sulle chiome degli alberi, in particolar modo di quelli da frutta come le palme da cocco. La lunga coda quasi totalmente priva di peli serve all’animale per aggrapparsi più facilmente alle fronde, muovendosi rapidamente da un ramo all’altro. Le sue zampe posteriori, con palmi molto ampi e dita lunghe e incurvate, lo aiutano a darsi la spinta per gli spostamenti in verticale e per avere una migliore presa. La dentatura del vika è pronunciata, come in molti roditori, e i suoi incisivi sono lunghi e affilati per riuscire a incidere i duri gusci delle noci di cocco, e cibarsi della polpa che si trova al loro interno.

Il vika conduce una vita piuttosto tranquilla, ma deve fare i conti con i gatti selvatici, che ne vanno ghiotti. La minaccia principale per questi roditori è comunque costituita dalle attività degli esseri umani. Mentre la maggior parte dei locali vive di ciò che trova e che riesce a coltivare sull’isola, negli ultimi decenni grandi aziende estere di legname hanno ottenuto permessi per lo sfruttamento delle foreste, in cambio di accordi economici molto vantaggiosi per i proprietari terrieri. L’abbattimento degli alberi ha ridotto sensibilmente l’estensione delle foreste, sottraendo di conseguenza molto spazio ai vika.

Le speranze degli ambientalisti sono riposte nel parco ecologico di Zaira, una riserva all’interno della foresta pluviale che comprende tre diverse aree. Oltre a impedire l’abbattimento sistematico degli alberi, il parco consente ai locali di cacciare gli animali in una sola delle tre aree per volta; nelle due dove viene ciclicamente vietato, la fauna ha più possibilità di rinnovarsi. I vika non sono cacciati, ma beneficiano comunque di questo sistema perché rende più equilibrato il loro habitat.