In quanti modi si può scrivere che un film è brutto

Oggi esce "Emoji", di cui i critici hanno scritto in modo unanime cose tipo: «Mi fa solo desiderare la morte»

("Emoji - Accendi le emozioni")
("Emoji - Accendi le emozioni")

Non si può mai dire davvero, e c’è sempre qualcuno per cui Dunkirk è bruttino e 2001: Odissea nello spazio è «pretenzioso, tremendamente lento, recitato in modo amatoriale e, soprattutto, sbagliato», ma si può ragionevolmente scrivere che Emoji – Accendi le Emozioni, il film d’animazione uscito oggi in Italia, è un brutto film. Dove è uscito finora ha avuto incassi discreti, ma il suo voto medio su IMDb è 2,1 su 10 e, soprattutto, sono uscite tantissime recensioni che ne hanno parlato malissimo.

Emoji – Accendi le Emozioni parla della vita di alcuni emoji che vivono dentro uno smartphone, nella città di Messaggiopoli, e di uno di loro che dovrebbe essere l’emoji usato per il “meh” ma che invece riesce a fare anche diverse espressioni. La cosa è un problema, perché il proprietario dello smartphone potrebbe farlo riformattare, distruggendo Messaggiopoli. Il protagonista deve quindi vagare per smartphone per rimediare ai problemi che ha creato. Tra i doppiatori della versione originale c’è anche Patrick Stewart – cioè Professor X degli X-Men – che presta la sua voce all’emoji della cacca.

Rotten Tomatoes, il famoso e rilevante sito che raggruppa le recensioni dei film fatte dai critici professionisti, di solito sintetizza anche in una frase l’opinione prevalente su un certo film. Nel caso di Emoji – Accendi le Emozioni, c’è solo questo: «?». In realtà, nonostante l’efficace sintesi di Rotten Tomatoes, diversi critici cinematografici hanno preferito usare altre parole per stroncare il film e per dire che oltre a essere molto brutto è pure un po’ cattivo.

Alfonso Duralde di The Wrap ha intitolato il suo articolo “Senza parole” e ha scritto:

Emoji – Accendi le Emozioni è un deprimente disastro perché non è divertente, non ha idee, non ha stile visivo, non ha attori che fanno cose interessanti, non ha un punto di vista e non ha nessun’altra delle caratteristiche che potrebbero renderlo qualcosa di diverso da una completa perdita di tempo.

Matt Singer di Screen Crush ha scritto:

Ci sono tantissime parole con le quali poter descrivere questo film. Eccone alcune: non divertente, smielato, insensato, doloroso.

Emily Yoshida di Vulture è andata anche oltre e ha scritto:

È uno dei più cupi e sconcertanti film che abbia mai visto. Figuriamoci tra quelli fatti per essere visti da bambini.

Non tanto oltre quanto Lizzie Plaugic che nel suo articolo – in cui ha definito il film «cinico e ignorantemente pigro» – ha scritto:

Non penso di poter dire niente di divertente su questo film, mi fa solo desiderare la morte.

Il fatto è che oltre a dire che è oltremodo brutto, diversi critici hanno scritto che Emoji – Accendi le Emozioni è anche cattivo. Charles Bramesco del Guardian ha scritto che il film è «ingannevole e malvagio» e lo ha definito:

Un esercizio di clickbait aziendale di ? che finge di essere un film per ragazzi ma è in realtà un modo per vendere app ai preadolescenti.

Molti critici hanno fatto notare i tantissimi ed evidentissimi casi di product placement (quando si mette un marchio in un film) e hanno detto che il film rubacchia qua e là idee da Toy Story, Monsters & Co. e soprattutto Inside Out. Il titolo dell’articolo scritto da Nathan Osborne per Film Inquiry è: «Perché, Hollywood?». Johnny Oleksinski del New York Post ha scritto:

Per favore riportate i miei occhi alle impostazioni di fabbrica. Hanno visto Emoji – Accendi le Emozioni, un nuovo esempio di branding senz’anima, indirizzato soprattutto ai bambini piccoli.

Su IndieWire, Dave Ehrlich è entrato un po’ più nel dettaglio (C’È UNO SPOILER, NEL CASO LA COSA VI TURBI SALTATE AVANTI DI TRE RIGHE):

Emoji – Accendi le Emozioni è molto, molto, molto brutto (parliamo di un iperattivo pezzo di propaganda aziendale in cui Spotify salva il mondo e un pezzo di cacca parla con la voce di Sir Patrick Stewart ). […] A un certo punto, i coraggiosi eroi attraversano un corso d’acqua navigando con una barca sui canali di Spotify. Assicuratevi di fare un abbonamento Premium o potreste essere investiti da una pubblicità. Toy Story incoraggiava i bambini a usare l’immaginazione; questo film li incoraggia a usare la carta di credito dei genitori.

Alissia Wilkinson ha scritto su Vox un articolo dal titolo “Non andate a vedere Emoji – Accendi le Emozioni” e nel sommario dell’articolo: «È una gigantesca pubblicità, mascherata da intrattenimento per famiglie. Tutti quelli che ci hanno lavorato dovrebbero provare vergogna». Nell’articolo ha scritto:

È un insulto, più che un film.

Darren Franich di Entertainment Weekly ha scritto:

Guardare Emoji – Accendi le Emozioni è come guardare dentro un abisso esistenziale.