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  • Venerdì 8 settembre 2017

Donne di cera scomponibili, con gli organi in bella vista

Un libro racconta la storia della "Venere anatomica", statue bellissime usate per studiare il corpo umano, che oggi sembrano inquietanti e macabre

Venerina, statua di cera scomponibile a grandezza naturale realizzata dall’officina di Clemente Susini alla Specola di Firenze per il Museo di Palazzo Poggi a Bologna (1782)
(Museo di Palazzo Poggi, Università di Bologna. Foto Joanna Ebenstein – Logos Edizioni)
Venerina, statua di cera scomponibile a grandezza naturale realizzata dall’officina di Clemente Susini alla Specola di Firenze per il Museo di Palazzo Poggi a Bologna (1782) (Museo di Palazzo Poggi, Università di Bologna. Foto Joanna Ebenstein – Logos Edizioni)

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La “Venere dei Medici” (La Venere anatomica, Logos Edizioni)

La parola che probabilmente usereste per commentare l’immagine qui sopra è “macabra”, o perlomeno “inquietante”: a molti sembrerà la scena di un film horror. All’epoca in cui venne realizzata, tra il 1780 e il 1782, questa donna in cera era considerata invece espressione della bellezza divina e insieme un utile modellino per capire com’è fatto davvero il corpo umano. È il più celebre esempio di “Venere anatomica”, qualcosa di simile ai contemporanei e asettici modelli anatomici, realizzata per evitare agli studenti di medicina e agli stessi medici di dissezionare i cadaveri per i loro studi, oltre che esposta al pubblico per istruirlo sul corpo umano.

Questa prima Venere anatomica venne realizzata da Clemente Susini per la corte dei Medici di Firenze: è a grandezza naturale, ha capelli umani, occhi di vetro ed è scomponibile in sette parti, fino a un piccolo feto raggomitolato nel grembo. Ma è soltanto l’esempio più celebre e delicato di Venere anatomica realizzato nell’officina della Specola, il museo di storia naturale di Firenze, aperto al pubblico nel 1775: finì per ospitare una riproduzione in miniatura del creato e una sorta di enciclopedia del corpo umano, con 1.400 esemplari, tra cui 18 figure a grandezza naturale. In breve le statue di cera femminili che mostravano ognuna un diverso apparato interno (quelle scomponibili, come la Venere di Susini erano molto più rare) si diffusero in tutta Europa, per tutto il secolo successivo, come racconta il libro La Venere anatomica, scritto dalla studiosa Joanna Ebenstein e appena pubblicato da Logos edizioni. Il volume è arricchito da tantissime fotografie e ripercorre la storia di quella che «Appena poco più di due secoli fa, era lo strumento perfetto per insegnare anatomia al pubblico, ma oggi non è che una bizzarria: una statua di donna di cera, seducente e realistica, rapita da un’estasi ambigua e con gli organi interni in bella vista».

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(Il Post – Logos Edizioni)