Otto cose di cui parleremo presto

Sono finite le vacanze e si ricomincia con la politica: il M5S sceglierà il suo candidato premier, si voterà in Sicilia e in Parlamento sullo Ius Soli

(AP Photo/Luca Bruno)
(AP Photo/Luca Bruno)

È arrivato settembre e insieme alle scuole ricomincia anche la politica: si tornerà presto a parlare di decreti legge, di referendum, di maggioranze, di elezioni e di voti di fiducia. Se non siete stati troppo attenti o se non vi ricordate più in che condizioni avevate lasciato il paese prima delle ferie, ecco otto cose di cui probabilmente sentirete ancora parlare nelle prossime settimane.

Il voto sullo Ius Soli
Lo Ius Soli è una nuova legge che qualora sia approvata permetterà ai figli di cittadini stranieri nati in Italia, o arrivati da bambini nel nostro paese, di ottenere la cittadinanza dopo aver completato un ciclo scolastico. Prima dell’estate era già stata approvata alla Camera e ora è in attesa di essere votata al Senato. Lo scorso luglio il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni rimandò la sua approvazione, dicendo che a causa delle resistenze da parte degli alleati centristi del governo al momento votare la legge sembrava impossibile.

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Due ragazzi assistono a una protesta della Lega Nord contro lo Ius Soli in Senato, Roma, 15 giugno 2017(Roberto Monaldo / LaPresse)

Si è tornati a parlarne perché il capogruppo dei senatori del PD, Luigi Zanda, ha detto che la legge sarà approvata entro la fine dell’autunno, se necessario con un voto di fiducia. Sullo Ius Soli il segretario del PD Matteo Renzi e diversi altri leader del partito (che sono sotto pressione per la loro gestione dura dell’immigrazione) hanno puntato molto, sottolineando nei mesi scorsi l’importanza di approvare la legge. Se il Senato non dovesse riuscirci, politicamente sarebbe una sconfitta soprattutto per il PD.

Il voto sui vitalizi
Come la legge sullo Ius Soli, anche il ricalcolo dei vitalizi dei vecchi parlamentari, la cosiddetta “proposta Richetti” dal nome del deputato del PD Matteo Richetti, rischia di non essere approvata. La legge, approvata lo scorso luglio alla Camera, prevede di “ricalcolare” con metodo contributivo le pensioni dei vecchi parlamentari che si sono ritirati quando erano ancora in vigore le generose regole retributive del passato. La proposta toccherà 2.600 parlamentari o loro familiari e comporterà in media una riduzione del 40 per cento dell’assegno pensionistico che passerà da 56.830 euro annuali a 33.568 euro. Lo Stato dovrebbe risparmiare circa 70 milioni di euro l’anno grazie a questa operazione.

Il deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista viene cacciato dalla presidente Laura Boldrini durante un dibattito sui vitalizi

Negli ultimi giorni di agosto alcuni senatori del PD ha reso pubblici i loro malumori nei confronti della legge. L’ex tesoriere del PD Ugo Sposetti, per esempio, ha detto che organizzerà una protesta dei senatori del PD. In maniera meno plateale anche il capo della Commissione lavoro al Senato, Cesare Damiano, ha fatto capire di essere contrario. Nemmeno il capogruppo Zanda sembra entusiasta all’idea di approvare la legge così com’è uscita dalla Camera. Il segretario del PD Matteo Renzi ha puntato molto sul ricalcolo e sul tema dei costi della politica in generale, soprattutto per difendersi dagli attacchi del Movimento 5 Stelle. In molti, però, considerano questa strategia passiva e sbagliata.

Le elezioni regionali in Sicilia
Il prossimo 5 novembre si voterà in Sicilia e sarà l’ultima votazione importante prima delle elezioni politiche del 2018. Per questo motivo, giornalisti e commentatori considerano le regionali siciliane una sorta di “prova generale” delle elezioni politiche, sia per quanto riguarda le alleanze con cui si presenteranno i vari partiti, sia per misurare i loro consensi.

Al momento il favorito è il Movimento 5 Stelle e il suo candidato presidente, Giancarlo Cancelleri. Il centrodestra, formato da Forza Italia, gruppi centristi, Fratelli d’Italia e Noi con Salvini, ha candidato Nello Musumeci, un politico siciliano di lunga esperienza che secondo i sondaggi ha buone possibilità di arrivare vicino a Cancelleri e potenzialmente di superarlo. Il centrosinistra invece sembra in grosse difficoltà. Il PD, le liste del sindaco di Palermo Leoluca Orlando e i centristi di Alfano appoggiano la candidatura di Fabrizio Micari, rettore dell’Università di Palermo, ma dalla coalizione si sono staccati Possibile ed MDP. Inoltre, il presidente uscente della regione, Rosario Crocetta, ha annunciato di volersi candidare da solo se non saranno fatte primarie nel centrosinistra.

Il candidato presidente del Consiglio del Movimento 5 Stelle
Il prossimo 24 settembre il Movimento 5 Stelle sceglierà il suo candidato presidente del Consiglio al termine della sua festa annuale, che quest’anno si svolgerà a Rimini. Al momento non ci sono candidature ufficiali né particolari informazioni su come si svolgerà il voto (anche se è probabile che sarà fatto online sulla piattaforma Rousseau). I giornali indicano come candidato più probabile Luigi Di Maio. Alessandro Di Battista ha detto recentemente che quasi sicuramente ci sarà più di un candidato tra cui scegliere, ma non ha specificato se sarà tra questi. Altri nomi di probabili candidati spesso indicati dai giornali sono il senatore Roberto Fico e il senatore Nicola Morra.

Il referendum in Veneto e Lombardia
Il prossimo 22 ottobre in Veneto e Lombardia si voterà per un referendum in cui verrà chiesto ai cittadini se vogliono che la giunta regionale faccia richiesta allo Stato per ottenere maggiore autonomia. L’esito del referendum non è vincolante e sulla procedura di concessione di maggiore autonomia l’ultima parola spetta al governo. Per fare richiesta di maggiore autonomia, una possibilità prevista dall’articolo 116 della Costituzione fin dal 2001 (e mai invocata da nessuna regione), non è necessario fare un referendum e in molti hanno accusato i due presidenti di regione, Roberto Maroni e Luca Zaia, entrambi della Lega Nord, di usare denaro pubblico per un referendum che in realtà è una campagna elettorale della Lega Nord.

Il Partito Democratico della Lombardia e diversi tra i suoi esponenti più importanti, come il sindaco di Bergamo Giorgio Gori (che ha già detto di volersi candidare alla regione il prossimo anno), hanno detto che voteranno Sì pur considerando strumentale la decisione della Lega Nord. La regione Emilia-Romagna, guidata dal PD, ha già fatto richiesta di maggior autonomia secondo quanto prevede l’articolo 116 della Costituzione senza fare alcune referendum.

Il Comune di Roma e l’ATAC
La città di Roma continua a trovarsi in una complessa situazione politica e finanziaria. L’incognita più grande al momento sembra il futuro di ATAC, la società municipalizzata che si occupa di trasporto pubblico. Il primo settembre la società ha fatto richiesta di “concordato preventivo”, una procedura che serve a ottenere un po’ di respiro dai proprio creditori e che è considerata un passo prima del fallimento. ATAC ha 1,35 miliardi di euro di debiti, molti dei quali con il comune di Roma. Se in seguito al concordato il comune dovesse perdere questo credito, l’intero bilancio comunale rischia di saltare.

Il Comune dovrà anche indire un referendum sulla messa a gara del trasporto pubblico a Roma, la cui richiesta è stata presentata dai Radicali Italiani che lo scorso agosto sono riusciti a raccogliere 33 mila firme per fare richiesta di un referendum consultivo. Il bilancio del Comune di Roma è un altro punto molto delicato di cui si discuterà nelle prossime settimane. L’ultimo bilancio di Roma è stato approvato la scorsa primavera, anche se con qualche difficoltà. Il ministero dell’Economia, però, non è convinto che i conti siano del tutto in ordine e ha convocato la sindaca Virginia Raggi e il suo nuovo assessore al Bilancio Gianni Lemetti, per avere dei chiarimenti.

La legge di stabilità
Entro la fine dell’anno governo e Parlamento dovranno approvare la legge di stabilità, che serve a stabilire le modifiche alle spese dello stato per l’anno successivo. Al momento siamo ancora nella fase preliminare della stesura della legge, ma sono già emerse alcune tendenze. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sembrano intenzionati a portare avanti l’introduzione di un taglio strutturale dei contributi per le aziende che assumono lavoratori giovani. Nelle loro dichiarazioni degli ultimi mesi, entrambi hanno sottolineato la necessità di iniziare a fare interventi per le giovani generazioni, quelle che hanno subito maggiormente la crisi.

FMI

Nel PD però molti chiedono anche interventi a favore dei più anziani. Lo hanno fatto sia parlamentari vicini al segretario Renzi, sia esponenti della minoranza, come Cesare Damiano. In particolare, si parla di bloccare l’aumento dell’età pensionabile che dal 2019 dovrebbe passare da 66 anni e 7 mesi a 67 anni. Si parla anche di ampliare la possibilità di ricorrere all’APE Social, che consente a chi ha fatto lavori particolarmente pesanti di andare in pensione anticipata senza dover rinunciare a una parte della propria pensione.

Il nuovo governatore della Banca d’Italia
L’incarico del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco scadrà il prossimo novembre e il governo dovrà scegliere un suo sostituto, oppure riconfermare Visco per un altro mandato. L’incarico di governatore della Banca d’Italia dura sei anni, Visco fu nominato nel 2012 in sostituzione di Mario Draghi. Sarà una scelta piuttosto complicata. Anche se non ha più i poteri del passato, la Banca d’Italia svolge ancora un importante ruolo di controllo, in particolare sulla salute delle banche più piccole del paese e il governatore di Banca d’Italia è una figura importante in un momento di grande incertezza per il settore finanziario italiano.

Ignazio Visco
Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco (ANSA)

Visco è stato spesso criticato per il suo operato come governatore ed è stato accusato in particolare di non aver mantenuto una vigilanza sufficientemente alta nel corso delle numerose crisi bancarie scoppiate negli ultimi anni. A suo vantaggio, però, c’è il fatto che è considerato un difensore del sistema bancario italiano, sia dalle critiche interne sia da quelle che arrivano dagli altri paesi europei. Anche per questa ragione, secondo molti giornali il governo starebbe pensando di confermarlo nel suo ruolo.