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  • Mercoledì 30 agosto 2017

Il museo sul giornalismo americano è di nuovo in difficoltà

Il presidente del Newseum di Washington si è dimesso, e la proprietà sta valutando se vendere l'immenso edificio che lo ospita

(SAUL LOEB/AFP/Getty Images)
(SAUL LOEB/AFP/Getty Images)

La società che possiede il Newseum, il più importante museo sul giornalismo americano, ha fatto sapere in un comunicato stampa che sta considerando l’ipotesi di vendere tutta o parte della sua sede di Washington per via di problemi finanziari. Il Newseum ha aperto nel 1997, si è spostato in una nuova e imponente sede nel 2008 e da allora soffre periodicamente di problemi di fondi: già nel 2013 il museo aveva licenziato 32 dei suoi 152 impiegati a tempo pieno e circa 80 lavoratori part time. Lunedì 28 agosto, dopo altri anni complicati e ulteriori perdite, il presidente del museo Jeffrey Herbst ha deciso di dimettersi, e la società proprietaria del Newseum ha contattato una società di consulenza per «valutare tutte le opzioni disponibili riguardo l’edificio» che ospita il museo.

Il Newseum fu aperto una prima volta ad Arlington, in Virginia, nel 1997: nel giro di pochi anni i fondatori decisero di ingrandirlo e spostarne la sede. Nel 2002 il museo originale fu chiuso e iniziarono i lavori per la nuova sede, a Washington DC in Pennsylvania Avenue (la stessa strada della Casa Bianca). L’edificio è stato progettato dagli architetti Ralph Appelbaum e James Stewart Polshek, è grande 23 mila metri quadrati e i lavori di costruzione sono costati 450 milioni di dollari. Sulla facciata c’è un pannello in pietra alto quattro piani sui cui sono scolpite 45 parole tratte dal Primo emendamento della Costituzione americana, su cui si fonda negli Stati Uniti il principio della libertà di stampa e di espressione. Il museo ospita esposizioni permanenti che raccontano la storia del giornalismo. Conserva fra le altre cose anche la più larga sezione del muro di Berlino al di fuori della Germania, una grande raccolta di prime pagine con gli accadimenti più importanti degli ultimi due secoli e un memoriale di vetro su cui sono scolpiti i nomi dei giornalisti morti in servizio, aggiornato ogni anno. C’è anche un’ampia sezione dedicata agli attentati dell’11 settembre 2001.

Il Newseum è piuttosto popolare fra i turisti e viene visitato ogni anno da oltre 800mila visitatori, un numero che però non è sufficiente a sostenere i costi di gestione e le sue attività. Sin dalla sua apertura, inoltre, è stato piuttosto criticato da alcuni giornalisti sia per i suoi costi enormi sia per l’autoreferenzialità di molte sue sezioni. Nel 2008, all’inizio di una enorme crisi finanziaria sia dell’economia mondiale sia della stampa, l’allora direttore del Guardian Alan Rusbridger scrisse che il Newseum era stato inaugurato «con un tempismo geniale oppure comicamente disastroso». Jack Shafer, esperto giornalista politico che ha lavorato fra gli altri per Reuters e Slate, si è detto contento della crisi del museo e ha invitato la proprietà a «vendere tutti gli spazi alla prima opportunità e a investire i guadagni nel produrre giornalismo, invece che preservare quello del passato»