Che tipi sono i volontari del Meeting di Rimini

VICE ha parlato con alcuni dei 1.200 ragazzi che aiutano a tenere in piedi il tradizionale raduno di Comunione e Liberazione

(Palazzo Chigi/Tiberio Barchielli)
(Palazzo Chigi/Tiberio Barchielli)

Jeffrey Zani ha intervistato per VICE alcuni fra i 1.200 volontari che stanno lavorando al Meeting di Rimini, il tradizionale raduno annuale di Comunione e Liberazione, una potente e controversa associazione cattolica che conta migliaia di fedeli. Parlando con Zani, i volontari hanno raccontato cosa li ha spinti a dare una mano all’organizzazione e descritto la loro vita all’interno della comunità di CL. Quest’anno il Meeting è iniziato il 20 agosto e si concluderà oggi: fra gli altri hanno partecipato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, il ministro degli Esteri Angelino Alfano e il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg.

I relatori cambiano, ma la costante sono i giovani volontari. “Il Meeting copre una quota dei costi per albergo e pasti, mentre l’altra parte pesa su di loro,” spiega Marinella, 59enne riminese, qui per coordinare l’attività dei ragazzi. “I giovani sono circa 1.200 e vanno dai 16 anni in su, includono gli studenti delle superiori e gli universitari.” Si occupano delle pulizie, della sicurezza, della cucina e altro ancora.

Affrontare il Meeting, per chi non è di CL, significa mettere in discussione un’immagine che, dall’esterno, non è delle migliori—e per questo, nonostante l’evento sia aperto a tutti, i partecipanti e i volontari sono soprattutto ciellini. A essere responsabili di questa immagine sono state figure pubbliche legate al movimento. Come un sacerdote di Cremona con la passione per le auto di lusso soprannominato Don Mercedes, ‘spretato’ dal Vaticano il 20 maggio scorso dopo una condanna per pedofilia. Come Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia, in passato nei guai per corruzione. Come l’ex ministro Maurizio Lupi, fuori dal governo nel 2015 perché tirato in ballo, anche se non indagato, in quello che è stato chiamato lo “scandalo Grandi Opere”, lente d’ingrandimento della magistratura sugli appalti pubblici.

Ne parlo con Stefano, 25 anni, studente di Fisica a Milano, in Statale. Di famiglia ciellina, è a Rimini per occuparsi della sorveglianza nelle ore notturne. “A livello di reputazione ci sono diversi casini e spesso, purtroppo, sono veri. Quella roba non mi rappresenta, secondo te mi piacciono i bambini? Succede anche in politica, all’università i non ciellini mi dicono che il movimento è tutta una mafia,” racconta. “Mi fa dolore perché si creano dei pregiudizi, vengo associato a cose con le quali non c’entro niente. Sono guardato male perché credo, perché mi faccio certe domande».

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