Il Village Voice, la famosa rivista culturale di New York, non uscirà più in formato cartaceo

Village Voice
(DON EMMERT/AFP/Getty Images)
Village Voice (DON EMMERT/AFP/Getty Images)

Il Village Voice – lo storico settimanale del Greenwich Village di New York, simbolo della contro-cultura degli anni Sessanta e Settanta – non uscirà più in formato cartaceo dopo 62 anni dalla fondazione e manterrà soltanto il sito online. Fondato nel 1955 da Dan Wolf, Ed Fancher e lo scrittore della Beat Generation Norman Mailer, e distribuito gratuitamente, divenne un punto di riferimento per il mondo culturale e artistico dei vent’anni successivi e raccontò la sferzante vita bohémien e punk dell’epoca, finendo per vincere tre premi Pulitzer.

Nel 2005 fu comprato da Voice Media Group e molti dei suoi più famosi collaboratori se ne andarono o vennero licenziati. Negli ultimi dieci anni il giornale si è progressivamente spento, mentre anche il Village si ripuliva e normalizzava. Peter Barbey, fan della rivista e ricco imprenditore della famiglia Barbey (che stando a Forbes è la 48esima più ricca degli Stati Uniti) l’ha comprata nel 2015 con l’intento di riportarla alla vecchia gloria. È lui che ha deciso di concentrarsi solo sulla versione online, convinto che la cosa più importante della rivista non fosse il supporto o la frequenza con cui usciva ma «l’essere una voce viva che mutava di continuo, che rispecchiava lo spirito del tempo e il mondo che le cambiava attorno: voglio che il Village Voice rappresenti questo per la nuova generazione e quelle a venire».