L’attivista di Hong Kong Joshua Wong è stato condannato a sei mesi di carcere

Insieme ad altri due leader del movimento degli ombrelli, che dal 2014 chiede più democrazia: non potrà candidarsi alle elezioni per cinque anni

Nathan Law (a sinistra), Joshua Wong (al centro) e Alex Chow prima della lettura della sentenza, il 17 agosto 2017 a Hong Kong. (ANTHONY WALLACE/AFP/Getty Images)
Nathan Law (a sinistra), Joshua Wong (al centro) e Alex Chow prima della lettura della sentenza, il 17 agosto 2017 a Hong Kong. (ANTHONY WALLACE/AFP/Getty Images)

Una corte d’appello di Hong Kong ha condannato al carcere tre tra i principali attivisti del cosiddetto “movimento degli ombrelli”, che a partire dal 2014 organizzò grandi proteste per chiedere più democrazia nella regione ad amministrazione speciale cinese. Tra gli attivisti condannati c’è Joshua Wong, probabilmente il più famoso attivista di Hong Kong, che ha vent’anni ed è stato condannato a otto mesi di carcere, ridotti a sei perché ha già svolto un periodo di servizi sociali. La sentenza implica anche che Wang non potrà partecipare alle elezioni amministrative per i prossimi cinque anni.

Gli altri due attivisti sono Nathan Law, 24 anni, e Alex Chow, 26 anni, condannati rispettivamente a 10 mesi, ridotti a 8, e a 8 mesi, ridotti a 7. Wong, Law e Chow erano stati condannati in primo grado per manifestazioni non autorizzate l’anno scorso, ma il governo di Hong Kong, con una decisione insolita, aveva fatto ricorso contro la sentenza perché la considerava troppo morbida. L’episodio che ha provocato la condanna risale al 26 settembre 2014, quando i tre avevano scavalcato insieme ad altri studenti una recinzione del parlamento di Hong Kong, occupandone il cortile: erano stati sgombrati dalla polizia, e da lì erano cominciate le grandi manifestazioni di piazza a cui avevano partecipato migliaia di persone.

Il governo di Hong Kong ha respinto le accuse delle opposizioni secondo le quali la sentenza è motivata da ragioni politiche. Wong ha commentato la condanna su Twitter, scrivendo: «Potete rinchiudere i nostri corpi, ma non le nostre menti! Vogliamo democrazia a Hong Kong. E non ci fermeremo. Ci vediamo presto».