«Ci hanno detto di saltare»

La scorsa settimana decine di migranti sono stati costretti a buttarsi in mare di fronte alle coste dello Yemen, minacciati dai trafficanti: il Guardian ha parlato con i sopravvissuti

(AP Photo/Hani Mohammed)
(AP Photo/Hani Mohammed)

Il Guardian ha parlato con alcuni dei migranti che si trovavano a bordo della barca che la scorsa settimana è stata coinvolta in un grave episodio di violenza di fronte alle coste dello Yemen. Sulla barca c’erano più di 100 persone – uomini, donne e bambini – che stavano cercando di raggiungere lo Yemen, e poi l’Europa: erano partiti dal porto di Bosaso, in Somaliland, ed erano per lo più somali. A un certo punto, quando la barca si trovava di fronte allo Yemen, i trafficanti hanno detto ai migranti che non sarebbero riusciti ad arrivare a terra, e li hanno costretti a buttarsi in mare: sono morte almeno 50 persone, ma il numero potrebbe salire.

Abdirahim Ilmi Aano, 25 anni, ha raccontato al Guardian quello che è successo:

«I trafficanti ci hanno detto che era molto rischioso avvicinarsi alle coste, perché le autorità yemenite avevano già arrestato altri trafficanti. Così ci hanno detto di saltare. Alcune persone hanno urlato e pregato i trafficanti di tenerli a bordo, ma loro si sono rifiutati e hanno cominciato a picchiare le persone con dei bastoni. Avevano dei fucili AK-47, tutti avevano paura di opporsi a quello che dicevano i trafficanti, e così le persone hanno cominciato a buttarsi in mare.»

L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni stima che da gennaio di quest’anno circa 55mila migranti abbiano lasciato il Corno d’Africa, dove si trova la Somalia, per arrivare fino alle coste yemenite. Più di 30mila di questi migranti sono minorenni somali e etiopi, e un terzo sono donne. Una volta arrivati in Yemen, molti migranti cercano di raggiungere uno dei paesi del Golfo Persico alla ricerca di migliori opportunità economiche, mentre altri ripartono per altre destinazioni, tra cui l’Europa.