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  • Mercoledì 9 agosto 2017

In Kenya è avanti Uhuru Kenyatta

Con l'80 per cento delle schede scrutinate, l'attuale presidente è dato al 55 per cento e quindi vicino alla rielezione: il suo rivale ha già contestato i risultati

Il presidente kenyano Uhuru Kenyatta (AP Photo/Ben Curtis)
Il presidente kenyano Uhuru Kenyatta (AP Photo/Ben Curtis)

In Kenya con l’80 per cento delle schede scrutinate, l’attuale presidente Uhuru Kenyatta ha ottenuto il 55 per cento dei voti, mentre il suo principale e storico rivale, Raila Odinga, il 44 per cento. I dati delle elezioni presidenziali che si sono tenute ieri in Kenya non sono ancora definitivi e la commissione elettorale del paese ha invitato ad aspettare lo scrutinio completo, per evitare scontri e violenze tra gruppi rivali. L’opposizione guidata da Odinga, comunque, ha già commentato i dati parziali: ha detto che il governo non ha fornito alcun documento che ne testimoni la veridicità, e ha aggiunto: «Abbiamo le nostre proiezioni, fatte dai nostri uomini, che mostrano che finora siamo avanti noi». Odinga ha anche detto che alcuni hacker si sarebbero infiltrati nel database della commissione elettorale per manipolare i risultati.

Per Kenyatta e Odinga sarebbe importante vincere con oltre il 50 per cento dei voti, e con almeno il 25 per cento dei voti in metà delle 47 contee del Kenya, perché eviterebbero il ballottaggio.

I candidati che si sono presentati alle elezioni presidenziali sono otto, ma solo Kenyatta e Odinga hanno delle reali possibilità di vincere. La rivalità tra questi due candidati ha condizionato la politica kenyana degli ultimi anni, ma la rivalità tra le famiglie Kenyatta e Odinga ha segnato la storia politica del Kenya dell’ultimo mezzo secolo: Kenyatta è il figlio del primo presidente del paese, Odinga del primo vice-presidente. I due si erano già sfidati alle elezioni del 2013 ed era finita con un ricorso di Odinga alla Corte Suprema per il sospetto che ci fossero stati dei brogli. Alla fine l’aveva spuntata Kenyatta, ma il rapporto tra i due era rimasto molto teso.

Il fatto che Odinga finora non abbia riconosciuto i risultati parziali delle elezioni fa temere che si possano ripetere le violenze successe dopo le elezioni del 2007, quando Odinga denunciò brogli elettorali dopo che era stato sconfitto dal suo rivale, Mwai Kibaki. Negli scontri furono uccise più di mille persone e altre 500mila furono costrette a lasciare le loro case. La situazione si sbloccò solo dopo l’intervento dell’ONU, che nel febbraio 2008 spinse i due candidati a trovare un accordo: fu creato l’incarico di primo ministro, attribuito a Odinga, mentre Kibaki fu confermato presidente.