9 cose sul quarto episodio della settima stagione di “Game of Thrones”

Che è stato uno dei più belli e spettacolari di sempre, secondo praticamente tutti

Il quarto episodio della settima stagione di Game of Thrones è molto probabilmente uno dei migliori di sempre, fin qui: su IMDb ha una valutazione di 9,9 su 10, basata su oltre 30mila recensioni arrivate in soli due giorni. Potrebbe giocarsela con “Battle of the Bastards”, che ha lo stesso punteggio ma quasi 150mila recensioni: diamogli tempo. Intanto, ci sono come al solito (e più del solito) un sacco di cose di cui parlare, per elaborare insieme quei venti minuti di battaglia da tachicardia e moltissimi rimandi alle vecchie stagioni che probabilmente vi siete persi.

Chi aveva paura che questa stagione – come quelle precedenti – partisse molto lenta per poi ammassare i fuochi d’artificio negli ultimi due episodi si sbagliava. Spiace smorzare l’entusiasmo, ma il fatto che abbiamo visto il quarto episodio della settima stagione di Game of Thrones significa che ne mancano soltanto tre alla fine di questa stagione, e soltanto nove alla fine di tutto Game of Thrones.

Dove sono tutti

Ci sono stati parecchi movimenti in questa prima parte della settima stagione, ed è utile fare un ripasso di dove sono attualmente i vari personaggi. Intanto: chiunque conti qualcosa è a Westeros. È probabile che vedremo poco di Essos d’ora in poi, perché quello che deve succedere succederà nei Sette Regni. Questo significa che è più facile tenere a mente le varie posizioni dei protagonisti.

Arya, Sansa, Bran, Ditocorto, Brienne e Pod sono a Winterfell (Grande Inverno), nel nord. Jon Snow, Davos, Theon, Missandei, Melisandre e Varys (forse: non si può mai essere certi di dov’è Varys) sono a Dragonstone (Roccia del Drago), l’isola poco a nord est di King’s Landing (Approdo del Re), dove si trova tra gli altri Cersei. Quindi le due regine sono molto più vicine di quanto pensiate, probabilmente. La battaglia di questo episodio si è svolta da qualche parte tra Highgarden (Alto Giardino), nel sud ovest, e King’s Landing: ma molto più vicino alla seconda, dalle parti del fiume Blackwater. Verme Grigio è bloccato a Casterly Rock (Castel Granito), più o meno all’altezza di King’s Landing, ma sulla costa occidentale di Westeros. Quella è anche l’ultima posizione conosciuta della flotta di Euron Greyjoy, che ha attaccato quella degli Immacolati e dovrebbe avere con sé Yara Greyjoy. Poi ci sono ovviamente gli Estranei, oltre il Muro, che diversi indizi suggeriscono si stiano spostando verso est per aggirarlo passando da Eastwatch-by-the-sea. Poi c’è Sam (e Jorah, che però sta andando da Daenerys) a Oldtown (Città Vecchia), a sud ovest.

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Ok, ora possiamo parlare della battaglia

C’è un video diffuso da HBO che spiega un sacco di cose interessanti su com’è stata pensata e poi girata. Chi ci ha lavorato ha detto che è stata più difficile della “Battaglia dei Bastardi” della sesta stagione, e non è difficile immaginare perché: DROGON. Per una ripresa sono stati fatti bruciare venti stuntman contemporaneamente, un record nella storia della televisione e un’operazione comprensibilmente molto pericolosa. Nel video che mostra quel momento delle riprese si avverte infatti una grande tensione.

Il regista dell’episodio, al suo debutto in Game of Thrones, è Matt Shakman, che finora ha girato molti episodi di C’è sempre il sole a Philadelphia e alcuni di Mad MenFargo. Quello che ha fatto per il quarto episodio è piaciuto moltissimo ai critici: tra le altre cose, le scene che precedono la comparsa dei Dothraki all’orizzonte, con l’esercito dei Lannister che si prepara ad affrontare un nemico che non conosce e che lo spaventa. E poi ovviamente sono piaciuti tutti i virtuosismi tecnici della scena, che vengono fuori dal video di HBO (tra le altre cose: com’è venuto in mente di far alzare i Dothraki a cavallo per tirare le frecce).

Ma soprattutto, Shakman è stato lodato per la decisione di raccontare la battaglia dal punto di vista di Jaime, cioè di quello che ne uscirà sconfitto. Il risultato è che lo spettatore non sa bene per chi tifare: i buoni sono certo quelli di Daenerys, ma Jaime è un personaggio ormai positivo, e la violenza e brutalità dell’attacco di Drogon spingono a empatizzare con gli uomini dei Lannister. L’indecisione e lo spaesamento dello spettatore sono rispecchiati benissimo da quello che prova Tyrion osservando la battaglia da una collina: da una parte c’è la sua regina, dall’altra suo fratello (a cui vuole bene) e i suoi vecchi uomini, che vede bruciare vivi. «Scappa, idiota».

Come aveva detto Ser Jorah Mormont nella quarta stagione, quindi: «È facile vedere i nemici come cattivi, ma c’è del buono e del cattivo in ogni fronte di ogni guerra mai combattuta». Se Daenerys quindi era uscita sconfitta dallo scorso episodio, questa volta ha vinto nettamente, anche perché dal trailer del prossimo episodio sembra che Drogon si sia ripreso (e quindi gli arpioni non erano avvelenati, pare). Ma è anche vero che si sta incattivendo, non sta ascoltando i suoi consiglieri, e potrebbe mettersi in qualche guaio. Cersei dal canto suo ha subito una bella batosta, soprattutto perché Drogon ha bruciato tutti i rifornimenti di cibo che dovevano arrivare ad Approdo del Re, che a questo punto potrebbe non poter resistere a un assedio.

E no, ovviamente Jaime non è morto. Vero? Vero?!

E questo pugnale?

Gli sceneggiatori ci hanno fatto capire non proprio sottilmente che questo pugnale di Bran è molto importante, anche se non si capisce esattamente perché. È fatto di acciaio di Valyria, un’antica lega che forse contiene Vetro di Drago ed era forgiato proprio col fuoco dei draghi, e che è l’unico materiale in grado di uccidere gli Estranei. Ci sono diverse spade in acciaio di Valyria: una ce l’ha Jon Snow, una Sam, una Jaime e una Brienne. In più c’è questo pugnale, che è lo stesso usato nella prima stagione dall’assassino che provò a uccidere Bran Stark, ma che fu fermato dalla madre Catelyn e dal metalupo Summer. Catelyn andò ad Approdo del Re per avvertire suo marito Ned, e lì Ditocorto (alla presenza di Varys) le disse che quel coltello era suo, ma che l’aveva perso in una scommessa con Tyrion Lannister. Da quel colloquio con Ditocorto cominciarono un bel po’ dei guai di Game of Thrones, visto che Catelyn fece arrestare Tyrion mettendo per la prima volta l’una contro l’altra la famiglia Stark e i Lannister.

È improbabile però che Ditocorto dicesse la verità, sostenendo che il pugnale sia finito nelle mani di Tyrion: dai libri sappiamo che la scommessa riguardava un duello tra Loras Tyrell e Jaime Lannister, vinto dal primo. Questo vorrebbe dire che Tyrion ha scommesso contro suo fratello, cosa che non avrebbe mai fatto. Si scopre allora che fu Robert Baratheon a scommettere con Ditocorto, vincendo il pugnale. In molti sospettano poi sia finito nelle mani di Joffrey, che avrebbe ordinato l’omicidio di Bran, forse per impressionare il re Robert (suo padre, o almeno lui lo pensava). Quando aveva ricevuto la sua spada, “Lamento di Vedova”, Joffrey aveva infatti detto: «Conosco già l’acciaio di Valyria».

Il pugnale poi scompare da Game of Thrones: o se lo era tenuto Ned fino alla sua decapitazione, oppure ce l’aveva con sé Catelyn fino alla sua morte durante le Nozze Rosse: come ha fatto Ditocorto a tornarne in possesso? Perché Ditocorto lo ha dato a Bran? Forse per ingraziarselo. E soprattutto perché è così importante? È probabile che serva a spiegare chi fu a ordinare l’assassinio di Bran, ma anche che quest’ultimo lo abbia dato ad Arya perché sa che è diventata una formidabile assassina: potrebbe usarlo per uccidere un Estraneo, cosa che sarebbe piuttosto emozionante.

Bran non è più Bran, il caos è una scala

Dopo aver perso un fratello, visto morire Hodor e un metalupo, affrontato non morti ed Estranei, aver vagato per mesi nel freddo e nella neve oltre il Muro, il tutto trainando una barella con un adolescente paralizzato in piena crescita puberale, Meera Reed ha ricevuto da Bran un freddo “grazie”. Lì capisce che Bran non è più Bran: il ragazzo che conosceva è morto nella caverna dell’attacco degli Estranei, e ora il suo posto è stato preso dal Corvo dai Tre Occhi, qualunque cosa esso sia. Lo stesso Bran/non Bran sembra ammetterlo. Ed è l’unica spiegazione al suo comportamento da sociopatico, quello che gli ha fatto rievocare davanti a Sansa la notte del suo stupro, invece di dirle alcune delle cose incredibili che sa (tipo che Jon è un Targaryen, o che Ditocorto ha cospirato per fare uccidere loro padre, o che gli Estranei sono più vicini di quanto la gente pensi).

C’è però qualcuno al quale Bran ha fatto capire di saperla lunga (cioè di sapere tutto, potenzialmente, perché può vedere attraverso il tempo e lo spazio): è Ditocorto, al quale durante il loro colloquio dice «il caos è una scala». Forse avete visto la faccia spaventata di Ditocorto – che per una volta non fa il suo solito ghigno – e non avete capito il motivo: dovete tornare indietro fino alla terza stagione, quando Ditocorto disse la stessa cosa a Varys spiegandogli il suo diabolico piano per far scannare tra di loro i Lannister e gli Stark e ottenere il potere. Ditocorto che, quindi, ora sa che Bran sa.

C’è qualcosa di più bello di questo combattimento?

Probabilmente prima di parlarne volete rivederlo dall’inizio, e per fortuna HBO lo ha messo su YouTube.

Se volete, c’è chi ha approfondito molto dettagliatamente (molto, dettagliatamente) lo stile di combattimento di Arya. Molti movimenti sono evidentemente (o almeno evidentemente per chi di lavoro parla di Game of Thrones su Reddit) ispirati a quelli che nel corso di queste sette stagioni sono stati i maestri di Arya. Syrio Forel, ovviamente (RIP Syrio).

Ma si vede che ha imparato quali punti dell’avversario colpire anche dai combattimenti con il Mastino.

Ed è servito anche provare a uccidersi ripetutamente con l’Orfana.

Jon e Daenerys sono fatti l’uno per l’altra

OK, sono parenti, sono zia e nipote, OK. Rimangono comunque una gran coppia: anche perché in questo episodio si vede che pensano allo stesso modo.

Ma anche.

Forse Ygritte non avrebbe preso bene il fatto che Jon abbia portato Daenerys in una grotta, ma la scena in cui li si vede uscire insieme sembra mostrare una coppia reale: e forse c’è un significato nascosto nel fatto che Jon sia illuminato da una torcia infuocata e Daenerys invece da una luce più glaciale, invertendo gli elementi che li contraddistinguono (e che danno il nome alla saga di libri di George R.R. Martin, Le cronache del ghiaccio e del fuoco).

Avete già visto quei simboli nella grotta

Non è una domanda, li avete già visti. Jon li presenta a Daenerys come segni incisi nella roccia dai Figli della Foresta, durante il periodo in cui combatterono contro gli Estranei (che avevano creato loro stessi) insieme ai Primi Uomini. Sono girandole, spirali e cerchi concentrici che sono già stati mostrati in diverse occasioni.

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Quasi sempre c’entravano i morti lasciati indietro dagli Estranei.

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E a ulteriore prova del fatto che è un bel po’ che gli sceneggiatori di Game of Thrones ci preparano al fatto che Jon e Danerys sono legati.

Stannis Baratheon era un grammar nazi, ora lo è un po’ anche Davos

Nel quarto episodio Jon chiede a Davos quanti uomini ci sono al nord: «10mila? Meno?». Facendolo, però, usa nella versione originale la parola less, che si usa per le quantità non numerabili: la parola giusta da usare è fewer, e infatti Davos lo corregge, senza che Jon capisca. Gli era capitata la stessa cosa quando era consigliere Stannis, a ruoli invertiti: se ricordate Davos non sapeva leggere, e glielo stava insegnando Shireen.

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E il trailer del prossimo episodio: dobbiamo preoccuparci di Daenerys?