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  • Mercoledì 26 luglio 2017

Sono stati eseguiti due mandati di arresto contro i presunti mandanti dell’omicidio dei carabinieri Fava e Garofalo in Calabria nel 1994

I due carabinieri uccisi in un agguato del 1994 in Calabria. L'appuntato Vincenzo Garofalo (sinistra) di 34 anni e l'appuntato scelto Antonio Fava (destra) 37 anni (ANSAOLDPIX)
I due carabinieri uccisi in un agguato del 1994 in Calabria. L'appuntato Vincenzo Garofalo (sinistra) di 34 anni e l'appuntato scelto Antonio Fava (destra) 37 anni (ANSAOLDPIX)

Mercoledì 26 luglio sono stati eseguiti due mandati di arresto nei confronti di due persone accusate di essere i mandanti dell’omicidio dei carabinieri Antonio Fava e Giuseppe Garofalo, avvenuto il 18 gennaio del 1994, lungo l’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Rocco Santo Filippone, 77 anni, è stato arrestato nella sua casa di Melicucco e secondo gli inquirenti è legato alla potente cosca della ‘ndrangheta dei Piromalli di Gioia Tauro. Il secondo mandato di arresto è stato notificato in carcere a Giuseppe Graviano, il capo del mandamento palermitano di Brancaccio arrestato nel gennaio 1994 a Milano e considerato, con il fratello, l’ideatore della campagna di stragi di Cosa Nostra tra il 1992 e 1993. L’accusa per Graviano e Filippone è di aver partecipato, nel periodo in cui morirono i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, all’organizzazione di altri omicidi e tentati omicidi avvenuti in Calabria.

Gli arresti sono avvenuti all’interno dell’inchiesta chiamata «’ndrangheta stragista», che dura da quattro anni e a cui hanno lavorato il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Francesco Curcio, e i poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria. Durante le indagini sono stati riascoltati decine di pentiti e collaboratori di giustizia, tra cui Antonino Lo Giudice e Giovanni Brusca. Per arrivare ai due arresti di questa mattina sarebbero poi state decisive le dichiarazioni fatte in altri processi da Gaspare Spatuzza. Per l’omicidio dei due carabinieri, all’epoca, furono condannate altre due persone per l’esecuzione materiale: Consolato Villani e Giuseppe Calabrò.

La direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha concluso che gli attentati del ’94 ai carabinieri, quello in cui morirono Fava e Garofalo e altri due in quello stesso periodo contro altri membri dell’Arma, «non vanno letti in maniera isolata, ma vanno inseriti in un contesto di più ampio respiro e di carattere nazionale nell’ambito di un progetto criminale in stretta sintonia con Cosa Nostra il cui obiettivo era l’attuazione di un piano di destabilizzazione del Paese con modalità terroristiche». Nel periodo delle stragi degli anni Novanta ci sarebbe dunque stata un’alleanza tra ‘ndrangheta e Cosa Nostra.

Lo scorso gennaio il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, aveva annunciato possibili svolte nelle indagini e aveva detto: «In quel periodo ci furono altri tentativi di omicidio nei confronti di militari dell’Arma: un piano di adesione a quello stragista su cui, come Procura di Reggio, abbiamo lavorato e spero a breve di avere delle notizie da potervi riferire. Al momento, ci sono due condannati, ma la storia giudiziaria non ci ha ancora aperto quella pagina di verità che vorremmo fosse scritta».