La Lega rischia di dover restituire 49 milioni di euro allo Stato

A causa della condanna a Bossi e Belsito per la truffa sui rimborsi elettorali: se la condanna diventerà definitiva, il partito rischia la bancarotta

(ANSA / MATTEO BAZZI)
(ANSA / MATTEO BAZZI)

Lunedì il tribunale di Genova ha condannato per truffa ai danni dello Stato il fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi, e l’ex tesoriere del partito, Francesco Belsito, oltre ad altri tre dipendenti del partito e due imprenditori coinvolti nello scandalo dei rimborsi falsi che nel 2012 coinvolse il partito e la famiglia Bossi. Ma c’è una decisione ancora più grave per il futuro del partito: il tribunale ha deciso di procedere alla confisca di 49 milioni di euro al partito, a titolo di risarcimento per i rimborsi ingiustamente riscossi nel periodo 2008-2010. «Mi viene da ridere», ha detto al Corriere della Sera l’attuale segretario Matteo Salvini. «Al massimo possiamo pagare 49 euro».

Secondo l’ultimo bilancio del partito, chiuso pochi giorni fa, la Lega Nord ha a disposizione liquidità per appena 165 mila euro, beni patrimoniali per 5 milioni e 671 mila euro, soprattutto sotto forma di immobili come le sedi di partito, mentre i debiti sono pari a 1 milione e 569 mila euro. A causa di questa situazione, la Lega ha licenziato cinque dipendenti, che sono passati così da 34 a 29, per i quali ha chiesto la cassa integrazione anche per il 2017 (lo erano già dal 2016).

Per la Lega Nord la fortuna, diciamo, è che – come scrive sul Corriere della Sera Luigi Ferrarella – «la confisca, essendo in primo grado, non è immediatamente esecutiva». La Corte Europea ha infatti stabilito nel 2013 che le confische non possono avvenire se non in seguito a una sentenza di condanna definitiva. La condanna, che potrebbe mandare in bancarotta il partito, non sarà esecutiva fino al termine del processo di Cassazione, che potrebbe richiedere ancora un paio di anni.

Nel frattempo è probabile che Bossi e Belsito riescano a beneficiare della prescrizione, che cancellerà le loro condanne. Ferrarella precisa però che questo scenario non migliora molto le prospettive per la Lega Nord. La Cassazione, infatti, ha stabilito in una sentenza precedente che la prescrizione non cancella la confisca del profitto ingiustamente conseguito. In altre parole l’unica possibilità per la Lega Nord per evitare il rimborso è che Belsito e Bossi vengano assolti o che la sentenza di appello riduca di molto l’importo della confisca.

Le possibilità che la Lega Nord riesca a trovare anche soltanto una decina di milioni di euro sembrano infatti piuttosto scarse. Come tutti i partiti, anche quello guidato da Salvini si trova in grosse difficoltà economiche a causa dell’abolizione dei rimborsi elettorali nel dicembre 2013, durante il governo Letta. Per i partiti è stato un cambiamento epocale. Come ricorda oggi Sergio Rizzo su Repubblica, in precedenza il rimborso elettorale (calcolato sul numero di voti raccolti da ogni partito alle elezioni politiche) era così ampio da coprire più che ampiamente non solo le spese per le campagne elettorali, ma anche la gestione quotidiana della complessa macchina amministrativa dei vari partiti.

Nel 2008, le spese elettorali dichiarate [dalla Lega Nord] erano però salite a tre milioni e mezzo e i rimborsi, per l’intera legislatura, tenetevi forte, a quasi 38 milioni. I partiti nuotavano nell’oro. Tutti. Rifondazione comunista dichiarò di aver investito in campagna elettorale 2,7 milioni, per incassare 35 milioni e mezzo di rimborsi. Mentre il Partito democratico spendeva 18,4 e intascava 180,2 e il Popolo della libertà di Silvio Berlusconi stracciava ogni record, con una spesa monstre di 68,4 milioni che però gli avrebbe fruttato rimborsi per 206,5.

Dalla fine del 2013 il sistema dei rimborsi è stato gradualmente sostituito dalle donazioni volontarie. Oggi tutti i cittadini possono decidere di versare lo 2 per mille della loro IRPEF ai partiti politici (se siete interessati a versare il vostro 2 per mille alla Lega Nord, il sito ufficiale della campagna si chiama www.duepermilleruspa.com). Si tratta pur sempre di un finanziamento pubblico, visto che anche quel 2 per mille sono soldi che spetterebbero allo stato, ma, visto che pochissime persone decidono di donare ai partiti, le risorse raccolte sono diminuite enormemente. La Lega, ad esempio, nel 2016 ha ricevuto dal 2 per mille poco più di 1,4 milioni di euro, cioè circa un quinto di quanto riceveva prima dell’abolizione del rimborso elettorale.