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  • Domenica 23 luglio 2017

Cosa vuol dire partorire su un barcone di migranti

Annalisa Camilli di Internazionale ha raccontato la storia di una donna a cui è capitato pochi giorni fa, subito prima di essere soccorsa

Craig Spencer, un medico di Medici Senza Frontiere, tiene in braccio un neonato sulla nave Aquarius, il 27 giugno 2017 (Lena Klimkeit/picture-alliance/dpa/AP Images)
Craig Spencer, un medico di Medici Senza Frontiere, tiene in braccio un neonato sulla nave Aquarius, il 27 giugno 2017 (Lena Klimkeit/picture-alliance/dpa/AP Images)

Da alcuni giorni la giornalista di Internazionale Annalisa Camilli si trova a bordo di Aquarius, una nave per il salvataggio dei migranti nel Mediterraneo delle organizzazioni SOS Méditerranée e Medici Senza Frontiere, e sta tenendo una specie di diario sulle operazioni di soccorso e la vita a bordo della nave. Il suo ultimo articolo parla delle donne costrette a partorire mentre cercano di raggiungere l’Europa sulle imbarcazioni dei trafficanti di esseri umani. Tra il 10 e il 20 per cento delle persone che vengono soccorse in mare è una donna e il 10 per cento di loro è incinta. Dal 2015 a oggi sulla nave Aquarius sono nati cinque bambini. Le navi di Medici Senza Frontiere sono le uniche che dispongono di ostetriche, fra quelle delle ong che soccorrono i migranti.

Quando i soccorritori si sono avvicinati alla piccola imbarcazione di legno che trasportava circa cento persone in mezzo al mar Mediterraneo hanno visto dei piedini spuntare da sotto una coperta.

Con la radio di bordo hanno avvisato i medici sul ponte della nave Aquarius della presenza di un neonato tra i naufraghi. “Prendete il bambino”, ha detto una voce alla radio. “Impossibile, il bambino è ancora attaccato con il cordone ombelicale alla madre”, hanno risposto dal gommone.

Constance, una donna del Camerun di 22 anni, era mezza nuda al centro dell’imbarcazione, stretta tra gli altri. Teneva il bambino appena nato avvolto con una maglietta che qualcuno le aveva prestato. “Abbiamo cercato di coprirla con delle coperte e l’abbiamo portata prima sul gommone e poi a bordo”, racconta Rocco Aiello, uno dei soccorritori di Sos Méditerranée.

Entrare sotto coperta nella nave Aquarius è come scivolare nella pancia di una balena: corridoi lunghi, scale ripide e strette conducono nelle piccole sale che sono usate dai medici per visitare i migranti soccorsi in mare. Il cuore della nave è una stanza rettangolare con i pavimenti di linoleum grigio, in cui vengono portate le donne e i bambini. La chiamano shelter, rifugio. Nel rifugio gli uomini non possono entrare.

“Dopo che Costance e suo figlio sono stati trasportati a bordo abbiamo tagliato il cordone ombelicale e abbiamo aiutato la donna a espellere la placenta. Constance aveva partorito da sola in mezzo al Mediterraneo senza nessun aiuto qualche ora prima. Nonostante tutto, le condizioni di salute della mamma e del bambino erano ottime”, racconta l’ostetrica.

(Continua a leggere sul sito di Internazionale)

The women sector inside the Aquarius ship before leaving Brindisi’s port. #sar #sarzone

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