Un’altra sirena è possibile

In Malawi ne stanno sperimentando una diversa da quella classica, basata su una cosa che proprio non riusciamo a ignorare: le urla

(Horst Galuschka/picture-alliance/dpa/AP Images)
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Un’organizzazione umanitaria in Malawi (Africa) ha iniziato a sperimentare una nuova sirena che, a differenza di quelle classiche, sfrutta suoni che stimolano i centri che gestiscono le emozioni nel nostro cervello, attirando molto di più l’attenzione di chi le sente passare. La Elizabeth Taylor Aids Foundation (ETAF), che è stata fondata nel 1991 dall’attrice Elizabeth Taylor e si occupa soprattutto di prevenzione dell’AIDS, ha montato le nuove sirene su un suo veicolo con il quale passa nei villaggi, ricordando alla popolazione l’importanza dei test e dei controlli sanitari per limitare la diffusione dell’HIV, il virus che causa l’AIDS.

Nella sola area di Mulanje si stima che il 17 per cento della popolazione abbia contratto il virus dell’HIV (non tutti sono malati, alcuni sono portatori sani). L’ETAF si occupa di loro e cerca di contenere la diffusione del virus, con soluzioni creative come quelle del nuovo sistema di allarme.

La sirena montata sul veicolo produce un suono diverso da quello bitonale che si sente di solito quando passa un mezzo di emergenza, come un’ambulanza o un camion dei vigili del fuoco. Il suono prodotto è una via di mezzo tra il rumore che fa il sintonizzatore di una vecchia radio analogica, quando si passa rapidamente da una stazione a un’altra, e quello di un sintetizzatore. Il suono è alternato a brevi istanti di rumore bianco, lo “sfrigolio” che si sente di solito quando una radio non prende il segnale.

Questa è una registrazione dei suoni che fa la sirena, udibili all’inizio e alla fine, mentre nel mezzo c’è una breve registrazione di un annunciatore dell’ETAF:

Come spiega Chris Baraniuk su BBC Future, il suono della sirena è stato creato basandosi sulle ricerche di Luc Arnal dell’Università di Ginevra, dedicate alle reazioni del nostro cervello quando sentiamo le urla, un rumore che difficilmente riusciamo a ignorare. Come hanno già messo in evidenza altri studi in passato, quando sentiamo urlare si attiva una particolare area del nostro cervello che condiziona il senso di paura: l’amigdala. Arnal ha osservato che un urlo non passa attraverso le stesse connessioni dei neuroni usate per riconoscere la parola. Questo significa che un urlo attiva in modo istintivo, e difficilmente controllabile, la nostra attenzione. Serve per farci reagire più velocemente in caso di pericolo o per non trascurare richieste di aiuto e attenzioni, come quelle prodotte dai neonati (che non sanno ancora parlare).

Jake Harper, un creativo statunitense, si è basato sulle informazioni negli studi di Arnal per produrre il suono della sirena usata in Malawi. Per mesi ha lavorato con un software per sintentizzare suoni che fossero al tempo stesso facili da identificare, non troppo stressanti e distanti a sufficienza dalle urla umane per non confonderli con altri rumori. Harper ha usato come base alcune canzoni di un gruppo locale in Malawi.

La nuova sirena è stata provata al posto di quella vecchia, che emetteva un suono classico prima di riprodurre un annuncio registrato sull’arrivo del veicolo per i test dell’HIV. I risultati sono stati incoraggianti: in media nei primi giorni di sperimentazione del nuovo suono si sono presentate 160 persone al giorno per fare il test, contro le 40 solitamente attirate dal vecchio sistema. L’esperimento per ora ha dato quindi risultati positivi, anche se è stato condotto su una piccola scala e non va sottovalutato l’effetto sorpresa, che probabilmente ha spinto a prestare più attenzione del solito all’arrivo del veicolo. I responsabili del progetto stanno ora conducendo prove su una scala più grande, con risultati altrettanto incoraggianti.