• Mondo
  • Sabato 15 luglio 2017

In Polonia il governo continua con le leggi illiberali

Con una serie di leggi l'estrema destra sta provando ad avere sempre più controllo sul sistema giudiziario

Membri del Parlamento polacco durante un voto di fiducia al governo: a destra si vede la prima ministra 
Beata Szydlo, in basso a sinistra il leader di Diritto e Giustizia, il partito di governo, Jaroslaw Kaczynski, il 7 aprile 2017 (AP Photo/Czarek Sokolowski)
Membri del Parlamento polacco durante un voto di fiducia al governo: a destra si vede la prima ministra Beata Szydlo, in basso a sinistra il leader di Diritto e Giustizia, il partito di governo, Jaroslaw Kaczynski, il 7 aprile 2017 (AP Photo/Czarek Sokolowski)

Il governo della Polonia, dal 2015 guidato dal partito di estrema destra ed euroscettico Diritto e Giustizia (PiS), sta introducendo una serie di riforme del sistema giudiziario che sono state giudicate illiberali dalle opposizioni e da molti osservatori, e che si aggiungono a quelle simili già approvate in altri settori. La settimana scorsa è passata una legge che permette al governo di far “andare in pensione” tutti e 83 i giudici della Corte Suprema del paese, a prescindere dalla loro età, e di sceglierne i sostituti. Un’altra nuova legge darà al governo il potere di nominare 22 dei 25 funzionari che scelgono i giudici e ne propongono gli avanzamenti di carriera: finora erano gli altri giudici occuparsi di questo compito. Queste leggi, giudicate da molti incompatibili con la separazione dei poteri su cui si basano le democrazie europee, entreranno in vigore non appena il presidente Andrzej Duda le avrà firmate, cosa che dovrebbe succedere entro pochi giorni.

A Varsavia sono state organizzate alcune piccole proteste contro le leggi, e altre sono in programma per lunedì. L’ex ministro della Giustizia Borys Budka, membro del partito di centrodestra Piattaforma Civica, ha scritto su Facebook: «È così che comincia una dittatura». Ieri la Commissione Europea ha commentato le riforme introdotte dal governo polacco dicendo che ne «segue con preoccupazione i recenti sviluppi». Non sono i primi interventi sul sistema giudiziario approvati dal governo di Diritto e Giustizia, partito che esprime la prima ministra del paese, Beata Szydło, ma che ha un leader diverso, Jarosław Kaczyński: in passato aveva già nominato delle persone fidate a capo della Corte Costituzionale del paese.

Sull’edizione europea di Politico Maciej Kisilowski, un professore di diritto della Central European University, ha confrontato la situazione della Polonia con quella di altri paesi europei in cui negli ultimi anni sono state introdotte leggi illiberali: l’Ungheria, dove Viktor Orbán è primo ministro da sette anni, la Turchia, dove il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo di Recep Tayyip Erdoğan governa da 14 anni, e la Russia, dove Vladimir Putin è primo ministro o presidente da 18 anni. Per Kisilowski la situazione della Polonia è diversa da quella di questi altri paesi per due ragioni: la prima è che le misure autoritarie approvate dal governo di Diritto e Giustizia sono arrivate molto più velocemente. La seconda è che tra i polacchi il consenso per il partito è molto minore rispetto a quello che hanno Orbán in Ungheria o Erdoğan in Turchia. Diritto e Giustizia vinse le elezioni del 2015 soltanto con il 37,5 per cento dei voti ma anche considerando i sostenitori di altri partiti di destra più piccoli, il consenso nei suoi confronti non supera di molto il 50 per cento della popolazione. Al contrario, in Ungheria i partiti di destra euroscettici hanno raggiunto il 65 per cento dei voti sia nel 2010 che nel 2014.

I consensi di Diritto e Giustizia sono diminuiti nel tempo, dopo le elezioni, proprio per via di alcune delle misure illiberali. Tra queste, ci sono state quelle per limitare i diritti riproduttivi delle donne e l’opposizione alla rielezione di Donald Tusk – primo ministro della Polonia dal 2007 al 2014 – a presidente del Consiglio europeo, l’organo che riunisce tutti i capi di stato o di governo dell’Unione Europea. Secondo Kisilowski, il governo vuole controllare il sistema giudiziario per riuscire più facilmente ad approvare le proprie leggi, grazie al maggiore controllo sulla Corte Suprema. Inoltre in vista delle elezioni amministrative, che si terranno tra un anno, potrà mettere in difficoltà i partiti di opposizione, come in parte sta già succedendo: i sindaci dell’opposizione di alcune città – Lublin, Łódź, Gdańsk, Sopot e Nowa Sól – sono indagati da procuratori vicini a Diritto e Giustizia. Il controllo sulla Corte Suprema permetterà al governo di avviare dei procedimenti disciplinari contro i giudici che dovessero opporsi ad accuse motivate da ragioni politiche. La Corte Suprema polacca ha anche il potere di invalidare o accettare i risultati delle elezioni legislative.