Quando Spatuzza parlò di via D’Amelio, e non successe niente per dieci anni

Il documento completo del "colloquio investigativo" del 1998 tra il collaboratore di giustizia e i magistrati Vigna e Grasso

Che cos’è questo documento
La mattina del 26 giugno 1998 il capo della Direzione Nazionale Antimafia e il suo vice – i magistrati Pier Luigi Vigna e Piero Grasso – andarono nel carcere dell’Aquila per avere un colloquio investigativo con un mafioso che vi era detenuto, Gaspare Spatuzza. Un colloquio investigativo è un formato di interrogatorio previsto dal codice che avviene tra investigatori e detenuti, per ottenere notizie ai fini di un’indagine ma il cui contenuto non può essere usato a processo: una sorta di raccolta informale di informazioni, su cui costruire successive indagini e verifiche, e che salvo eccezioni resterà riservato.

Il verbale di quel colloquio è una trascrizione linguisticamente molto maldestra e inaccurata che fu fatta undici anni dopo, con molti palesi errori, ma racconta molte cose che erano state tenute segrete – come da norma, come per altri colloqui del genere – per sedici anni, prima di comparire per un accidente imprevisto nelle carte pubbliche di un processo nel 2013, a cui fu accluso per errore. Per capire meglio quelle cose – diverse non si capiscono completamente tuttora – c’è bisogno di alcune premesse e descrizioni di contesti che abbiamo intervallato (in corsivo) alla trascrizione: il documento originale è qui.
Ma come può capire chiunque legga la trascrizione e le sue incertezze e i suoi vuoti, sarebbe prezioso un ascolto più accurato dell’audio originale, che la Procura di Caltanissetta – che ne è in possesso – ritiene non divulgabile, con valutazione che suona piuttosto illogica, essendo invece pubblica la sua trascrizione. Ugualmente preziosi alla comprensione di cose tuttora ignote sarebbero i contenuti degli altri colloqui investigativi con Spatuzza di quel periodo.

Chi sono i personaggi

  • Gaspare Spatuzza è un mafioso palermitano, associato alla famiglia Graviano, che era stato arrestato nel luglio 1997 dopo un conflitto a fuoco. È uno degli assassini di don Puglisi, un parroco ucciso nel 1993 per il suo impegno contro la mafia, ha partecipato al rapimento di Santino Di Matteo – il figlio tredicenne di un collaboratore giustizia che fu ucciso dopo due anni di sequestro – ed è stato condannato in primo grado all’ergastolo a Firenze per la strage di via dei Georgofili, uno degli attentati del “periodo delle bombe mafiose” tra il 1992 e il 1993, che è il tema principale del colloquio con i due magistrati. Fu in contatto fin da dopo l’arresto con gli inquirenti, e nel colloquio viene “sondato” sulla possibilità che diventi un “collaborante”. Dal verbale del colloquio si capisce che ce ne sia stato almeno un altro precedente, e che Spatuzza stia trattando con risposte molto parziali e laconiche l’eventualità di diventare un collaboratore di giustizia – succederà ufficialmente solo nel 2008, dieci anni dopo – e valutando il proprio potere contrattuale.
  • Pier Luigi Vigna, noto magistrato che condusse molte inchieste importanti, fu il Procuratore nazionale antimafia dal 1997. Fiorentino, affida la gran parte dell’interrogatorio al suo vice, anche perché siciliano e maggiore conoscitore della lingua e della cultura mafiosa. Il loro interesse principale nel colloquio è ottenere eventuali conferme all’ipotesi di un rapporto tra Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri con i boss mafiosi Graviano, rapporto più volte indagato negli scorsi decenni e mai confermato (Dell’Utri è stato invece condannato nel 2014 a sette anni di carcere per avere costruito un rapporto di protezione ed estorsione da parte di alcuni boss mafiosi nei confronti di Berlusconi negli anni Settanta e Ottanta). Il procuratore Vigna andò in pensione nel 2005 e morì nel 2012.
  • Piero Grasso, che allora aveva 53 anni, era il vice Procuratore nazionale antimafia. Prima era stato giudice a latere in un famoso “maxiprocesso” alla mafia alla fine degli anni Ottanta, in conseguenza del quale era stato preparato un attentato mafioso contro di lui, poi non eseguito. Nel 1999 sarà nominato Procuratore capo a Palermo e nel 2005 Procuratore nazionale antimafia, succedendo a Vigna (oggi quel ruolo è del magistrato Franco Roberti). Nel 2013 è stato eletto senatore per il Partito Democratico ed è diventato presidente del Senato.
  • “I Graviano”, sono le persone di cui si parla più spesso nel colloquio. Sono Giuseppe e Filippo Graviano, boss del quartiere Brancaccio di Palermo, che erano stati arrestati nel gennaio 1994 a Milano e che sono considerati gli ideatori della campagna di stragi di Cosa Nostra tra il 1992 e 1993 su cui Grasso e Vigna stanno indagando. I due fratelli sono figli di Michele Graviano, che secondo alcuni pentiti investì nelle aziende di Silvio Berlusconi i soldi della mafia: e la conservazione di rapporti con Berlusconi da parte dei figli Graviano, e addirittura il coinvolgimento di Berlusconi nelle loro attività criminali, sono spesso evocati da Vigna e Grasso in diverse domande fatte a Spatuzza.

La storia del documento
Il colloquio del giugno 1998 tra Vigna, Grasso e Spatuzza fu registrato. Pietro Grasso ha riferito al Post, tramite il suo portavoce, che sicuramente le informazioni rilevanti furono inviate da Vigna alle procure competenti: quindi evidentemente anche a Caltanissetta, dove erano in corso inchieste e processi sulla strage di via D’Amelio, su cui Spatuzza dice cose importantissime. Da lì in poi però non risulta in undici anni nessun atto compiuto dalla procura di Caltanissetta per dare seguito o riscontro a quello che Spatuzza disse, e che avrebbe sovvertito i risultati dei processi allora in corso e le condanne a molti anni di carcere di diversi imputati estranei alla strage. A quanto disse poi, Spatuzza non venne mai interrogato fino a dopo il 2008, quando decise ufficialmente di “collaborare con la giustizia” e le sentenze precedenti vennero smentite e ribaltate. Di questo colloquio del 1998 e del suo contenuto si è saputo solamente nel 2013, quando la trascrizione dell’audio – compiuta nel 2009 dalla procura di Caltanissetta, per le indagini seguenti al “pentimento” di Spatuzza – venne inserita “per un disguido” tra le carte del pubblico ministero nel processo “Borsellino quater” e l’avvocato di uno degli imputati la citò in aula e contribuì a renderla pubblica. Il procuratore di Caltanissetta Lari disse allora di avere ricevuto verbale e trascrizione da Grasso – divenuto intanto Procuratore nazionale antimafia – a dicembre 2008. Fu di conseguenza messa agli atti del processo e da allora è un documento pubblico, mentre non lo è ancora la registrazione originale del colloquio.

La trascrizione del colloquio è molto trascurata, frammentata, incompleta: ma è stata mantenuta in originale salvo la correzione di pochi palesi refusi.

Direzione Nazionale Antimafia
Trascrizione 
del verbale di interrogatorio riassuntivo reso da 
SPATUZZA GASPARE 
il 26 giugno 1998 
alle ore 10,10

La prima parte della discussione riguarda i vantaggi che Spatuzza avrebbe dalla collaborazione. Prospettive e condizioni di detenzione, mantenimento della patria potestà, opportunità di una collaborazione, dopo la condanna all’ergastolo subita: si intuisce che il colloquio non è il primo.

Proc. VIGNA: Allora, è il?

Proc. GRASSO: 26

Proc. VIGNA: Il 26 di giugno, 98, io sono VIGNA, c’è il collega GRASSO, sono le ore 10 e 10, per procedere al colloquio investigativo con SPATUZZA Gaspare, siamo nella Casa Circondariale dell’Aquila. Il provvedimento in base al qualce è stato disposto il colloquio investigativo è in data 25 di giugno 1998, ed è stato consegnato alla responsabile della Polizia Penitenziaria.

Proc. GRASSO: prego.

Proc. VIGNA: voleva accertare il discorso su alcune cose.

SPATUZZA: su?

Proc. VIGNA: su alcune cose

Proc. GRASSO: intanto, lei ha avuto dei colloqui dove si così, si parlava.

SPATUZZA: si.

Proc. GRASSO: non ci sono novità rispetto alla sua posizione iniziale, diciamo quello che pensava lei circa eventuale possibilità della sua collaborazione, o qualcosa del certo, adesso lei non si aspettasse che con quello che è successo a Firenze, cioè la sentenza.

SPATUZZA: per me era programmata.

Proc. GRASSO: era programmata, è vero? Quindi non ci pensiamo più.

SPATUZZA: no, no.

Proc. GRASSO: noi volevamo soltanto rappresentarle la situazione di ordine giuridico: recentemente c’è stata una sentenza della Cassazione che ha stabilito che chi è condannato all’ergastolo non può avere misure alternative alla detenzione, perché l’ergastolo è una pena più specifica rispetto alla reclusione. Per cui, se uno ha delle attenuanti, secondo lui dovessero scendere a 30, 20 o quello che è, allora può avere la detenzione domiciliare per esempio. Come misura alternativa al carcere si prevede quello che si prevede per i programmi di protezione che dopo scontato un certa pena si può trasformare la detenzione in carcere in detenzione domiciliare per chi ha il programma di protezione.

SPATUZZA: giusto.

Proc. GRASSO: quindi questa norma non si può applicare nel caso in cui uno è condannato all’ergastolo. Questa è la situazione che va a rispettare, perché al precedente incontro non c’era questa sentenza quindi teoricamente uno anche condannato all’ergastolo teoricamente poteva, nel tempo, la detenzione domiciliare. Anche oggi c’è questa nuova situazione e quindi noi abbiamo prospettato, per correttezza, che è cambiata un po’ la situazione rispetto a quella di ieri. Perché nella sua valutazione entri anche questo discorso perché se.

SPATUZZA: sì.

Proc. GRASSO: perché se prima lei poteva scegliere come voleva nei tempi, adesso prima che diventi definitiva la sentenza dell’ergastolo che ha avuto in primo grado, che poi ci sarà l’appello, chiaramente. Ma lei sappia che se per caso dovesse avere ehm dovesse cambiare idea e divenire a una collaborazione con la giustizia, il tempo ce l’ha finché non diventa definitivo l’ergastolo. Questo era intanto un dovere per correttezza.

SPATUZZA: grazie.

Proc. GRASSO: nei suoi confronti, per dirle che è cambiata questa situazione rispetto a quando ha detto al precedente colloquio e perché entri nella sua valutazione anche questo.

SPATUZZA: certo.

Proc. GRASSO: e poi, così, volevamo sapere anche come va. Lei da Parma è venuto all’Aquila perché lo ha chiesto lei? Oppure perché?

SPATUZZA: no, infatti io mi aspettavo questo.

Proc. GRASSO: questo trasferimento al’Aquila.

SPATUZZA: sì.

Proc. GRASSO: ma qui come sta?

SPATUZZA: ma diciamo che ehm

Proc. GRASSO: ci sono altri qui, pochissimi.

SPATUZZA: no, solo GIACALONE

Proc. GRASSO: GIACALONE, chi? E di altri grossi ce n’è?

SPATUZZA: no, poi c’è tutta gente che non conosco.

Proc. GRASSO: napoletani?

SPATUZZA: SI.

Proc. GRASSO: E state insieme? Oppure?

SPATUZZA: divisi.

Proc. GRASSO: all’aria, nemmeno?

SPATUZZA: no.

Proc. GRASSO: quindi, non c’è nemmeno la possibilità.

SPATUZZA: ci vediamo solo nell’ora di aria.

Proc. GRASSO: Senta, e quindi diciamo non ha nessuna prospettiva, sempre per il discorso del fine, mi pare di ricordare che, però diciamo lei lo sa che la condanna all’ergastolo fa perdere la patria podestà.

SPATUZZA: non importa.

Proc. GRASSO: non importa, no, le dico come discorso giuridico formale, capisco che dentro il cuore non si perde, però io le ripeto quel discorso che le avevo fatto l’altra volta: che ormai questo figlio sentirà parlare di questo fenomeno e quindi, e io penso che anche lui potrà capire che così come lei ci ha spiegato a noi che lei pensava di compiere un suo dovere e rispettare le regole che per il fatto che per lei la legge veniva per aver; oltretutto ci ha fatto capire che anche nei confronti del ehm della religione lei non andava con la coscienza a posto. Mi pare che lei questo ci ha spiegato.

SPATUZZA: io un soldato sono.

Proc. GRASSO: eh?

SPATUZZA: un soldato.

Proc. GRASSO: un soldato. Quindi un soldato in guerra che rischia la vita e uccide gli unici che indicano, giusto? Dico, perché pensa che questo discorso che lei affronta a noi non venga compreso? non possa essere compreso anche dai suoi figli. Lei pensa che questo sia un ostacolo.

SPATUZZA: sopra questo punto non faccio sempre che idee.

Proc. GRASSO: ci pensa. Perché il futuro di suo figlio che cosa ehm che cosa dovrebbe eh sempre, eh?

SPATUZZA: sia a qualsiasi futuro di mio figlio; il futuro dei nipoti, ce ne sono altri.

Proc. GRASSO: ne ha molti?

SPATUZZA: il futuro dei miei figli.

Proc. GRASSO: dico, sono molti? Siete lei e suo fratello?

SPATUZZA: il futuro

Proc. VIGNA: si, ma questa esperienza, voglio dire, di Cosa Nostra, a un fratello suo fatto sparire.

SPATUZZA: solo questo

Proc. VIGNA: quando lei aveva 11 anni. Mi so riletto quelli appunti che si presero in occasione dei precedenti discorsi che abbiamo fatto; altra conseguenza è che lei c’ha avuto condanne. Quindi tirando questo numero, non è stata una esperienza positiva sul piano delle resa.

SPATUZZA: ma io né ci ho guadagnato e né ci ho perso, la famiglia.

Proc. VIGNA: e allora le sembra un discorso da uomo cercare di interrompere il legame con questa Cosa Nostra.

SPATUZZA: io ho interrotto definitivamente.

Proc. VIGNA: si, ma non interromperlo solitariamente, interromperlo parlando, capito? Perché.

SPATUZZA: io oggi so che la mia famiglia e mia moglie è tutto; amici non ne esistono.

Proc. VIGNA: questo me ne rendo conto SPATUZZA, ma resta un discorso sempre solitario cioè resta un discorso: il mio mondo è, io che sto in un carcere, il 41 bis; la mia famiglia che è separata da me; un mio figlio per il quale io posso avere la decadenza dal padre podestà.
Allora, come vede, questo risultato non è positivo anche se lei il suo mondo è ormai la sua fine perché ha una famiglia rotta, eh?
Allora, c’è un modo per fare un discorso con lei su queste storie.
Già, e soprattutto sarebbe bene che questo discorso, per utilità sua processuale, che lei poi lo potesse formalizzare con il magistrato come le abbiamo spiegato in questi nostri colloqui che sono colloqui personali, così li chiama la legge, che non hanno valore nel processo che a noi possono essere utili per farci certe idee su di lei, strategie sulle dinamiche e così via.
Ma il suo vero interesse sarebbe che lei con un magistrato parlasse, con un magistrato che conduce le indagini sotto il profilo processuale. Questo è il discorso che voglio che sia ben chiaro, eh? Non ha contatto con sua moglie?

SPATUZZA: dottore, per telefono che ci metto a dire.

Proc. GRASSO: il colloquio non lo fa?

SPATUZZA: come?

Proc. GRASSO: il colloquio non lo fa?

SPATUZZA: sì.

Proc. GRASSO: ma lei dice che per telefono. Che c’è il timore che siete ascoltati e che sua moglie lo rapporti all’esterno. Già, prima ancora di.

SPATUZZA: siccome già c’è stata una storia, non vorrei che abbia altri problemi.

Proc. GRASSO: che lei ha creato i problemi per il fatto di essere stata chiamata dalla Squadra Mobile? Si?

SPATUZZA: eh.

Proc. GRASSO: ma lo ha fatto, secondo lei, per cercare di parlare con lei?

SPATUZZA: si, a parte che lo ha visto di come mi hanno trattato alla Squadra Mobile.

Grasso prova a convincere Spatuzza che non deve sentirsi fedele a nessuno, proponendo allusioni complici alla sicilianità di entrambi.

Proc. GRASSO: ho capito. Senta, qualcuno ha detto: noi alla fine noi paghiamo per tutti e come al solito chi ci ha strumentalizzato la fa franca. Lei se lo ha posto questo problemino che lei è un capro espiatorio per interessi di altri che magari lei non sa chi siano questi altri, però che magari si godono quello che voi avete preparato? Non so chi siano, però lei ci pensa a questo? Lei paga per tutti.

SPATUZZA: siccome è stata una scelta mia, e oggi.

Proc. GRASSO: lei si rende conto? Chi lo ha strumentalizzato è libero e si gode tutto quanto e voi state pagando. Ma secondo ehm io.

SPATUZZA: e senza una lira.

Proc. GRASSO: io da siciliano ehm, ma è mai possibile che ci dobbiamo sempre fare strumentalizzare da quelli ehm da qualcuno che è estraneo alla Sicilia, dobbiamo sempre essere dominati; essere sfruttati; sempre ehm pure in queste cose sul piano della giustizia.
Per me è una ulteriore ingiustizia questa che viene realizzata su siciliani che vengono illusi, strumentalizzati di soldi, di potere e di tutto quanto. Alla fine c’è chi si gode queste cose e voi state in carcere
a marcire in ogni caso.
Dico, ma non si deve reagire a questo; io ho una mia ideologia che cerco di realizzare lavorando e cercando di convincermi che questa strada potrebbe essere un modo per cercare di affrancare la Sicilia da questa sudditanza sempre che c’è stata, da Garibaldi in poi siamo sempre stati, anche prima veramente.

SPATUZZA: sempre sfruttati.

Proc. GRASSO: sempre pilotati e strumentalizzati. Tutte le vicende della storia, non so se lei, che so: Giuliano e poi tutto quello che via via è successo.

SPATUZZA: certo.

Proc. GRASSO: è sempre stato così, o no? E loro continuano a godersi i frutti di questa cosa. Ma dico, dobbiamo sempre soggiacere a queste cose?

SPATUZZA: la colpa è chi ci ha creduto in queste cose.

Proc. GRASSO: ci ha creduto, però, chi lo ha strumentalizzato non è che adesso, vi ha abbandonato. Tanto lei ha già un bel ergastolo, sebbene in primo grado, e per come sono messe le cose non è che ehm che lei ha seguito il processo. Voi sapete, anche i suoi difensori, s’è visto che hanno abbandonato, una difesa seria non c’è stata.

SPATUZZA: non esiste.

Proc. GRASSO: lei, io lo so che lei ha seguito tutto il processo, un po’ perchè un po’ anche per ascolto. Voglio dire, che prospettive ci sono?

SPATUZZA: niente, solo. Le prospettive sono di vedere un po’ la famiglia.

Proc. VIGNA: prospettive ridotte.

Proc. GRASSO: che vita è questa? Lei se la sente? Lei è una persona, io.

SPATUZZA: il vostro piano pi ora. Ne ca pigniavanu a mia, io tutti i giorni ero Palermo Palermo, con la macchina, a girare, e io di quello che portavo sopra già era abbastanza pesante, e intanto io mi trovavo a Palermo. Pirchi già io ero un po’ nauseato di quello.

Proc. GRASSO: già quando era libero a Palermo si era reso conto come ha buttato via i suoi anni, utilizzato, strumentalizzato e buttato via. Già quando era a Palermo libero e quindi figuriamoci.

SPATUZZA: io, tutti i giorni scendevo da casa alle otto, e me ne andavo in giro, Palermo Palermo. E lei che pensa che una persona come me di quello che portavo sopra le spalle ehm impegnava Palermo Palermo a girare.

Proc. GRASSO: che cosa otteneva girando per Palermo Palermo?

SPATUZZA: io uscivo da casa perché non potevo stare più.

Proc. GRASSO: diciamo una specie di rimorso diciamo di pensiero.

SPATUZZA: perché si parlava solo di soldi, e l’amicizia mia dopo 20 anni, vorrei sapere se tu ci ha mentiri. nella parola fine.

Spatuzza si lamenta dei Graviano, che erano i suoi capi, e se ne dice deluso. Vigna gli spiega che lui e Grasso hanno bisogno di informazioni chiare per “verificare un quadro che abbiamo in mente”.

Proc. GRASSO: lei sta parlando, non tanto per le persone esterne a, parliamoci chiaro: i GRAVIANO.

SPATUZZA: ehm dopo 20 anni, quando sono stati arrestati io sono stato fatto uomo d’onore. E tu mi istighi a me? E sapere quello che ho fatto io, dopo 20 anni.

Proc. GRASSO: sta parlando di GRAVIANO?

SPATUZZA: ca certo.

Proc. GRASSO: del suo rapporto personale.

SPATUZZA: fratello.

Proc. GRASSO: fratello. Se diceva vatti ammazzare.

SPATUZZA: neanche un minuto.

Proc. GRASSO: e invece poi che cosa voleva, i soldi?

SPATUZZA: troppu tardi ci pinsai, ma purtroppu.

Proc. GRASSO: questo proprio umanamente, lei accetta ehm questa situazione?

Proc. VIGNA: a lei imposterei il discorso in questa maniera: se lei, come io mi auguro, decide di collaborare con la giustizia, questo va preceduto da una chiarezza della situazione; lei può farci telefonare, laddove c’è bisogno di parlare col dottor GRASSO o col dottor VIGNA, e si capisce quali sono i problemi.
E, molto onestamente le dirò cosa si può fare e cosa non si può fare, quello che si dice che si può fare: sarà un appello; quello che si dice che non si può fare: non si può fare.
E poi parlare chiaro della situazione, eh? Che secondo me, proprio per il percorso che lei aveva cominciato già a fare, qua ne ha parlato, mi sembra che ultimamente lei ha aperto una predisposizione.
Allora, se ci sono dei problemi pratici vanno messi sopra un tappeto e bisogna cercare di risolverli in un modo e nell’altro. Considerando razionalmente i problemi questo, questo, questo e questo; e si vede se possono essere risolti, o no.
In modo chiaro, non dicendole da parte nostra cose che poi non si possono attuare.
E questo lei lo deve pianificare, se ce lo vuole dire fin da ora? Lo può dire fin da ora se ci sono questi problemi, quali sono e li esaminiamo; se ce lo vuole dire in un secondo momento, quando lei ha focalizzato, fa dare un colpo di telefono.
Noi, però, ora parliamo di avere una diciamo che in questo momento informale, no? Che ci faccia capire un momentino certe cose che noi ancora, abbiamo un quadro in mente, ma che abbiamo bisogno di verificare. Quindi queste cose da decidere.
Questa è una delle lettere, è una fotocopia, e abbiamo trovato anche quell’altra, quella famosa che è una fotocopia. Si ricorda che se ne è parlato?

Proc. GRASSO: lui, comunque ha sempre dichiarato che questo non.

Proc. VIGNA: non lo so, io glielo chiedo.

Proc. GRASSO: con i fratelli GRAVIANO ho già chiuso, mi pare di ricordare.

Proc. VIGNA: si, si.

Proc. GRASSO: cioè, qui sta enunciando.

Qui si parla delle rivendicazioni che furono spedite a due giornali nazionali alla vigilia degli attentati di Milano e Roma, il 26 luglio 1993, (allora l’invio non era ancora stato attribuito a Spatuzza) e del progettato attentato allo Stadio Olimpico del gennaio 1994, di cui le indagini ignoravano allora la data e molto altro.

Proc. VIGNA: queste, infatti sono state spedite nella notte prima delle stragi di Firenze e di Milano. Chiaro?

Proc. GRASSO: qui, si preannunciava la morte, dice: la prossima volta. Eh? Colpiremo questo. Però.

Proc. VIGNA: dice che tutto quello che è accaduto è soltanto il prologo, cioè a dire l’inizio. Dopo queste ultime bombe, che sono quelle di Milano e di Roma, informiamo che le prossime.

Proc. GRASSO: le prossime

Proc. VIGNA: le prossime a venire, andranno collocate soltanto di giorno, infatti quell’altra era di notte, e in luoghi pubblici poiché saranno esclusione alla ricerca di videocamere. Post-scriptum: garantiamo che saranno a centinaia.
Questo che fino ad ora si sono messe di notte, e quindi se è morto qualcuno se la è cercato insomma; noi si è cercato di non metterle di giorno. Probabilmente quello che si doveva fare all’Olimpico, siccome era di giorno, era una attuazione questa di idee, ne conviene?

SPATUZZA: non lo so.

Proc. VIGNA: eh? Ma ne erano state pensate altre?

SPATUZZA: no, no.

Proc. VIGNA: quella dell’Olimpico era giorno che doveva avvenire, eh?

SPATUZZA: esclusivamente per.

Proc. VIGNA: i Carabinieri, si però se c’era gente li intorno, eh.

Proc. GRASSO: le volevo dire che quando questi scrivono questa cosa già è ideata quella dei Carabinieri.

Proc. VIGNA: quella di luglio, sì.

SPATUZZA: no.

Proc. GRASSO: no, e quindi c’è un intervallo dove qualcuno dice: adesso ci leviamo i Carabinieri. Dopo questo.

SPATUZZA: sì, sì.

Proc. GRASSO: quindi che intervallo c’è? Lei riesce a collocare nell’arco dell’anno 93? Questa quando si incomincia che a lei le dicono vai; e le dicono pure quale deve essere l’obiettivo.

SPATUZZA: dopo, verso settembre.

Proc. GRASSO: dopo settembre 93, dopo l’omicidio di Padre Puglisi. Parte proprio in eh alla cooperativa?

SPATUZZA: sì.

Grasso e Spatuzza parlano degli obiettivi della campagna stragista. L’obiettivo di alcuni attentati sono i carabinieri, rivela Spatuzza, ma dice di non conoscerne le ragioni politiche, malgrado le insistenze dei magistrati che hanno “un quadro in mente”. Entra nel colloquio anche un attentato contro i carabinieri a Gravina di Catania del settembre 1993, che a oggi non è stato invece attribuito alla campagna di stragi mafiose, ma a ragioni diverse di mafia locale.

Proc. GRASSO: e come parte? Qualcuno le dice: dobbiamo colpire i Carabinieri? Oppure già nasce assieme: parliamo e vediamo che possiamo fare.

SPATUZZA: io avevo questo obiettivo, punto e basta.

Proc. GRASSO: già le dicono a lei l’obiettivo Olimpico, che già scelto l’obiettivo Olimpico? O lei partecipa nel dire. Quale è l’input? Scusi, lei ha dei rapporti con Giuseppe GRAVIANO.

SPATUZZA: l’obiettivo.

Proc. VIGNA: l’obiettivo, contro lo Stato? Carabinieri, forze dell’ordine?

SPATUZZA: sì, sì.

Prec. VIGNA: Carabinieri? Ah, bene.

Proc. GRASSO: e GRAVIANO le dice, cioè se lei ci fa capire il rapporto con GRAVIANO, che cosa dice? E … cama a fari?

SPATUZZA: dovevo uccidere più Carabinieri possibili.

Proc. GRASSO: bene. In quell’anno c’era stato un attentato in Gravina di Catania, alla caserma dei Carabinieri, non c’entra niente lei? Ne sa qualcosa?

SPATUZZA: come che erano discursi che rientravano, infatti pure che in Calabria ci sono stati dei delitti.

Proc. GRASSO: di Carabinieri?

SPATUZZA: sì.

Proc. GRASSO: sempre in quel periodo?

SPATUZZA: sì.

Proc. GRASSO: ed è sempre in questa strategia di colpire a?

SPATUZZA: non lo so.

Proc. GRASSO: quindi GRAVIANO le dice il luogo e le dice che: dobbiamo colpire i Carabinieri. E lei che fa? Che doveva essere a Roma? di nuovo, nel senso di accettare quello che dice; di accettare, giusto?

SPATUZZA: sì, sì.

Proc. GRASSO: quindi questo discorso nasce perché eravate impiegati per fare queste cose, oppure perché visto che succede un qualche fatto o non succede, si passa e si va avanti?

SPATUZZA: io, quello che dice adesso non so. lo so solo questa collocazione e basta; non ho saputo se ci sono stati altri accordi o altre cose, non lo so.

Proc. GRASSO: non lo sa. Quindi, dopo il settembre 93, per lei e Giovanni ehm Giuseppe GRAVIANO, le dice che bisogna fare qualcosa ai Carabinieri, a Roma.
Poi lei ci mette da settembre, riuscite a ricostruire gennaio del 94. e il problema che c’erano le elezioni vicine che c’erano state, qualcuno se l’ha posto? Che c’era già il problema di una discesa in campo di nuove forze politiche?

SPATUZZA: no, di questo no.

Proc. GRASSO: niente. Ma lei da settembre, non ha più contatto con i GRAVIANO?

SPATUZZA: si, siccome in politica ehm di cose che non abbiamo parlato.

Proc. GRASSO: eppure poi, qualcuno come il ROMEO e CIARAMITARO riferivano che in certi discorsi qualche nome usciva fuori e lo attribuiscono addirittura a lei e ai GRAVIANO.

SPATUZZA: sulle posizioni?

Proc. GRASSO: no, questa non è politica.

SPATUZZA: non esiste questo.

Vigna e Grasso chiedono chiarimenti sull’attentato di Milano in via Palestro, dove il 27 luglio 1993 era esplosa un’autobomba che aveva ucciso cinque persone, davanti al museo PAC: non sono convinti che l’obiettivo fosse quello, ma Spatuzza lo conferma.

Proc. GRASSO: se torniamo un attimo indietro, noi abbiamo avuto l’impressione, dalla ricostruzione, che nella fase operativa di Milano ci fosse un errore; perché dico questo? Perché abbiamo visto che c’è una miccia per la combustione come quella di Firenze, di una lunghezza tale che una quindicina o una ventina di minuti poteva durare. Se è così, per evitare il disinnesco bisogna lasciare la macchina in un posto meno visibile; invece viene lasciata contromano, messo per traverso. E allora deve essere successa qualcosa per cui qualcuno ha abbandonato la macchina, ha acceso la miccia e se n’è andato. E poi c’è stato tutta una serie di conseguenze che voi non credevate: l’intervento dei Vigili del Fuoco per evitare lo scoppio mentre ci sono le persone che cercano la bomba .

Proc. VIGNA: quale doveva essere il vero obiettivo di Milano?

SPATUZZA: questo, un cento metri più avanti

Proc. GRASSO: Piazza Cavour?

Proc. VIGNA: più avanti?

SPATUZZA: più avanti o più indietro, non mi ma forse più avanti.

Proc. VIGNA: più avanti. Quale era l’obiettivo?

SPATUZZA: non lo so perché io non c’ero. Comunque, o cento metri più avanti o cento metri più indietro.

Proc. GRASSO: e più indietro perchè? Se mai si pensa che potrebbe essere più avanti; e lì c’è qualche cosa che dicevo, si ci sfascia la macchina.

SPATUZZA: può darsi pure che non potevano posteggiare e quindi andare più avanti. Comunque, in non so o cento metri più indietro o cento metri più avanti.

Proc. VIGNA: chi lo doveva scegliere l’obiettivo in carcere, perché lei ha detto che se lo conoscevo anche io ehm, se pure avrebbe avuto l’indicazione contro lo Stato. Quindi, Milano dove?

SPATUZZA: ehm verso che hanno indicato loro

Proc. GRASSO: e allora hanno questa facoltà di scegliere? Ma un’indicazione, dovevano essere giornali, mi dica, Piazza Cavour, c’è tutta la ehm della Repubblica, capito? Poteva girare dove ci sono le sedi dei giornali, poco prima ci poteva essere il museo. Non lo so, i giornali?

SPATUZZA: quello era cento metri prima.

Proc. VIGNA: cento metri dopo. A distanza di pochi centinai di metri, come dice lei, c’è il palazzo dei giornali e la villa grande. Siccome qualcuno ha mandato lettere ai giornali, le chiedo: le risulta che ha Milano potesse essere l’obiettivo il palazzo dei giornali?

SPATUZZA: no, no.

Proc. VIGNA: lo conosceva l’obiettivo di Milano quale era?

SPATUZZA: questa arte contemporanea

Proc. GRASSO: quindi quello era l’obiettivo, il padiglione di arte contemporanea dove si facevano convegni, mostre di arte e queste cose.

SPATUZZA: questa.

Proc. GRASSO: quindi quello era. Allora diciamo che erano nei pressi, solo che la macchina fu posteggiata male perché anziché metterla lato giusto fu messa ad, eh?

SPATUZZA: certo.

Proc. GRASSO: o forse per lui ha messo questa macchina di traverso e contromano, no?

SPATUZZA: eh.

Proc. GRASSO: messa così, che poi c’è questa miccia che viene innestata accesa dall’interno.

SPATUZZA: si

Proc. GRASSO: per cui ha provocato il fatto che, ora che ha provocato o casuale?

SPATUZZA: casuale

Proc. GRASSO: casuale, che con queste cose e le persone. Ma quando lui organizza all’Olimpico ai Carabinieri, persone sempre eh vite umane sempre sono. Quindi, lei esclude nella maniera più assoluta che qualcuno le abbia indicato, per esempio a Roma, gli obiettivi?

Spatuzza cita un attentato a Roma “contro una sede americana”, che lui non ha compiuto e che lo inquieta: oggi non risultano attentati che possano corrispondere a quelle sue parole.

SPATUZZA: lei lo sa cosa mi ha stranizzato di più? Che nello stesso periodo c’è stato un attentato a Roma, contro un sede americana.

Proc. GRASSO: americana.

Proc. VIGNA: e allora?

SPATUZZA: siccome da parte nostra non ne sapevamo, qua io sto pensando un po’: ma c’è altra gente sopra di noi che sta cercando?

Proc. GRASSO: di lavorare. Lì, a Roma, c’è stato un altro episodio che c’è stato quello dell’abbandono di una macchina vicino Palazzo Chigi, con dentro.

Proc. VIGNA: dell’esplosivo.

Proc. GRASSO: un ordigno che non poteva mai esplodere, cioè per fare terrore.

SPATUZZA: non ne so io di questa cosa.

Proc. GRASSO: invece questa è una cosa vecchia.

SPATUZZA: che io ho un dubbio, e dissi: come mai.

Proc. VIGNA: gli interessi tornavano a Roma.

SPATUZZA: si, si.

Proc. GRASSO: rispetto al mese di luglio, quando.

SPATUZZA: non mi ricordo.

Proc. GRASSO: lei ancora lavorava per questa cosa, e mentre eravate là succede questa cosa. Se ci da qualche altro particolare, noi possiamo.

Proc. VIGNA: lei la zona o il nome, si ricorda?

SPATUZZA: che praticamente se noi facciamo un qualcosa di ehm comunque, qualche cosa che appartiene all’America; e allora io riflettendo dico: ci vogliamo mettere l’America contro? Per cercare di sollecitare e che è qualcosa che poteva essere contro di noi.

Proc. GRASSO: e questo con GRAVIANO, quando ne parla?

SPATUZZA: no, mai.

Proc. GRASSO: e in quel periodo GRAVIANO dove era?

SPATUZZA: a Palermo.

Proc. GRASSO: a Palermo. Perché, se ne vanno dopo Padre PUGLISI; mentre, durante tutto questo periodo se ne stavano tranquillamente a Palermo?

SPATUZZA: questo, non so.

Proc. GRASSO: quindi lei ebbe la sensazione che qualcuno lavorasse sopra di voi?

SPATUZZA: contro di noi.

Proc. GRASSO: contro di voi. Che poi l’America pensa che questi sono sempre, continuano queste strategie e per cui noi poi ci troviamo l’America contro, Giusto?

SPATUZZA: si

Proc. GRASSO: come è avvenuto per FALCONE, per esempio che era intervanuta FBI, no? Che era venuta e ha dato il suo aiuto. Lei ha la stessa preoccupazione del fatto precedente?

SPATUZZA: valutando la situazione.

Grasso sembra riprendere una precedente conversazione in cui Spatuzza aveva commentato anche un’altra storia di cui ignorava la spiegazione, il ritrovamento a Roma di materiali esplosivi su un treno diretto a Genova, per cui erano stati accusati degli agenti del SISDE (come in altri passaggi del colloquio, Grasso sembra essere più diplomatico e tattico con Spatuzza, Vigna più impaziente di concludere qualcosa).

Proc. GRASSO: esatto. Questa era la sua. E poi qualche altra cosa che le è sembrata strana, non so, per esempio: ci sono state delle bombe lasciate sui treni, esplosivo.

Proc. VIGNA: Genova

Proc. GRASSO: un sul treno a Genova.

SPATUZZA: queste non, che poi mi sembra che è stato indagato un.

Proc. GRASSO: uno dei Servizi.

SPATUZZA: uno dei Servizi.

Proc. GRASSO: contatti con, mica sapere come si chiamano, ma qualche suggerimento, lo può sapere lei. Quindi, tornando su Milano, a livello operativo eccetera, ne ha parlato con le persone che non hanno fatto, come ci si sono giustificati?

SPATUZZA: che c’era un problema, non mi ricordo il problema che non ha potuto posteggiare.

Proc. GRASSO: dove doveva posteggiare? Aveva trovato il posteggio occupato ed era a marcia contraria, questo è stato il ehm. Ma noi non vogliamo sapere il nome di questi due.

Proc. VIGNA: io sì

Proc. GRASSO: ah, lo vogliamo sapere.

Proc. VIGNA: io voglio sapere il nome delle persone, l’atra volta si è persa mezz’ora, e non lo voglio dire il perché. Eh?

SPATUZZA: no.

Proc. VIGNA: Invece, si perché può serv1re a noi. Perché con la sue indicazione vengono.

Proc. GRASSO: non possiamo utilizzare.

SPATUZZA: no.

Proc. VIGNA: so sempre liberi?

SPATUZZA: come.

Proc. VIGNA: so sempre liberi?

Proc. GRASSO: da chi?

SPATUZZA: come.

Proc. VIGNA: non li vuoI dire.

SPATUZZA: znu

Proc. GRASSO: LU? LU?

SPATUZZA: no. Tanto è arrestato.

Proc. GRASSO: vabbé, che significa, può essere arrestato per.

SPATUZZA: ma eravate voi, o aspettavo io?

Proc. VIGNA: qui si sta separando il discorso, per tornare.

Proc. GRASSO: a un’altra cosa.

SPATUZZA: che poi a questi signorini hanno trovato armi, e quindi avrei guadagnato io, eh.

Si passa a parlare del fallito attentato contro il conduttore televisivo Maurizio Costanzo – allora impegnato in frequenti trasmissioni contro la mafia – il 14 maggio 1993 in via Fauro a Roma, in cui furono ferite sette persone e per un errore da parte degli attentatori sopravvissero Costanzo e la sua compagna Maria De Filippi (un primo progetto di uccidere Costanzo era già stato preparato nel 1992). Dopo che il processo relativo lo aveva condannato, una sentenza del 2011 concluse poi che Spatuzza non era presente all’esecuzione dell’attentato pur avendo partecipato alla sua organizzazione.
Dove si parla di Firenze, invece, l’oggetto è l’attentato in via dei Georgofili, dietro al museo degli Uffizi, del 27 maggio 1993, in cui morirono cinque persone.

Proc. GRASSO: ormai tutto quello che succederà a Palermo e non si meravigli di questo, ed ecco perché. Senta, mi faccia capire una cosa: quando lei va a Roma per la cosa di COSTANZO.

Proc. VIGNA: COSTANZO.

SPATUZZA: non ci sono stato mai.

Proc. GRASSO: non c’è stato mai?

SPATUZZA: no.

Proc. GRASSO: noi pensavamo, c’è anche CANNELLA.

SPATUZZA: no mi sono interessato.

Proc. VIGNA: non si è interessato per nulla?

Proc. GRASSO: come mai i GRAVIANO non l’hanno fatto entrare? A parte che non gli è riuscito quello che volevano fare; ci fu qualche rivuglio contro qualcuno.

SPATUZZA: no, guardi, io ho preparato diciamo tutto questo materiale, però non saprei.

Proc. GRASSO: lo ha preparato a Palermo? o a Roma?

SPATUZZA: non so dove.

Proc. GRASSO: lo ha preparato a Palermo per fare. Quindi li ha forniti soltanto. Ma allora quello che si dovevano occupare della cosa del?

SPATUZZA: non so.

Proc. GRASSO: non sa questo. Allora era questo il discorso: ma non erano quelle stesse persone, almeno dal processo si è accertato che dopo avere fatto COSTANZO, nel caso di tornare al Palermo.

SPATUZZA: ma di chissà nun sa caputu nianti.

Proc. GRASSO: no. E perciò noi cerchiamo di capire: sono andati direttamente a Firenze? Eravate gli stessi? Dovevano essere organizzate insieme? Dovevano essere una specie di doppietta.

SPATUZZA: ormai chistu ha ghiutu, quindi ormai.

Proc. GRASSO: che centra, noi cerchiamo e non ci accontentiamo di una cosa processuale e basta. Poi, COSTANZO era solo per COSTANZO? O per quello che rappresentava la Fininvest?

SPATUZZA: ma, penso solo COSTANZO.

Proc. GRASSO: lo pensa lei, su che base? Su una sua opinione personale? O perché ha fatto qualche discorso?

SPATUZZA: ma tramite dichiarazioni che ha fatto lui assieme a SANTORO.

Proc. GRASSO: questo c’è. Ma lei lo sa che nel 92, Giuseppe GRAVIANO è andato a Roma assieme a SINACORl per andare a uccidere COSTANZO.

SPATUZZA: no, questo io l’ho appreso dalle.

Proc. GRASSO:

SPATUZZA: no.

Proc. GRASSO: ma allora quando GRAVIANO se ne andò, lei non sapeva che era per, sta confidenza non gliela dava. Insomma, lo usava soltanto per, eh? E lei non sapeva niente? Quindi lei non sapeva che COSTANZO doveva essere ucciso? perché siamo nel 92, e addirittura a maggio del 93, poi viene fatto COSTANZO. C’è un gruppo che parte per andare a Roma e vedere di potere uccidere FALCONE.

SPATUZZA: tutto che poi non è successo.

Proc. GRASSO: che dovevano andare a uccidere FALCONE, MARTELLI o COSTANZO o altri. E lei di questo progetto non ne sapeva? E com’è che GRAVIANO non si portava a lei? Si portò a TINNIRELLO.

SPATUZZA: perché io, rimanendo a Palermo ero più utile, e non ne sapevo niente.

Proc. GRASSO: ma ha notato che non c’era in quel periodo a Palermo?

SPATUZZA: non è che ci vedevamo ogni giorno.

Proc. GRASSO: lei continuava a gestire questo studio e quindi non può sapere se nel momento in cui si doveva fare nel 92, c’era una certa motivazione? E se quella del 93 è la stessa motivazione o se ne è aggiunta qualche altra? Cioè, dal 92 al maggio 93, c’è quasi.

SPATUZZA: per una idea mia, partendo da FALCONE e arrivare all’ultima strage, in tutto l’anno.

Proc. GRASSO: ci faccia capire. Lei ha sintetizzato, però ci faccia un po’ capire il termine.

Grasso cerca di ottenere informazioni su qualcuno che “coprisse le spalle” ai mafiosi responsabili delle stragi, e Spatuzza qualcosa comincia a concedere. Grasso commenta – in un creativo capovolgimento – che quindi lo Stato avrebbe tradito Spatuzza, smettendo di proteggerlo.

SPATUZZA: i discursi che un po’ ignoranti in materia, che possiamo essere noi, lei pensa che io vado contro lo Stato, e lo Stato poi non mi import ehm che devo essere un po’ .

Pree. GRASSO: per avere le spalle coperte, parliamo un po’ in termini più chiari.

SPATUZZA: certo.

Pree. GRASSO: chi le copriva le spalle? Cioè, la sensazione che qualcuno diceva: andate tranquilli che.

SPATUZZA: ma voi pensate che sono accussi? Gnoranti possiamo essere in qualche materia, e poi andiamo a fare un contro lo Stato, che poi le conseguenze saranno un po’ catastrofiche contro di noi.

Proc. GRASSO: e ma scusi, ma allora c’è stato un tradimento, perché se qualcuno vi doveva proteggere, e invece poi lo Stato si è rivoltato, e voi siete in queste condizioni e chi hanno tradito.

Proc. VIGNA: che vi doveva proteggere?

SPATUZZA: non lo so.

Proc. VIGNA: secondo la sua idea.

SPATUZZA: come?

Proc. VIGNA: secondo voi?

SPATUZZA: ma una cosa che ho fatto che non so ehm.

Proc. GRASSO: quindi già da FALCONE, questo.

Spatuzza racconta da dove veniva l’esplosivo usato per tutte le stragi: e smentisce molte tesi e perizie che resteranno invece valide e assodate per molti anni ancora (ancora oggi, in molti casi e ricostruzioni scritte), per le quali l’esplosivo usato sarebbe stato del Semtex di produzione postbellica.

SPATUZZA: ehm l’esplosivo, una buona parte.

Proc. VIGNA: ma tutto questo esplosivo, da dove veniva?

SPATUZZA: ma c’è esplosivo che può saltare tutta l’Italia.

Proc. VIGNA: appunto, da dove veniva? Da dove? Voglio sapere, non la persona, voglio sapere da dove. Dall’estero? o dall’Italia?

SPATUZZA: dall’Italia.

Proc. VIGNA: dall’Italia. Da una fabbrica?

SPATUZZA: no.

Proc. VIGNA: allora mi dica da dove, come provenienza.

SPATUZZA: sono ordigni bellici.

Proc. VIGNA: ordigni bellici. In mare?

SPATUZZA: in mare.

Proc. VIGNA: in mare. Dalla Calabria?

SPATUZZA: ovunque, chisti pescatori che li raccolgono.

Proc. GRASSO: e dove li pescavano.

SPATUZZA: fanno a strascinu.

Proc. GRASSO: a strascino e si trovavano queste cose che poi come si faceva

SPATUZZA: un regalino

Proc. GRASSO: un regalino, per rifarsi la rete. Vabbè, ma tutta questa quantità?

SPATUZZA: vi dico che ce n’è per saltare tutta l’Italia.

Proc. GRASSO: tutti a mare. Quindi, quando un ha bisogno.

Proc. VIGNA: ci può dire qualche deposito di questo?

SPATUZZA: no, non esiste.

Proc. VIGNA: dove sta ora qualche esplosivo?

SPATUZZA: no, che bisogno c’è ehm uno va a mare e lo va a prendere.

Proc. GRASSO: comunque qualcuno sa dov’ è a mare tutta questa?

SPATUZZA: no, a tempi di guerra quando c’erano queste cose belliche.

Proc. VIGNA: sicuro?

SPATUZZA: eh?

Proc. VIGNA: sicuro?

SPATUZZA: si

Proc. GRASSO: quindi lei dice che c’è qualcuno dietro sin da FALCONE?

SPATUZZA: che ha dato la spinta e poi sicuramente si è ammucciato

Proc. GRASSO: si è ammucciato vuol dire si è nascosto. No, per tradurre. Lei ha avuto questa sensazione vabbe’. Su FALCONE, lo so che nell’organizzazione non c’era lei materialmente ehm, ma lei affronta pure il fatto dell’esplosivo, sempre con questi metodi di recupero?

SPATUZZA: tutti là.

Proc. GRASSO: ma da preparare per la frantumazione, che si faceva?

Proc. VIGNA: sapeva a cosa doveva servire?

SPATUZZA: sapevo solo dove non andare.

Spatuzza conferma che nelle settimane precedenti le due stragi del 1992 in cui vennero uccisi i magistrati Falcone e Borsellino in molti erano stati avvertiti di non muoversi nelle zone dove sarebbero avvenute le esplosioni, per la loro sicurezza.

Proc. GRASSO: sapeva, le avevano detto di non passare finché non succedeva una certa cosa, per l’autostrada o per via d’Amelio.
Perché questa è una voce che è stata data a molti, a quelli di Trapani dicevano: non andate a Palermo per 15 giorni, finché non succede una certa cosa; e a voi dicevano: non andate all’aeroporto che vi può succede qualche cosa.
E quindi questa voce si era sparsa, però voi se arrivava qualche parente? Pregavate che non passassero nel momento in cui succedeva quella cosa. Cioè, se eravate con suo fratello, lei gli diceva: fai u giru di Capaci paese anziché passare dall’autostrada, è così? O no?

SPATUZZA: si.

Proc. GRASSO: si, che è successo?

SPATUZZA: no.

Proc. GRASSO: ma lei, se sapeva che doveva arrivare un suo parente, gli diceva: non fare l’autostrada, vai a fare u giru di Capaci. Così era? O no?

SPATUZZA: si.

Proc. GRASSO: quindi diciamo che c’era questa cosa della preparazione, e che cosa succede poi? Perché su BORSELLINO il discorso è più complicato.

SPATUZZA: sempre quello è.

Proc. GRASSO: lei, l’altra volta ci aveva detto quando ripensa a FALCONE già si organizza BORSELLINO.

SPATUZZA: si ehm.

Questa è la parte del colloquio in cui Spatuzza contraddice e confuta l’impianto dell’accusa in corso in quel momento per la strage di via D’Amelio (in cui fu ucciso Paolo Borsellino), per le quali saranno condannate dieci persone che ne sono innocenti sulla base delle false confessioni estorte a Vincenzo Scarantino, che se ne è accusato. La versione di Spatuzza però sarà rivelata solo nel 2008, dieci anni dopo, e permetterà di demolire tutta la costruzione dei primi processi. L’elemento centrale che conferma la veridicità del racconto di Spatuzza è la sua versione – verificata poi – del furto della macchina usata per l’attentato: Grasso espone a Spatuzza la versione dell’inchiesta basata sulla confessione di Scarantino.

Proc. GRASSO: la macchina,

SPATUZZA G.: questo della macchina si.

Proc. GRASSO: ma è quella la macchina? Quella del processo? Ma c’è tutta una storia con questa macchina che.

SPATUZZA G.: questi l’hanno rubata e poi altri l’hanno rubata.

Proc. GRASSO: ah, così è. E quindi quelli che l’hanno avuta rubata non sanno niente?

SPATUZZA.: non sanno niente

Proc. GRASSO: l’hanno rubata per conto loro,

SPATUZZA G.: poi, altri ladri l’hanno rubata a loro.

Proc. GRASSO: altri uhm l’hanno rubata loro.

Giuseppe Orofino è il meccanico che Scarantino ha accusato di aver preparato l’auto per l’attentato nel proprio garage, e che sarà condannato a 18 anni in primo grado e a 9 in appello, che sconterà completamente prima che nel 2008 la versione di Spatuzza resa pubblica e valida dalla certificazione del suo “pentimento” lo scagioni.

SPATUZZA G.: OROFINO, non esiste questo.

Proc. GRASSO: OROFINO è quello che ne abbiamo parlato?

SPATUZZA G.: no, non esiste questo.

Proc. GRASSO: in che senso non esiste?

SPATUZZA G.: non esiste. Perché chi l’ha rubata, l’ha messa dentro e l’hanno preparata. Per logica stessa SCIORTINO custodiva la macchina dentro il garage; prendeva targhe da lì una macchina che ci ha in custodia lui e la mette nella macchina per andare a fare l’attentato. Poi vanno a rubare un’altra macchina.

Proc. GRASSO: infatti questa sembra una cosa strana. Ma chi l’ha rubata non si sa? non venne fuori il passaggio, o si sa e magari come mandante invece che come esecutore o qualcosa del genere.

SPATUZZA G.: secondo i ladri?

Proc. GRASSO: eh!

SPATUZZA G.: no, loro non sanno niente. Secondo i ladri?

Proc. GRASSO: secondo i ladri, ne rispondono, sono stati condannati

SPATUZZA G.: si si

Proc. GRASSO: sono innocenti, cioè sono fuori dal processo perché non si sa. Ma i ladri lo sapevano? Non lo hanno fatto apposta? Lo sapevano che avevano rubato?

SPATUZZA G.: si si

Proc. GRASSO: e quindi per incastrare questi?

SPATUZZA G.: no no. Che mica c’è scritto macchina rubata. La macchina è posteggiata

Proc. GRASSO: quindi, quelli che l’hanno rubata; l’hanno posteggiata; e poi prima riandare ARCIDIACONA, per caso, e giusto giusto era la macchina di OROFINO?

SPATUZZA G. : no

Proc. GRASSO: no, cioè, com’era il discorso?

SPATUZZA G.: la macchina era di un signore, il nome ehm, che gliel’hanno rubata, l’hanno posteggiata sti ragazzi della Guadagna. Ma l’hanno rubata per conto suo. E poi questi autisti hanno riarubata la macchina.

Proc. GRASSO: e portata lì

SPATUZZA G.: in un garage.

Proc. GRASSO: in un garage, che non è quello che mi aveva detto?

SPATUZZA G.: poi servivano un paio di targhe e quindi loro che le hanno cercato, di quel poco che ho capito, e poi sono andato a vedere le targhe ed erano sul 126.

Spatuzza scagiona perentoriamente Orofino.

Proc. GRASSO: uhm, e la macchina che avevano quella di OROFINO, come si spiega? Le targhe sono di OROFINO, OROFINO non sa nulla di questa storia, gli prendono le targhe, mettono in questa macchina, e poi si può andare a prepararla come autobomba, no?

SPATUZZA G.: si

Proc. GRASSO: che era di sabato o venerdì? Non si sa? E quello dell’autorimessa, non si doveva vedere, l’officina era lì? era presente? lo sapeva?

SPATUZZA G.: lui è estraneo a tutto. Aveva subito un furto.

Proc. GRASSO: lei allora dice che OROFINO non sa?

SPATUZZA G.: non esiste. Loro hanno questa situazione all’officina, e prendono per dire una macchina mia?

Dottore: e allora come è andata?

SPATUZZA G.: praticamente stu disgraziato di OROFINO fu coinvolto pirchi c’iru a rubari i targhi a notti stissu.

Proc. GRASSO: anche le targhe hanno rubato? Ma allora non si è fatta nell’officina di OROFINO la preparazione.

SPATUZZA G.: nru nru. (verosimilmente lo SPATUZZA annuisce come per dire di no).

Proc. GRASSO: e queste targhe di macchine a loro volta rubate? Oppure?

SPATUZZA G.: no, erano di macchine che OROFINO aveva nell’officina.

Proc. GRASSO: allora. OROFINO aveva le macchine, vanno a rubare nell’officina di OROFINO la targa che lui aveva dentro in riparazione. Dopo la usano per metterla nella macchina dell’autobomba, cosi è?

SPATUZZA G.: si.

A questo punto Grasso chiede informazioni anche sull’autore della falsa versione adottata dall’inchiesta in corso, Vincenzo Scarantino, e sulle responsabilità nell’attentato dello stesso Scarantino: il quale ha confessato di avere partecipato all’organizzazione del furto della macchina e dell’attentato, e ha accusato altre persone. E Spatuzza nega anche queste. Anche su questo sarà riscontrato e creduto nel 2008, quando si “pentirà” ufficialmente. “Lui era a Pianosa, ha ammazzato un cristiano che doveva ammazzare e gli fecero dire quello che non doveva dire. Toto La Barbera” (Totò La Barbera non è l’ex prefetto e questore Arnaldo La Barbera, suo superiore, ma più probabilmente Salvatore, della Squadra Mobile di Palermo: ma è una ricostruzione incerta). Che a Scarantino sia stato “fatto dire” molto da chi lo interrogò è invece acclarato, però non risultano omicidi per cui fosse stato accusato o arrestato: un’ipotesi che è stata fatta è che le sue false confessioni siano state ottenute anche sulla base di una minacciata accusa di omicidio.

Proc. GRASSO: che viene preparata in un altro luogo, e non nell’officina di OROFINO. E CIARAMITARO in questa cosa che cosa che c’entra? CIARAMITARO, mi scusi, SCARANTINO.

SPATUZZA G.: non esiste completamente.

Proc. GRASSO: non partecipa completamente?

SPATUZZA G.: non esiste.

Proc. GRASSO: e scusi, com’è che allora le cose che lui ha detto che sa?

SPATUZZA G.: lui era a Pianosa, ha ammazzato un cristiano che doveva ammazzare, e ci ficiru diri chiddu ca nu avia adiri. Toto LA BARBERA.

Proc. GRASSO: e quell’altro che era con lui, ANDREOTTI?

SPATUZZA G.: ma, di . . . . . vieninu chisti? Si sono rifatti di nuovo pentiti?

Proc. GRASSO: no, dice che poi eh, non.

SPATUZZA G.: tutti questi cinque nella stessa cordata, evidentemente.

Proc. VIGNA: si , ma qualche.

SPATUZZA G.: voi andate a prendere dagli uffici ehm di tutti e cinque.

Vigna chiede a Spatuzza delle due lettere di rivendicazione spedite ai giornali alla vigilia degli attentati del luglio 1993, e tornano a parlare della bomba di Firenze in via dei Georgofili, che non fu invece preceduta da una rivendicazione. Spatuzza dice qualcosa in più sullo “scopo” degli attentati: “se chi si doveva piegare in queste cose non si piegava e si continuava sempre”.
Poi tornano a parlare dell’attentato a Costanzo e Grasso di nuovo chiede se c’entrasse anche la Fininvest.

Proc. VIGNA: no, due cioè questa del Messaggero e un’altra al Corriere della Sera.

SPATUZZA G.: tutti questi uffici che ritirano la posta, non viene registrata?

Proc. VIGNA: se lei non mi dice dove sono state mandate.

SPATUZZA G.: non lo so.

Proc. VIGNA: non lo sa.

Proc. GRASSO: come mai a Firenze non si fece, lei l’organizzazione Firenze la cura? E come mai Firenze, non circola la rivendicazione? O ci fu e non? Io, ormai non pensavo più.

SPATUZZA G.: no, questa no.

Proc. GRASSO: dico, questa differenza tra Firenze e Roma.

Proc. VIGNA: COSTANZO, a Roma.

Proc. GRASSO: lei capisce adesso che sono cose. Siccome là dovevano mettere una bomba vicino al museo, poi tutte le volte ehm che non potevate sapere che c’era quella famiglia, fra l’altro viene messa lì vicino agli uffizi, vabbè lasciamo perdere. Firenze è una organizzazione, lei intanto mi chiarisca questo tempo tra Firenze e dell’altra, è soltanto per organizzare? O, prima dice: adesso facciamo Firenze e poi facciamo l’altra.

SPATUZZA G.: se ehm, diciamo che c’era uno scopo chi si doveva piegare in queste cose non si piegava e si continuava sempre.

Proc. GRASSO: quindi si attende? Un tempo per vedere.

SPATUZZA G.: certo. Perché se tu non mi dai una risposta, tuttu u discuilsu e ca tu nu mi na datu.

Proc. GRASSO : quindi, il primo è fatto per attendere una risposta.

Proc. VIGNA: ma che tipo di risposta vi attendevate? Cioè, cosa doveva fare? Chi?

SPATUZZA G.: dovevamo essere tutti ehm, sa parte che io.

Proc. GRASSO: quindi, diciamo che aspettando la risposta, si fa Firenze. Firenze è una organizzazione spaccata da di COSTANZO? Oppure si, e altre no?

SPATUZZA G.: tutta una strategia è.

Proc. GRASSO: quindi è tutta una strategia. E COSTANZO si poteva ammazzare. Lo avete mai pensato?

SPATUZZA G.: no, io no centro.

Proc. GRASSO: lei non centra. Ma dico, si poteva ammazzare? L’auto bomba ha un significato diverso; ammazzare COSTANZO con una bomba.

SPATUZZA G.: che pensa, chi lo può capire lo capisce.

Proc. GRASSO: e giusto?

SPATUZZA G.: si.

Proc. GRASSO: e chi lo deve capire lo capisce il messaggio di COSTANZO. Giusto? Perché lui andava a passeggiare il cane, col giornale, e penso si sapesse questo in Cosa Nostra, o chi aveva la possibilità, giusto?

SPATUZZA G.: si.

Proc. GRASSO: hanno fatto così anche per dare, oltre a COSTANZO, anche un messaggio sia per l’autobomba in sé: il terrore, l’intimidazione, no?

SPATUZZA G.: si, un qualche cosa così.

Proc. GRASSO: secondo lei, anche qualche messaggio alla Fininvest, di cui il COSTANZO fa parte? O è generalizzato?

SPATUZZA G.: alla Fininvest non penso, poi.

Proc. GRASSO: lo dice perché sa qualcosa? O è un sua idea?

SPATUZZA G.: no, una mia idea.

L’attentato contro Maurizio Costanzo a Roma fallì perché l’autobomba fu fatta esplodere con qualche istante di ritardo: nel racconto di Spatuzza il fallimento generò dei dissidi (o fu generato da dissidi), e nell’attentato successivo a Firenze – due settimane dopo – intervenne lo stesso Spatuzza.

Proc. GRASSO: una sua idea. Senta, invece Firenze che entra in questa fase in cui lei la gestisce, che la gestisce e ha un risultato, ma COSTANZO fallisce sostanzialmente.

SPATUZZA G.: ci sono stati dei disguidi e si sono un po’ azzuffati.

Proc. GRASSO: si sono azzuffati, in che senso?

SPATUZZA G.: tra di loro.

Proc. GRASSO: dopo?

SPATUZZA G.: lì.

Proc. GRASSO: lì, mentre dovevano pressare il telecomando:lo presso io, lo pressi tu? CANNELLA e il tizio?

SPATUZZA G.: quelli che dovevano operare.

Proc. GRASSO: quelli che hanno operato, litigi su che cosa?

SPATUZZA G.: fra di loro, non so bene quali sono stati gli inconvenienti. E poi, si è cambiato diciamo la squadra.

Proc. GRASSO: si è cambiata la squadra, squadra che perde si cambia, giusto?

SPATUZZA G.: si.

Proc. GRASSO: e c’è una aderenza di ehm, lo aveva già programmato Firenze quando si doveva fare COSTANZO?

SPATUZZA G.: no, non lo so.

Proc. GRASSO: cioè, l’esplosivo

SPATUZZA G.: tutto conservato, si continuava sempre a racimolare esplosivo e a conservare. Dice: andiamolo a conservare. Però, non a sotterrare, sempre a portata di mano.

Proc. GRASSO: a portata di mano, pronto per l’impiego. Lì a Firenze, dice che si cambia la squadra che non diede risultato. Lei si prende in mano questa organizzazione a Firenze, e va bene. Ma dico, tra quello che succede a Firenze e quello che succede a Roma o Milano, maggio luglio, quando è che, quanto tempo si aspetta la risposta e poi qualcuno le dice riandare, qualcuno tipo GRAVIANO, perché se è con lui che lei, oppure c’era incontro con BAGARELLA o con altri?

SPATUZZA G.: lui?

Proc. GRASSO: no, dico, lei che so con GRAVIANO se ci sono dei contrasti.

SPATUZZA G.: no, con nessuno.

Spatuzza racconta che l’obiettivo dell’attentato di Firenze – il museo degli Uffizi – fu scelto consultando un catalogo d’arte. Un’altra ipotesi era stato Ponte Vecchio.

Proc. GRASSO: quindi GRAVIANO. Riesce a localizzare quando inizia la fase operativa di Roma, Milano. Maggio, l’obiettivo è già fatto.

Proc. VIGNA: l’obiettivo di Firenze, a chi?

SPATUZZA G.: ragazzi che sono partiti settimane prima.

Proc. VIGNA: per trovare un luogo?

SPATUZZA G.: tranne che però le indicazioni in un catalogo di arte.

Proc. GRASSO: di.

SPATUZZA G.: una rivista.

Proc. GRASSO: una rivista?

SPATUZZA G.: Leonardo.

Proc. GRASSO: e chi l’aveva fornito?

SPATUZZA G.: in un appuntamento che abbiamo avuto noi, che mi hanno dato di andare a fare questa situazione e hanno scelto l’obiettivo quale era. Che erano 3 o 4.

Proc. GRASSO: gli altri quali erano?

SPATUZZA G.: il ponte vecchio, ehm comunque erano 3 o 4.

Proc. GRASSO: sempre nelle fotografie che erano nello stesso album? Era solo fotografia? O c’era anche scritto?

SPATUZZA G.: no, anche scritto.

Proc. GRASSO: quindi un libro su Firenze.

SPATUZZA G.: si.

Proc. GRASSO: con le fotografie di Firenze, e nella prima vi dicevano: questo, questo o questo.

Proc. VIGNA: chi?

Proc. GRASSO: all’incontro chi c’era?

SPATUZZA G.: sempre fra di noi.

Proc. GRASSO: Matteo Messina DENARO, c’era? Perché era vicinissimo al GRAVIANO. Libri su di.

SPATUZZA G.: no, non c’era.

Proc. GRASSO: noi sappiamo da altre fonti che questo libro girava, glielo facevano vedere alle riunioni.

SPATUZZA G.: girava, si.

Proc. GRASSO: no, io ho detto alle riunioni.

SPATUZZA G.: no, c’era.

Proc. GRASSO: lui, chi?

SPATUZZA G.: GRAVIANO c’era.

Proc. GRASSO: ma GRAVIANO c’era?

SPATUZZA G.: si.

Proc. GRASSO: quelli che dovevano operare? O quelli della zona di Brancaccio?

SPATUZZA G.: no, lui.

Proc. GRASSO: e quindi vi danno le istruzioni. Quindi lei parla con GRAVIANO, GRAVIANO significa il libro su Firenze, dove ci sono gli uffizi, il Ponte Vecchio e qualche altra cosa, ma lei non si ricorda quale.

SPATUZZA G.: si.

Proc. GRASSO: e quindi a Roma avevate il libro pure?

SPATUZZA G.: no.

Proc. GRASSO: e come mai? A Roma non ce n’è di bisogno?

SPATUZZA G.: perché Roma era più, che ci potevamo muovere senza.

Spatuzza smentisce un’altra versione di Scarantino.

Proc. GRASSO: ma avevate la casa di attesa?

SPATUZZA G.: no, no.

Proc. GRASSO: non avevate questa casa? La casa che aveva detto Giovanni SCADUTO? Non ve l’hanno messa a disposizione questa casa?

SPATUZZA G.: no, era una cosa che neanche ci potevamo mettere con questa casa.

Proc. GRASSO: lo ha detto SCARANTINO e Giovanni SCADUTO, che avevano affittato questa casa.

SPATUZZA G.: no, io non ne sapevo niente.

Proc. VIGNA: e lei dove dormiva a Roma?

SPATUZZA G.: in un posto che.

Proc. GRASSO: in una famiglia palermitana?

SPATUZZA G.: no, no.

Proc. VIGNA: che va a dormire, in via che Ghetaua? (via Dire Daua, a Roma, ndr) Che non so dov’è?

Proc. GRASSO: quindi tra l’organizzazione di Firenze e l’organizzazione di Roma, lei che è uno pratico, dico lì Firenze, scegliamo un obiettivo con i GRAVIANO e andiamo; a Roma non c’è bisogno; a Milano qualcuno lo aiuta?

SPATUZZA G.: no, mi trovano sul posto.

Proc. GRASSO: e poi, sostanzialmente chi lo aiutò, sempre parlando di casa, una famiglia palermitana?

SPATUZZA G.: si.

Proc. GRASSO: però sta parlando in generale di Milano.

SPATUZZA G.: contatti.

Proc. GRASSO: contatti. E qualche indicazione la può dare?

SPATUZZA G.: infatti c’è il problema della strada di ritorno che.

Il procuratore Vigna dà l’impressione di spazientirsi sulla mancanza di dettagli concreti e nomi e cognomi nelle risposte di Spatuzza. E a un certo punto prova ad andare al dunque chiedendogli se a Milano lo abbia ospitato “uno che era al maneggio ai cavalli”. Al maneggio ai cavalli era ufficialmente delegato Vittorio Mangano, ospite nella villa di Silvio Berlusconi e sospettato in diverse inchieste di essere il tramite tra I fratelli Graviano e Berlusconi stesso. Spatuzza non dà a Vigna le risposte che Vigna cerca: ma nel 2014 racconterà di avere detto agli stessi due magistrati, in un altro colloquio precedente a questo nel 1997, di “fare attenzione a Milano 2”, per metterli su quella pista.

Proc. VIGNA: perché qui si appoggiava a qualche palermitano che vive a Milano?

SPATUZZA G.: questo, che non so se è palermitano.

Proc. VIGNA: chi l’ospitava, eh? Non sa?

Proc. GRASSO: questo che l’ospitava.

SPATUZZA G.: no, non lo so

Proc. VIGNA: era uno che era al maneggio ai cavalli?

SPATUZZA G.: no, non lo so

Proc. GRASSO: pulito, oppure? Ma scusi, questi che erano a Milano erano poi in un altro posto?

SPATUZZA G.: no, solo qua

Proc. GRASSO: solo a Milano.

Proc. VIGNA: era uno pulito che aveva un certa posizione sociale?

SPATUZZA G.: no, a me il posto che mi hanno individuato era un posto a basso a livello, gente non di ceto sociale abbastanza alto.

Grasso e Vigna tornano a chiedere a Spatuzza chi “gli copriva le spalle”: Spatuzza conferma che qualcuno c’era, ma nega di essersene interessato.

Proc. VIGNA: io non capisco che uno dalla età di 10 anni come lei, con GRAVIANO eravate come fratelli; che il GRAVIANO inizia questa strategia e la porta. E non ci sia stato un discorso tra lei e GRAVIANO: chi ci para le spalle? Chi ci protegge? Come mai si fanno queste cose?

SPATUZZA G.: non chiedevo questa cosa perché ci sono vissuto in questa cosa e risono riuscito.

Proc. GRASSO: mentre siete in giro, il discorso con GIULIANO

SPATUZZA G.: non ce ne hanno.

Proc. GRASSO: fra voi, nella squadra, GRAVIANO pare che si potesse. Tra voi, ve li ponevate questi problemi, dice: ma.

SPATUZZA G.: questo ciclo, da me in poi, tutte queste persone che sono, erano tutti gentazza ehm. Se lei pensa che io mi oseggiavo a dire brizzi a lui Giuseppe, lei pensa che. Che poi sti quattro, fra di loro parlavano e faceva palazzi e castighi, e poi non c’era niente.

Proc. GRASSO: quindi lei dice che non erano affidabili. Sempre un discorso che va a mare. Questi discorsi tra GIULIANO e ROMBO, per esempio, o GIULIANO e CIARAMITARO o ROMBO e CIARAMITARO.

SPATUZZA G.: pensavano a qualche cosa e spartevano tutti questi bigliettini per fare credere sa che, ma poi non c’era niente.

Proc. GRASSO: però, lei è convinto che qualcuno che parava le spalle.

SPATUZZA G.: si, indubbiamente. Certo.

Proc. GRASSO: però io questo volevo capire. Tra Firenze organizzata in un certo modo, per dire: andate a mettere l’autobomba lì. Quando poi ridicono di andare a fare un contatto, dopo un certo tempo lei ancora non è riuscito a localizzare bene, perché c’è maggio, no? Poi c’è giugno, e finisce. Quando avete aspettato prima di fare? Riesce a collegare? Quest’è che lei parte per andare a Roma?

SPATUZZA G.: le partenze sono state parecchie, e poi io ci andavo a Roma solo per questo.

Proc. GRASSO: ci andava per altre cose?

SPATUZZA G.: certo.

Proc. GRASSO: ma lei come partiva per andare a Roma?

SPATUZZA G.: con il treno.

Proc. GRASSO: con il treno. Quindi non sa se eh. Ha un nome particolare? Ma l’albergo?

Proc. VIGNA: mi sembra che lei ha detto di un nome particolare, Madruzza.

SPATUZZA G.: Matruzza.

Proc. GRASSO: quindi in treno, e non si ricorda quando ha iniziato? Se, primo porta l’esplosivo e poi porta altre cose. Un conto è portare a Firenze, sempre da Roma passate.

SPATUZZA G.: siamo stati parecchio, quindi non.

Proc. GRASSO: non se lo ricorda. Però, un certo tempo è passato.

SPATUZZA G.: certo.

Proc. GRASSO: non è che. Dice: facciamo Firenze, Roma, Milano e torniamo. Passa un certo tempo, dopo di che si prepara l’organizzazione. Ecco, questa organizzazione è assolutamente più complessa, perché si tratta di colpire più obiettivi contemporaneamente, anche in città diverse, e nella stessa città. Ci doveva essere un orario che doveva essere a mezzanotte, mi pare di aver capito, poi per varie cose, un minuto più o un minuto prima a Roma, c’è che poi ci sarà successo qualche cosa che riuscivano a lasciare la macchina al posto giusto, lei così ha detto, giusto?

SPATUZZA G.: si.

Proc. GRASSO: ma, a questo, c’è in più il fatto dei messaggi e delle lettere mandati ai giornali. Ora, questo tipo di organizzazioni diverse, a chi è che è venuta in mente? E doveva avere un significato diverso rispetto a quello di prima, o no? Dico, lei ha compreso benissimo il discorso che ho fatto? Cioè, qualcuno disse: facciamo una cosa più in grande; facciamo una cosa che mette più terrore. Perché a Milano, un fatto isolato; qua, aspetta là, aspetta qua, cioè uno pensa che sia tutta una cosa organizzata su tutto il territorio nazionale e contemporaneamente capace, una organizzazione capace di mettere in atto.

SPATUZZA G.: tutto quello era, più segnali.

Grasso e Vigna cercano di farsi dire meglio da Spatuzza quale fosse l’obiettivo della campagna di stragi mafiose, che le inchieste principali hanno sempre messo in relazione con l’intenzione dei responsabili di ottenere qualcosa dallo Stato. Spatuzza parla della possibilità di ottenere condizioni migliori per i detenuti di mafia sottoposti a regimi particolarmente severi. Dice che “sono supposizioni mie” ma Vigna e Grasso parlano di “guerra civile” e “colpo di Stato”: e Spatuzza conferma.

Proc. GRASSO: ecco, io volevo capIre. GRAVIANO, avete parlato di questo tipo di organizzazione? Non è che.

SPATUZZA G.: si doveva fare questa situazione e poi basta: dobbiamo fare, dobbiamo dare. Sono poi delle fasi che lui non mi diceva: stiamo faciannu o stamu faciannu per questo. Una volta che ci scappo, per dire, per dare un po’ di libertà a queste persone ca su tutti consumati.

Proc. VIGNA: per dare?

Proc. GRASSO: libertà a queste persone che sono consumate, cioè il motivo era fare liberare dalle carceri.

SPATUZZA G.: avere dei benefici.

Proc. GRASSO: e chi li doveva dare sti benefici?

SPATUZZA G.: qualcuno s’avanzò.

Proc. VIGNA: come?

Proc. GRASSO: s’avanzò, qualcuno si fece avanti, si fece sotto. Ma scusi, se qualcuno si fece sotto, che bisogno c’è di andare a mettere le bombe, se già qualcuno si fece sotto?

SPATUZZA G.: sistemare. Dice: faciti chistu e poi lo dovevano sistemare loro. Sono supposizioni mie .

Proc. GRASSO: si, sono supposizioni sue, o magari ha accenno a qualcosa di GRAVIANO?

SPATUZZA G.: impressione che.

Proc. GRASSO: quindi, qualcuno si fa sotto, e nel farsi sotto suggerisce come bisognava fare per aggiustare le cose. Ma, con questa strategia che doveva culminare con fatto dell’Olimpico, si va verso la guerra civile.

SPATUZZA G.: sì, e là e che loro.

Proc. GRASSO: si va verso cioè un colpo di Stato si può fare, era questo quello che doveva avvenire?

SPATUZZA G.: se non si ottiene quello che si ha, una volta che si iniziò con questa guerra, e mi ci pare che poi ritornavano indietro. Quando è partito è partito, che poi ci doveva essere un vincitore. Sicuramente.

Proc. GRASSO: e quindi doveva essere qualcosa che lei comprende bene che come l’organizza lei, in più obiettivi contemporaneamente aumenta il grado di terrore e siamo quasi a una guerra civile, giusto? Siamo a un colpo di Stato, siamo a un qualcosa di grave che sta succedendo, era questo quello che dovevate?

SPATUZZA G.: si

Proc. GRASSO: e l’avevano suggerito questo?

SPATUZZA G.: mano mano poi lo capisci che te ne rendi conto: ma qua stiamo avendo uno scontro viaru.

Proc. GRASSO: soprattutto poi con i Carabinieri che sono una Istituzione in Italia, giusto?

SPATUZZA G.: certo.

Proc. GRASSO: quindi, quando dopo Padre Puglisi le dicono Carabinieri; qualcuno aveva ancora interesse che si avesse l’impressione che si andava verso un colpo di Stato. Ma, era per farlo veramente? O perché poi qualcuno evitasse di farlo con un soluzione poi democratica?

SPATUZZA G.: non lo so questo. Se non cercano i risultati mica, una notte potevano appiccare chissà. È una strategia.

La ricostruzione prevalente è che a interrompere le stragi fu l’arresto dei fratelli Graviano, a Milano il 27 gennaio 1994. Il 23 gennaio – ma la data fu ricostruita solo molti anni dopo, con il “pentimento” di Spatuzza – era stato preparato un attentato allo Stadio Olimpico di Roma, durante la partita Roma-Udinese, che fallì perché non funzionò il telecomando che doveva far esplodere una bomba. Le inchieste sulla cosiddetta “trattativa” ipotizzano che ci fossero state concessioni da parte di autorità dello Stato che poi furono ritirate, con un cambio di approccio che portò all’arresto dei Graviano.
Secondo le domande di Grasso – che probabilmente riprende precedenti dichiarazioni di Spatuzza – l’arresto dei Graviano fu reso possibile da qualcuno che lo decise per interrompere la successione di attentati.

Proc. GRASSO: e poi perché non si continuò più? Perché, nel gennaio 94, quando fallisce, per un motivo banale del telecomando.

SPATUZZA G.: vengono arrestati i GRAVIANO.

Proc. GRASSO: ma qualcuno sapeva chi frequentavano a Milano i fratelli GRAVIANO. Era un modo anche per bloccare la strategia.

SPATUZZA G.: certo. Può darsi che là si è chiusa.

Proc. GRASSO: e l’hanno chiusa quelli che non ne volevano più sapere e bloccano tutto.

SPATUZZA G.: certo, tranne che poi si è chiuso il contatto.

Proc. GRASSO: Giuseppe chiese il contatto con quelle persone che avevano suggerito di andare avanti.

SPATUZZA G.: certo.

Proc. GRASSO: questa è la sua ipotesi. Noi stiamo facendo ipotesi, non è che stiamo facendo; noi stiamo ragionando insieme su queste cose. Quindi, secondo lei qualcuno forse sapeva che si doveva fare una cosa contro i Carabinieri, una volta che non si fa, vengono arrestati GRAVIANO?

Proc. VIGNA: vengono arrestati GRAVIANO

Proc. GRASSO: vengono arrestati GRAVIANO?

SPATUZZA G.: certo.

Proc. VIGNA: dopo pochi giorni, una settimana o due. E a questo punto si chiude il contatto.

Proc. GRASSO: si chiude il contatto. Quindi i GRAVIANO avevano il contatto.

SPATUZZA G.: dopo l’arresto di loro anch’io mi sono messo da parte.

Proc. GRASSO: in cosa nostra? In che senso? Mi faccia capire.

Spatuzza racconta cosa gli successe dopo l’arresto dei Graviano: venne fatto “uomo d’onore”, ma ebbe problemi con il boss Bagarella. E un altro boss, Provenzano, lo voleva ammazzare tramite il suo vice Benedetto Spera.

SPATUZZA G.: si era chiusa un po’ di più i ehm erano.

Proc. GRASSO: chi?

SPATUZZA G.: BAGARELLA.

Proc. GRASSO: siamo nel gennaio 94.

Proc. VIGNA: non si chiusa tanto perché poi lo fanno uomo d’onore nell’estate 95.

Proc. GRASSO: venne inserito dopo, tra gennaio 94 e il 95, per il territorio lo fanno uomo d’onore e.

SPATUZZA G.: tutto il gruppo, che era abbastanza ehm.

Proc. GRASSO: facendolo uomo d’onore se lo mettono sotto le loro, giusto?

SPATUZZA G.: poi nasce lo scontro con Benedetto SPERA.

Proc. GRASSO: SPERA.

SPATUZZA G.: e poi chighi vuannu ammazzari a mia.

Proc. GRASSO: vogliono ammazzare lei, perché lei aveva ammazzato qualcuno?

SPATUZZA G.: no, perché con Giuseppe non passava buon sangue e quindi ero.

Proc. GRASSO: Giuseppe, praticamente.

SPATUZZA G.: non era di buon viso.

Proc. GRASSO: e come parlavate di questo scontro.

SPATUZZA G.: no, noi non facciamo niente. Dopo l’arresto di

Proc. GRASSO: BAGARELLA.

SPATUZZA G.: e altre persone palermitane, chistu VITALE fu attenzionato a livello.

Proc. GRASSO: pure, dopo l’accordo, perché prima c’è BRUSCA che lei ha buoni rapporti.

SPATUZZA G.: si.

Proc. GRASSO: questo VITALE, perché?

SPATUZZA G.: perché praticamente cercavano di abbracciare tutte queste zone.

Proc. GRASSO: quindi estendere la loro influenza su zone di Palermo, come Porta Nuova, Brancaccio e così via, giusto? Siccome, ammazzando lei si metteva ci mettevano qualcuno dei loro che controllavano, questo era il progetto.

Proc. VIGNA: volevo dire una cosa. Quella notte in cui avvengono gli attentati alle Chiese di Roma, si staccano i collegamenti telefonici con Palazzo Chigi, non ne sa nulla?

SPATUZZA G.: no. Tranne che sempre quella ala che si appoggiava a noi, può darsi che hanno fatto il discorso della bomba messa.

Proc. GRASSO: come, c’è qualcuno dall’esterno, lui ha la sensazione che va seguendo e comunque interviene per altre cose.

SPATUZZA G.: si. Fra i due litiganti il terzo gode.

Proc. GRASSO: senta, lei nell’agosto 93, si certo.

Proc. VIGNA: questa al cos’è? Che tipo?

SPATUZZA G.: per ora non esiste. Questi dopo sono stati un po’ affiancati a noi però non esiste completamente.

Proc. GRASSO: Pietro MANGANO? Nino MANGANO? O altre persone?

SPATUZZA G.: no, se ehm.

Grasso approfitta di una serie di omonimi citati per chiedere più esplicitamente a Spatuzza di Vittorio Mangano. E poi, ancora evidentemente dentro “il quadro in mente” che i magistrati hanno bisogno di verificare, insiste molto su un soggiorno in Sardegna dei fratelli Graviano: cercando di ricostruire possibilità dalle cose che Spatuzza dice e non dice, e alludendo a “belle donne e la personalità”. Ma Spatuzza dice solo che era “a pescare” o a fare “un lavoro”.

Proc. GRASSO: senta, e l’altro MANGANO, Vittorio MANGANO, lei?

SPATUZZA G.: no, mai conosciuto.

Proc. GRASSO: non ha mai saputo nulla che potesse interessare.

SPATUZZA G.: no.

Proc. VIGNA: vogliamo sospendere?

Proc. GRASSO: perché c’è già, con quello eravamo d’accordo che lei.

Proc. VIGNA: ah, va bene.

Proc. GRASSO: io però vorrei capire una cosa. In Sardegna che ci andate a fare?

SPATUZZA G.: no, mai stato in Sardegna.

Proc. GRASSO: risulta da un viaggio insieme a TACCHINI Fabio.

SPATUZZA G.: Biagio?

Proc. GRASSO: risulta dai suoi spostamenti che lei è stato in Sardegna nell’agosto 93.

SPATUZZA G.: o tramite telefono. Ma risulta la mia presenza?

Proc. VIGNA: dal cellulare.

Proc. GRASSO: dal cellulare.

SPATUZZA G.: no, è stato un ponte radio.

Proc. GRASSO: che vuol dire?

SPATUZZA G.: no, io mi trovavo in un posto, ero più vicino alla Sardegna.

Proc. GRASSO: il posto qual è? Cosi controlliamo in ponte radio. Il posto più vicino alla Sardegna col ponte radio, Non lo vuole dire?

SPATUZZA G.: stavamo lavorando al mare, in un posto più vicino alla Sardegna.

Proc. VIGNA: però, che personaggio è? Questa è la mia, eh?

Proc. GRASSO: quindi lavoravate a mare, fa una telefonata, ah! Il contrabbando di ashishiss, le tonnellate che avete portato?

Proc. VIGNA: no, deve essere qualche, no.

SPATUZZA G.: gli ho detto a mio figlio di portare il motorino.

Proc. GRASSO: di?

SPATUZZA G.: ci dissi che papà deve scappare. Siccome c’era che ehm si affaccia col motorino.

Proc. GRASSO: quindi c’è qualche progetto per fare.

Proc. VIGNA: eh!

SPATUZZA G.: no, una battuta di pesca.

Proc. GRASSO: lo avrebbe detto subito e non c’era bisogno. Eh, ecco! Era in barca con questa persona, ecco perché non lo vuole dire. Era ospite in barca assieme a GRAVIANO, perché era agosto, girava attorno alla Sardegna.

Proc. VIGNA: che anno?

Proc. GRASSO: 93. dopo le stragi gli fanno fare le vacanze, in una bella barca con belle donne e la personalità, questo. Ecco perché non lo vuole dire.

Proc. VIGNA: perché non ce lo racconta, C’era qualcuno?

SPATUZZA G.: dovevo andare a pescare.

Proc. GRASSO: così, chi sa che ci fa pensare, magari è una cosa che non può dire perché; non è che ci deve dire con chi era, ci deve dire.

SPATUZZA G.: sono andato per lavoro.

Proc. GRASSO: per lavoro, a mare. Comunque, nei pressi della Sardegna, agosto.

Proc. VIGNA: agosto del 93, i GRAVIANO erano a Forte dei Marmi. Forte dei Marmi che sta in Versilia, agosto del 93, i fratellini erano lì, nella villa a Forte dei Marmi.

Proc. GRASSO: poi in Sardegna.

Proc. VIGNA: con la ragazza. Poi sono andati anche in Sardegna, in una villa.

SPATUZZA G.: il problema non è con chi erano loro.

Proc. VIGNA: siccome lei non ci vuol dire con chi era.

SPATUZZA G.: no, ero lì per lavoro, a mare. Poi dice lei: la Sardegna. Ma uno che a mare non c’è strata, che capisce dove si trova.

Proc. VIGNA: era una barca?

SPATUZZA G.: si.

Proc. VIGNA: bella. Non è in vacanza in Sardegna?

SPATUZZA G.: no.

Proc. VIGNA: è partito da Palermo?

SPATUZZA G.: no.

Proc. GRASSO: ah ecco, il traffico di armi, ecco che cosa era. Ci sono arrivato, il lavoro è lavoro. Potevano farsi un arsenale per la guerra civile, è questo il problema, no? Se uno deve fare la guerra civile si deve armare, è così, o no?

Spatuzza approfitta della piega che hanno preso le insistenze di Grasso per cambiare discorso e protestare contro le modalità del suo arresto: secondo lui la polizia ha cercato di ucciderlo, sparando senza necessità. Spatuzza era stato arrestato a Palermo il 2 luglio 1997 – un anno prima di questo colloquio – con un grande dispiego di uomini che lo avevano sorpreso in un’auto parcheggiata e che avevano sparato molti colpi, ferendolo, quando aveva tentato di scappare disarmato.

SPATUZZA G.: la Squadra Mobile di Palermo la voleva fare la guerra civile.

Proc. GRASSO: qualcuno in particolare?

SPATUZZA G.: tutti, tutti.

Proc. GRASSO: vabbè, quelli fanno il loro lavoro.

SPATUZZA G.: il suo lavoro è ammazzare i cristiani?

Proc. GRASSO: a chi hanno ammazzato?

SPATUZZA G.: il mio arresto.

Proc. GRASSO: scusi, ma.lei ha fatto le stragi e non lo dovevano arrestare?

SPATUZZA G.: ma no a sparare per ammazzare.

Proc. GRASSO: può darsi qualcuno aveva detto: questo domani può parlare e quindi lo ammazziamo. Lei che pensa una cosa del genere?

Proc. VIGNA: non ho capito.

Proc. GRASSO: dice che nel corso dell’arresto, praticamente hanno tirato per ammazzare.

Proc. VIGNA: no, no.

SPATUZZA G.: come no, io.

Proc. VIGNA: uhm.

Proc. GRASSO: delitti che passano fra le.

Proc. VIGNA: ma, un colpo solo?

SPATUZZA G.: 5 colpi, tutti nel vetro.

Proc. GRASSO: nel vetro della macchina?

SPATUZZA G.: vetro della macchina.

Proc. VIGNA: vabbè, queste sono da distanze.

SPATUZZA G.: io sono nella macchina, messo così. E a colpo, così, ntierra c’era. A parte che c’ho tutti i referti medici, che quando uscito, e sono sailbati. E poi più in là, ce ne parliamo con la squadra mobile.

Proc. GRASSO: ah, perciò non può volere bene la Squadra Mobile.

SPATUZZA G.: come?

Proc. GRASSO: no, era solo una battuta.

Proc. VIGNA: chissà quante ne ha fatte di guerra civile, fra di voi.

Proc. GRASSO: lei dice, ma è una. Però avevate delle armi, anche.

Proc. VIGNA: eh!

SPATUZZA G.: questa è.

Proc. GRASSO: c’era questa idea?

SPATUZZA G.: no, per niente.

Proc. GRASSO: no, non cadiamo nell’equivoco.

SPATUZZA G.: no, per niente.

Proc. GRASSO: quindi, questa cosa dell’agosto del 93, lavora a mare, ma non riusciamo a capire cosa. Lei non vuole dire con chi era perché non vuole coinvolgere altre persone, giusto? Questo è il motivo, perché lei dice che è il mio lavoro, perché non ci sarebbe il motivo di dire il nome delle altre persone. Quindi è un lavoro, dice, che possono fare loro. Mi sta facendo spuilniciare, come si dice. Vabbè, rispettiamo quello che dice lei. Quindi lei è sicuro che dicendo il tipo di lavoro si individuano le persone? Non può essere un lavoro così agganciato alle persone da farle identificare. Lo sa che è una specie di rebus? È una enigmistica, non riesco proprio ad immaginarla questa cosa, ma anche nel rebus qualche indizio lo danno per come si deve fare.

SPATUZZA G.: diciamo un lavuru a mare.

Proc. GRASSO: un lavoro al mare, ha qualche indizio.

SPATUZZA G.: tonno? Mesi estivi sono?

Proc. GRASSO: no.

SPATUZZA G.: tonnare, le ha tolte.

Proc. GRASSO: le tonnare?

SPATUZZA G.: c’è il discorso anche sigarette.

Proc. GRASSO: vabbé.

Grasso rinuncia a ottenere di più sulla Sardegna: Spatuzza spiega delle sue esigenze rispetto alla detenzione e poi racconta di come a Roma cercasse di individuare le famiglie dei pentiti che si erano trasferite lì.

SPATUZZA G.: ci hanno chiuso le finestre.

Proc. VIGNA: come?

SPATUZZA G.: ci hanno chiuso le finestre.

Proc. GRASSO: ci hanno messo l’aria condizionata.

SPATUZZA G.: ci hanno chiuso tutte le finestre.

Proc. VIGNA: sigillate?

SPATUZZA G.: no, col vetro.

Proc. GRASSO: vetro antiproiettile.

SPATUZZA G.: no, tutto messo a fasce.

Proc. GRASSO: e questo non vi fa parlare? Vi dà problemi.

SPATUZZA G.: certo, abbiamo fatto un po’ di sciopero.

Proc. GRASSO: vabbè, ora parliamo col Direttore.

Proc. VIGNA: allora, bisogna che lei faccia queste cose: decidere se fa questo passo; eh?

Proc. GRASSO: scusi, un’ultima cosa. Lei, nel 96 era a Roma?

SPATUZZA G. : 96?

Proc. GRASSO: 96, la sua presenza a Roma.

Proc. VIGNA: è quella dell’edicola.

Proc. GRASSO: eh. 96 o 97.

SPATUZZA G.: u fattu ehm. Io perché mi interessavo a Roma, perché era vicino a queste famiglie di pentiti. Quindi, tramite lui avevo questo. Siccome, per abitudine nostra, dovevamo comprare il Giornale di Sicilia, quante edicole a Roma? 4 o 5; io prendevo ogni mattina in una edicola e qualcuno lo dovevo beccare.

Proc. GRASSO: qualcuno che conosceva.

SPATUZZA G.: certo.

Proc. GRASSO: perché non è che conosceva tutti?

SPATUZZA G.: no, però qualcuno sicuramente cadeva.

Proc. GRASSO: perché lei sapeva che erano a Roma.

SPATUZZA G.: la maggior parte tutti a Roma.

Proc. GRASSO: quindi era questo il motivo. Poi c’è di mezzo che si mette in contatto con qualcuno per sostanze stupefacenti.

SPATUZZA G.: a gente vicino a questo GAROFALO.

Proc. GRASSO: lei è sicuro di questo? Oppure?

SPATUZZA G.: no, io ho detto: qui c’è da guadagnare qualche cosa.

Grasso riprova a ottenere di nuovo informazioni da Spatuzza su chi possa avere deciso l’arresto dei Graviano per interrompere la campagna di attentati, implicando che fosse qualcuno che ne era informato e precedentemente complice.

Proc. GRASSO: quindi, lei l’arresto di GRAVIANO lo ha visto come un blocco della strategia perché non c’è più bisogno di continuare. E se succedeva lo scoppio dei Carabinieri? Cioè lo scoppio della bomba.

SPATUZZA G.: ancora erano liberi.

Proc. GRASSO: ancora erano liberi e andavano. La prima settimana del 94.

Proc. VIGNA: si.

SPATUZZA G.: penso di si.

Proc. GRASSO: e quindi, secondo lei, questa strategia chi l’ha suggerita? Lei, poco fa, ha detto che qualcuno si è fatto sotto, dopo di che gli dice basta. Ecco, voglio dire, ecco la strumentalizzazione. Se è cosi è evidente la strumentalizzazione; cioè, io prima ti faccio andare avanti, ti faccio rischiare e ti faccio fare cose terribili per la nazione, dopo di che, quando non mi servi più ti blocco. Non so, capace che lo dovevano arrestare perché avevano messo in atto delle strategie; perché sostanzialmente i GRAVIANO sono a mettere in atto strategie. Quindi, sono gente che aveva rapporti contatti esclusivamente con i GRAVIANO.

SPATUZZA G.: certo.

Proc. GRASSO: perché se io so che facendo l’arresto dei GRAVIANO, la strategia blocca, so che è un contatto esclusivo. Chi era questo contatto esclusivo?

SPATUZZA G.: non ho la minima idea.

Proc. GRASSO: è come il lavoro al mare.

SPATUZZA G.: no.

Proc. GRASSO: sinceramente perché non c’è motivo, perché lei questa cosa è libero di non dire.

SPATUZZA G.: no.

Proc. GRASSO: nemmeno la può ipotizzare. Però i GRAVIANO. Scusi, se lei doveva urgentemente parlare con i GRAVIANO che si trovavano fuori sede, come faceva?

SPATUZZA G.: aspettavo.

Proc. GRASSO: aspettava? E se era una cosa urgente, è mai possibile che non li rintracciava, aveva un recapito? Un telefono?

SPATUZZA G.: aspettavo. Ci vediamo tra 15 giorni.

Proc. GRASSO: e dove? a Milano? A Palermo? a Forte dei Marmi? Ma a lei come lo rintracciavano?

SPATUZZA G.: no, io non dovevo prendere mai l’iniziativa, anche se sapevo dove potere trovare.

Proc. GRASSO: quindi, lei non doveva prendere l’iniziativa di rintracciarli, doveva aspettare, qualsiasi cosa succedeva. I GRAVIANO rintracciavano a lei.

SPATUZZA G.: se c’era qualche cosa lo devo decidere io.

Proc. GRASSO: se era una cosa, diciamo, del mandamento? Lo poteva decidere lei; se invece era qualche altra cosa?

SPATUZZA G.: aspettavo.

Proc. GRASSO: e i soldi come li facevano avere? Quelli che.

SPATUZZA G.: no, io non avevo.

Proc. GRASSO: chi li gestiva i soldi della cassa?

SPATUZZA G.: io gestione non ne avevo. Quando io avevo bisogno, li chiedevo e li avevo.

Proc. VIGNA: a chi?

SPATUZZA G.: a questo interessato per questi soldi.

Proc. GRASSO: perché GRAVIANO non c’era?

SPATUZZA G.: no. Però qualunque cifra che io avevo bisogno a livello personale.

Proc. GRASSO: mai una banca, sempre soldi in contanti? Perché voi vi spostavate in continente, dovevate affrontare delle spese.

SPATUZZA G.: soldi in contanti.

Proc. GRASSO: soldi contanti. Persone della famiglia di Brancaccio che vi davano questi soldi. Lei, naturalmente non vuole dire il nome. Sono arrestati? Sono liberi?

SPATUZZA G.: qualcuno è arrestato.

Proc. VIGNA: sarà il BASILE?

SPATUZZA G.: no, neanche li conosco questi.

Proc. GRASSO: senta, Giuseppe BASILE?

SPATUZZA G.: non lo conosco.

Proc. GRASSO: non lo conosce.

Vigna e Grasso provano con un altro tema, quello della fantomatica “Falange armata”, un nome che è stato usato nella storia d’Italia per moltissime rivendicazioni senza che si sia mai provata l’effettiva esistenza di un’organizzazione reale, e che era stato usato anche a proposito di alcuni degli attentati mafiosi.

Proc. VIGNA: si è mai pensato di, a parte queste lettere, di rivendicare questi fatti con una sigla? Allora si ricorda, non so se, veniva divulgato.

Proc. GRASSO: la falange armate.

Proc. VIGNA: ecco, che cosa è questa falange armata? L’avete mai trattata?

SPATUZZA G.: no, no.

Proc. GRASSO: ha sentito di questa?

SPATUZZAG.: si, si.

Proc. VIGNA: lei aveva saputo che MAZZEI aveva visto questa bomba vecchia a Firenze?

SPATUZZA G.: questa del processo?

Proc. VIGNA: no, prima.

SPATUZZA G.: no, no.

Proc. GRASSO: senta, che doveva avvenire un attentato nei miei confronti, lei lo aveva saputo?

SPATUZZA G.: no, per niente.

Proc. GRASSO: perché, dopo FALCONE e BORSELLINO.

SPATUZZA G.: no, no.

Proc. GRASSO: non lo aveva mai saputo?

SPATUZZA G.: no, no.

Proc. GRASSO: quindi è una cosa che a certi. Il rapporto con GRAVIANO con BRUSCA?

SPATUZZA G.: un po’ raffreddati.

Proc. GRASSO: anche dopo l’arresto di RIINA?

SPATUZZA G.: si, si.

Proc. GRASSO: e con BAGARELLA?

SPATUZZA G.: questi lo sa che strategia hanno usato sempre?

Proc. GRASSO: questi, dice i corleonesi.

SPATUZZA G.: di parlare con me e sparlare a loro.

Proc. GRASSO: parlare?

SPATUZZA G.: parlare con me e sparlare a loro. Parlo con lui e sparlo a lei.

Proc. VIGNA: ho capito.

SPATUZZA G.: penso di avere nei miei riguardi ehm ma quando io mi pighiu u me cori e tu dugnu nde manu e tu hai ipocrisia. E poi le cose si capiscono sempre tardi, pazienza.

Proc. GRASSO: quindi, BAGARELLA ha lo stesso modo.

SPATUZZA G.: ma tutti u fannu.

Proc. GRASSO: GRAVIANO però, nel momento in cui, potevano prendere iniziative senza avere un accordo di massima con BAGARELLA.

SPATUZZA G.: si, BAGARELLA solo era.

Proc. GRASSO: e GRAVIANO se fosse andata avanti sta cosa diventavano i padroni di Cosa Nostra.

SPATUZZA G.: ca certu.

Proc. GRASSO: era questo il loro l’obiettivo. Dico, loro avevano il rapporto, diciamo in un certo senso, squisito.

SPATUZZA G.: la potenza loro erano. Sti corleonesi a chi hanno avuto ora? Tutto quello che hanno fatto hanno avuto sempre bisogno della manovalanza, perché iddi non hanno avuto l’esercito.

Proc. GRASSO: quindi erano dei Re senza esercito.

SPATUZZA G.: senza esercito.

Proc. GRASSO: per contatti, i GRAVIANO; questi contatti erano personali dei GRAVIANO? Oppure, che so, passati ad altri.

SPATUZZA G.: so solo che RIINA una stima.

Proc. GRASSO: RIINA?

SPATUZZA G.: si.

Proc. GRASSO: quindi, i GRAVIANO per conto di RIINA?

SPATUZZA G.: so che li stimava tantissimo.

Proc. GRASSO: senta, quando nel 95, a lei lo fanno uomo d’onore, lei entra in qualche discorso con BRUSCA, DI TRAPANI, GUASTELLA.

SPATUZZA G.: si

Proc. GRASSO: si riprende il discorso.

SPATUZZA G.: si, si deve riprendere.

Proc. GRASSO: e perché? Lei qua partecipa alle riunioni, che Palermo presenta tutto il mandamento.

Spatuzza spiega che dal 1995 la risposta dei suoi nuovi boss agli arresti compiuti non fu più di attentati indiscriminati e bombe, ma di obiettivi singoli e fucili di precisione, e magistrati da uccidere. Perché “il popolo si era rivoltato” contro “queste cose che facevano del male alle persone”.

SPATUZZA G.: visto che avevamo subito tutti questi arresti, tutte queste persone, ehm si cerca di fare qualcosa contro lo Stato. Però l’obiettivo singolo.

Proc. GRASSO: uno. E chi era?

SPATUZZA G.: uno qualsiasi.

Proc. GRASSO: e chi doveva sparare? Sparare col fucile? Cosa Nostra mai ha usato questo.

SPATUZZA G.: e ora ehm.

Proc. GRASSO: quindi doveva essere singolo per una sola persona?

SPATUZZA G.: si, si.

Proc. GRASSO: in che cosa, Economia? Della Politica? Della.

SPATUZZA G.: obiettivi.

Proc. GRASSO: si, ma avete discusso di obiettivi veri?

SPATUZZA G.: obiettivi CASELLI e altri Procuratori.

Proc. GRASSO: per quanto riguarda il discorso che riguardava i figli, lei c’era alla proposta che aveva fatto GUASTELLA?

SPATUZZA G.: ma questa, che anno?

Proc. GRASSO: 95.

SPATUZZA G.: no, nel 95 GUASTELLA era già messo da parte.

Proc. GRASSO: c’era DI TRAPANI.

SPATUZZA G.: prima che DI TRAPANI era in galera.

Proc. GRASSO: era DI TRAPANI che aveva proposto questa cosa?

SPATUZZA G.: no, DI TRAPANI è in galera arrestato.

Proc. GRASSO: gestiva GUASTELLA quando DI TRAPANI viene arrestato? Zona San Lorenzo e Resuttano.

SPATUZZA G.: si.

Proc. GRASSO: questa cosa rientrava in una strategia, lei ha saputo?

SPATUZZA G.: no, no.

Proc. GRASSO: dai giornali. Ma faceva parte di quelle cose di cui, che qualcuno parlava anche di interrompere l’oleodotto che collegava o qualcosa del genere, lei non ha mai sentito?

SPATUZZA G.: no.

Proc. GRASSO: lei quando è stato fatto uomo d’onore?

SPATUZZA G.: 95.

Proc. VIGNA: settembre 95, dopo l’estate del 95.

Proc. GRASSO: già è cambiata la situazione politica, c’è stato un cambiamento.

SPATUZZA G.: ma noi di politica non.

Proc. GRASSO: non ne discutete. Dopo quando, da quando lei è stato fatto uomo d’onore, si incomincia a discutere di queste cose? Non so se sono chiaro.

SPATUZZA G.: dopo un quindici giorni.

Proc. GRASSO: quindi, fine 95.

SPATUZZA G.: si incomincia a discutere.

Proc. GRASSO: quindi, si discute di riprendere questa strategia.

Proc. VIGNA: obiettivi singoli.

Proc. GRASSO: obiettivi singoli. Ma si è parlato di mettere una macchina con bomba lì?

SPATUZZA G.: questi erano accantonate.

Proc. GRASSO: queste cose erano accantonate. Ma lei si era armato per sparare col fucile?

SPATUZZA G.: dovevano arrivare questi fucili.

Proc. GRASSO: dovevano arrivare?

SPATUZZA G.: si. lo non ne avevo

Proc. GRASSO: lei non aveva questi fucili di precisione.

SPATUZZA G.: avevo queste cose che mi potevo allenare.

Proc. GRASSO: il luogo, se già individuato, dove sparare con questo fucile?

SPATUZZA G.: no, ognuno cominciava a fare allenamento e poi quando era al cento per cento, e due e tre si faceva l’operazione.

Proc. GRASSO: per riprendere la strategia per l’attacco alle Istituzioni?

SPATUZZA G.: però con singola persona.

Proc. GRASSO: e come mai non l’autobomba?

SPATUZZA G.: a parte che, secondo me, non c’era più il canale con quei contatti che penso io; poi perché il popolo si ruppe, si è rivoltato contro queste cose che facevano un po’ del male alle persone.

Proc. GRASSO: innocenti.

SPATUZZA G.: innocenti.

Proc. GRASSO: quindi, significava colpire chi ritieni responsabile.

SPATUZZA G.: si, obiettivi.

Proc. GRASSO: obiettivi. Lei, quando allude a quella persona che pensa lei, che possono suggerire le autobombe, a chi sta?

Proc. VIGNA: che cosa.

Proc. GRASSO: per capirci di che cosa stiamo parlando.

SPATUZZA G.: certo che qualche mente c’era.

Proc. GRASSO: la va a collocare a?

SPATUZZA G.: a nessuno, perché quando io incomincia a interessarmi di queste cose, dopo queste stragi ho incominciato ad avvicinarmi un po’ alla politica, compravo Panorama, l’Espresso.

Proc. GRASSO: si, ma lei dice che a questi contatti non c’erano più con quelle persone che ottenevano suggerire l’uso della autobomba, giusto?

SPATUZZA G.: certo.

Proc. GRASSO: lei entra nella attività completa, e quindi per dire che non più, è dall’inizio che non c’erano perché ne parlavate, giusto?

SPATUZZA G.: certo.

Proc. GRASSO: sono apparati esterni a Cosa Nostra.

SPATUZZA G: io penso di si.

Proc. GRASSO: giusto?

SPATUZZA G: si.

Proc. GRASSO: esterni a Cosa Nostra che però potevano suggerire un certo tipo di attività sovversivo terroristico, qualcosa del genere. Questo intende dire?

SPATUZZA G: no, in questi incontri che abbiamo avuto abbiamo parlato esclusivamente di fare obiettivi singoli.

Proc. GRASSO: obiettivi singoli per evitare stragi di innocenti, in modi di non avere il ritorno negativo della Cosa Nostra in Sicilia, eccetera.

SPATUZZA G: si.

Proc. GRASSO: e fare qualche cosa che riprendesse, perché ormai non si da più come vantaggio, si doveva ottenere.

SPATUZZA G: certo.

Proc. GRASSO: e quindi all’agosto del 95.

Proc. VIGNA: ecco.

Proc. GRASSO: io penso che, se abbiamo qualche altra cosa?

Proc. VIGNA: vabbè. Sospendiamo l’interrogatorio e poi ritorna un attimino, mezzogiorno. Si accomodi.

Dopo una pausa Vigna e Grasso tornano a interrogare Spatuzza sui Graviano e sui loro soggiorni al nord. “Baiardo” è un ex consigliere comunale di Omegna che si occupò in modi e tempi mai chiariti esattamente di organizzare e gestire quei soggiorni in diversi luoghi dell’Italia centrosettentrionale. Spatuzza spiega come sarebbe andato l’arresto dei Graviano a gennaio 1994 (in una trattoria, grazie all’informazione che si trovavano lì), che a Grasso e Vigna interessa per capire se sia stato progettato o “occasionale”.

Allora, alle ore 12, vIene ripreso il colloquio investigativo con SPATUZZA Gaspare. Si era sospeso perché doveva essere interrogato dal magistrato. Prego. Allora, lei non ha mai conosciuto un certo BAIARDO? Uno che stava al nord.

SPATUZZA G: no. palermitano?

Proc. VIGNA: che aveva ospitato i GRAVIANO, questo risulta da accertamenti, perché anche lui aveva ospitato i GRAVIANO in una certa epoca.

SPATUZZA G: no.

Proc. GRASSO: feste di Natale, nel 93.

SPATUZZA G: no, quando loro si spostavano era difficile comunicare la dimora.

Proc. VIGNA: secondo lei, per quello che avrebbe saputo Cosa Nostra, avete fatto poi una piccola inchiesta. Com’è che si arriva all’arresto dei fratelli GRAVIANO?

SPATUZZA G: l’accertamento che ho fatto io dopo?

Proc. VIGNA: eh.

SPATUZZA G: c’è stato che certo Carmelo aveva una relazione con una ragazza.

Proc. GRASSO: questo Carmelo aveva una relazione con una ragazza.

SPATUZZA G: tra l’altro era sposato. Questa a sua volta aveva una relazione con un Carabiniere.

Proc. GRASSO: la ragazza.

SPATUZZA G: tramite queste confidenze hanno messo nelle tracce di SPATOLA Salvatore (interferenze impediscono l’ascolto della conversazione)

Proc. GRASSO: per potere continuare lei aveva bisogno di un altro po’ di tempo.

SPATUZZA G: certo.

Proc. GRASSO: sul tempo nessuno per fermarla o di proseguire, giusto?

SPATUZZA G: certo.

Proc. GRASSO: e poi l’arrestano.

SPATUZZA G: sì,

Proc. GRASSO: lei attribuisce a questo fatto della, quasi una interruzione di quella che doveva essere una strategia. Perché sia visto così, ci deve essere qualcuno che dice: fermiamo la strategia e fate sparire gli altri. Se invece avviene in maniera occasionale.

SPATUZZA G.: non penso.

Proc. GRASSO: non pensa, occasionale. Su che cosa basa queste, deve avere rapporti con qualcuno che lo. Questo aveva una ragazza; la ragazza aveva una relazione con un Carabiniere. Lui dice che la ragazza può avere assunto qualche informazione sui GRAVIANO, che va a finire nei Carabinieri. Seconda ipotesi: la cognata di SPATOLA Salvatore. Questo è quello che è riuscito ad accertare lei, però lei sta dicendo che come si muovevano i GRAVIANO non si potevano prendere.

SPATUZZA G: si.

Proc. GRASSO: ce lo fa capire?

SPATUZZA G: era un cervellone Giuseppe, è, non era. Di come si muoveva lui è difficilissimo prenderlo, che dubitava pure di me che io mica parlavo, perché siamo cresciuti assieme. Quindi, figuriamoci dagli altri.

Proc. GRASSO: lei si incontra con SPADARO e D’AGOSTINO.

SPATUZZA G: che devono andare a Milano.

Proc. GRASSO: gli devono portare dei soldi (interferenze impediscono l’ascolto della conversazione). Nella zona di Villabate, Bagheria si sa che queste zone qua sono sempre state.

Proc. VIGNA: e come mai è difficile prenderli, secondo lei?

SPATUZZAG: perché è vinnuto.

Proc. GRASSO: perché è venduto?

Proc. VIGNA: vorrei chiederle questo: quando, per fortuna va male questa storia dell’Olimpico, lei incontra i GRAVIANO?

SPATUZZA G.: no.

Proc. VIGNA: non li incontra. Loro sapevano che dovevano venire in un certo giorno, il giorno era messo alla determinazione sua? Questo non c’è dubbio.

Proc. GRASSO: di altri contatti che ci possono essere con altre persone? Cioè, sta riprendendo il vecchio rapporto che c’era tra Cosa Nostra, lei vuole dire, e alcuni rappresentanti di Istituzioni, come per esempio il maresciallo dei Carabinieri.

SPATUZZA G: può darsi che ehm.

Proc. GRASSO: quindi lei dice che dentro ci sono quelli vecchi ed è possibile che sono messi in atto dai vecchi, lei allude a PROVENZANO.

SPATUZZA G: si, SPERA.

Proc. GRASSO: SPERA, lo stesso.

SPATUZZA G: e poi qualche altro che.

Proc. GRASSO: per prendere SPERA cosa bisogna fare?

SPATUZZA G: il discorso che faccio io non è niente di sicuro. Ci basta pensare.

Proc. GRASSO: sono sue deduzioni. Lei ritiene che se lo Stato vuole arrestare qualcuno ci riesce?

SPATUZZA G: allo Stato ci interessa la pace.

Proc. GRASSO: la pace. E chi la può garantire questa? PROVENZANO?

SPATUZZA G: ehm.

Proc. GRASSO: però, nonostante la pace c’era VITALE che tanta pace non metteva. L’arresto di VITALE è pure per?

SPATUZZA G: cioè, seguire a fimmina. Io sono un ragazzo e quindi penso negli anni e speriamo anche per poi che potete onestamente.

Grasso e Vigna chiedono consigli a Spatuzza per ottenere eventualmente la collaborazione con la giustizia dei fratelli Graviano, spiegando che senza maggiori informazioni non possono sostenere le ipotesi investigative: ancora non abbiamo certezze sulla strage di Portella della Ginestra del 1947, dice Grasso per tornare a temi familiari, siciliani; Spatuzza gli ricorda che non le abbiamo neanche sulla strage di Piazza Fontana a Milano del 1969.

Proc. GRASSO: capire. Ma se non ci aiuta nessuno è difficile potere capire queste cose. Se chi sa, anche piccole che possono aiutare le indagini e non ci aiuta, e difficile che i vecchi misteri, che ancora discutiamo di GIULIANO.

SPATUZZA G: di Piazza Fontana.

Proc. GRASSO: di Piazza Fontana. Discutiamo di Portella della Ginestra. Ancora non sono chiarite e quindi se non c’è un aiuto dall’interno mi pare difficile. Noi abbiamo testi, ma per chiarire le cose come stanno senza nessuna tesi precostituita, però.

SPATUZZA G: ho fatto la domandina per avere la residenza qua.

Proc. GRASSO: perché ormai lei è stato assegnato qua. Lei ai processi ci va?

SPATUZZA G: non.

Proc. VIGNA: come si fa a fare un discorso con i GRAVIANO, si deve parlare tutti e tre insieme. Gli da retta lei ai GRAVIANO?

SPATUZZA G: no.

Proc. VIGNA: no?

SPATUZZA G: pensavo che andavo a finire a Spoleto, quando abbiamo avuto il trasferimento. Perché la maggior parte sono là.

Proc. GRASSO: per convincere i GRAVIANO a venire dalla nostra parte, secondo lei non c’è mezzo?

SPATUZZA G.: dru, il problema è il carcere.

Proc. GRASSO: e non c’è anche lei in carcere, uno fa un figlio per poi non vederlo.

SPATUZZA G: purtroppo sono scelte e dobbiamo pagare le conseguenze.

Proc. GRASSO: quindi, ritornando all’arresto dei GRAVIANO, lei crede a questo fatto che sono persone assolutamente non all’altezza di poter essere i GRAVIANO. Lo vede come un fatto sintomatico che chi doveva arrestare, aveva le informazioni o lo fa arrestare ad altri?

SPATUZZA G: infatti.

Proc. GRASSO: sarebbe interessante sapere a chi ha telefonato la cognata di SPATARO Salvatore. Cioè, a chi ha telefonato, con chi ha avuto il contatto? Perché se ha telefonato ai Carabinieri, il discorso.

SPATUZZA G: io penso se la seconda ipotesi che faccio io è la telefonata, io con tutti che so ehm il 113, deve contattare e il primo impatto qual è? Il 113, quindi già è da discutere anche questo.

Proc. GRASSO: vabbè, se qualcuno l’aveva contattata prima e poi dice: ti faccio sapere.

SPATUZZA G: può essere pure.

Proc. GRASSO: c’era qualcuno che aveva rapporti con questi Carabinieri? Magari per altre cose, faceva l’informatore?

SPATUZZA G.: no.

Proc. GRASSO: chi lo sapeva che SPATARO doveva incontrare i GRAVIANO?

SPATUZZA G: nessuno, neanche io.

Proc. GRASSO: neanche lei. D’AGOSTINO, si.

SPATUZZA G: no, neanche lui.

Proc. GRASSO: SPATARO lo sapeva.

SPATUZZA G: no, tra SPATARO e.

Proc. GRASSO: quindi che GRAVIANO è stato ospitato in casa di D’AGOSTINO, lei lo sapeva?

SPATUZZA G: no, mai.

Proc. GRASSO: mai. Quindi, nell’ambiente per SPATARO che doveva andare a Milano, lo sa? E allora, scusi, la cognata come fa a telefonare?

SPATUZZA G: perché fra loro parlavano.

Proc. GRASSO: e quindi SPATARO lo sa.

SPATUZZA G: si che lo sa

Proc. GRASSO: se lo sa la cognata

SPATUZZA G: SPATARO lo sa, ma non lo viene a dire a mia.

Proc. GRASSO: non viene a raccontarlo a lei.

Proc. VIGNA: il verbale lei lo firma?

SPATUZZA G: non lo firmo.

Proc. VIGNA: non lo firma.

Proc. GRASSO: si prende atto della volontà di non sottoscrivere il verbale.

Proc. VIGNA: per il verbale riassuntivo. Allora, sono 12 e 45, SPATUZZA rifletta a quello che si è detto, va bene?

SPATUZZA G: va bene.