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  • Martedì 11 luglio 2017

Esultanze del calcio che non dimenticheremo

Oggi sono passati 35 anni da quella più famosa di tutte

La famosa esultanza di Thierry Henry in un Arsenal-Tottenham del 2002 (Ben Radford/Getty Images)
La famosa esultanza di Thierry Henry in un Arsenal-Tottenham del 2002 (Ben Radford/Getty Images)

Spesso i calciatori ci pensano prima, a cosa fare dopo aver segnato un gol. Una volta si preparavano delle magliette con scritte divertenti da indossare sotto le divise, ma ora si fa meno perché si viene ammoniti. Ci sono però esultanze che lo si vede subito, che sono spontanee: e capitano spesso a chi un gol non prevede di segnarlo, come un difensore. Come un terzino in una semifinale dei Mondiali contro la Germania, per capirci. Spesso quelle che nascono sul momento sono le esultanze che ricordiamo di più, ma la storia è anche piena di festeggiamenti programmati e riusciti piuttosto bene, oppure che hanno generato polemiche e critiche, oppure che hanno fatto litigare la gente: anche perché molte delle esultanze più famose del calcio avvengono durante i derby. Ne abbiamo raccolte un po’, tra quelle che conoscete e quelle che probabilmente vi siete dimenticati: perché oggi sono passati 35 anni da quella più famosa di tutte, a cui in Italia siamo particolarmente attaccati e che avvenne l’11 luglio 1982, dopo il gol del 2 a 0 nella finale dei Mondiali contro la Germania.

Thierry Henry inginocchiato, Arsenal-Tottenham

Forse il gol più famoso della carriera di Thierry Henry, uno degli attaccanti più forti di sempre, che in carriera di gol ne ha fatti centinaia, fu quello che segnò il 16 novembre del 2002 contro il Tottenham, che come l’Arsenal è una delle squadre del nord di Londra. Il derby di quell’anno era importante, anche perché l’Arsenal arrivava da quello che probabilmente fu il suo anno migliore di sempre: gli “invincibili”, come venivano chiamati, avevano vinto il campionato e la FA Cup l’anno precedente. Quello di Henry fu il primo dei tre gol che l’Arsenal segnò al Tottenham, in una partita che finì 3 a 0, allo storico stadio di Highbury. Henry ricevette palla nella sua metà campo, la controllò in palleggio e cominciò a correre verso la porta avversaria. Arrivato in area, con una semplice finta scartò due difensori, tirando di sinistro dal limite dell’area. Dopo il gol, corse dalla parte opposta del campo, inginocchiandosi in scivolata sotto la curva degli arrabbiati tifosi ospiti del Tottenham. Oggi davanti all’Arsenal Stadium c’è una statua di Henry in quella posa.

Il selfie di Francesco Totti, Roma-Lazio

Nel derby di Roma che si giocò l’11 gennaio 2015 la Lazio era avanti di due gol, prima che Francesco Totti entrasse in campo e segnasse una doppietta, pareggiando e raggiungendo Dino da Costa nella classifica di gol segnati in Roma-Lazio. Il secondo gol di Totti fu bellissimo: una sforbiciata colpendo un cross dalla sinistra di José Holebas. Dopo avere esultato, Totti si fece dare uno smartphone da un membro dello staff della Roma e si scattò un selfie con dietro la curva. È diventata la sua esultanza più famosa, insieme a quella della telecamera e a quella della maglietta con scritto “vi ho purgato ancora”, entrambe in vecchi derby.

Lo sguardo di Eric Cantona, Manchester United-Sunderland 

Il gol più bello e incredibile della sua carriera, Eric Cantona lo segnò il 21 dicembre 1996 in una partita in cui il Manchester vinse 5-0 contro il Sunderland. L’azione cominciò con un dribbling fenomenale a centrocampo, poi Cantona raggiunse l’area avversaria e si scambiò la palla con Brian McClair, ritrovandosi al limite dell’area con il portiere fuori dai pali. Cantona lo vide, temporeggiò qualche frazione di secondo e fece un pallonetto che in quel momento aveva probabilmente visto solo lui, che entrò dopo aver colpito il palo. Poi si girò su se stesso, con lo sguardo fisso e un po’ incredulo, prima di essere raggiunto dai compagni.

Le corna di Enzo Maresca, Torino-Juventus

Il campionato 2001-2002 fu molto importante per la Juventus: l’allenatore Carlo Ancelotti era stato sostituito con Marcello Lippi, e se ne erano andati Edwin Van Der Sar, Zinedine Zidane e Pippo Inzaghi. Al loro posto erano arrivati Gianluigi Buffon, Lilliam Thuram e Pavel Nedved, che avrebbero contribuito a un nuovo ciclo di vittorie per la Juventus negli anni seguenti. A cominciare dal campionato di quell’anno, vinto nell’ultima giornata con uno spettacolare sorpasso sull’Inter (quello famoso del 5 maggio). Con il senno di poi, quindi, il pareggio ottenuto nel derby di ritorno con il Torino grazie al gran gol di testa di Enzo Maresca fu molto importante. Oggi, più che per il punto guadagnato, ce lo ricordiamo soprattutto per via dell’esultanza con le corna, fatta per prendere in giro i tifosi del Torino e in particolare il gesto che aveva fatto nella stessa partita l’attaccante del Torino Marco Ferrante, dopo il gol dell’1 a 1.

Bebeto e suo figlio, Brasile-Olanda ai Mondiali del 1994

Oggi non è raro vedere calciatori festeggiare la nascita del proprio figlio dopo un gol, ma tra i primi a farlo – e il primo a farlo con il famoso gesto della culla – ci fu Bebeto, forte attaccante brasiliano degli anni Ottanta e Novanta. Suo figlio era nato tre giorni prima, e assieme a lui si unirono nei festeggiamenti i suoi compagni di squadra. Il Brasile vinse poi i Mondiali, e oggi il figlio di Bebeto gioca come centrocampista nello Sporting Lisbona.

Fowler che sniffa le linee di bordocampo, Liverpool-Everton

Robbie Fowler è stato uno degli attaccanti più prolifici e famosi del calcio inglese degli anni Novanta, nei molti anni che passò al Liverpool. Era però un giocatore irascibile e scontroso, e sono noti i suoi insulti omofobi contro il terzino del Chelsea Graeme Le Saux. Ma forse la cosa per cui è più ricordato Fowler è l’esultanza dopo un rigore segnato in un derby contro l’Everton, nel 1999: circolava la voce che fosse tossicodipendente, e lui in risposta si mise a carponi sulla linea di fondo campo e finse di sniffarla, come se fosse cocaina. I suoi compagni arrivarono subito a portarlo via, ma Fowler fu sospeso per quattro partite e fu multato per oltre 30mila sterline.

Mario Balotelli fa la statua, Italia-Germania agli Europei 2012

Non erano in molti ad aspettarsi che la Nazionale italiana del 2012 potesse arrivare in finale: poi ci schiantammo contro una Spagna molto più forte, ma la semifinale contro la Germania fu una delle soddisfazioni calcistiche più grandi successive ai Mondiali del 2006. Quella partita la vinse quasi da solo Mario Balotelli, che come sempre arrivò a quegli Europei tra moltissime critiche e pressioni: segnò prima un gol di testa, e poi fece il 2 a 0 con un destro fortissimo da fuori area, in contropiede. Poi si tolse la maglietta e mise in mostra i muscoli, rimanendo immobile anche quando Claudio Marchisio gli si gettò al collo per abbracciarlo, diventando subito uno dei momenti più famosi del calcio contemporaneo e un meme riprodotto migliaia di volte.

Diego Forlan che non riesce a rimettersi la maglietta, Manchester United-Southampton

Prima di diventare un grande attaccante dell’Atletico Madrid e uno dimenticabile dell’Inter, l’uruguaiano Diego Forlan fece un paio di stagioni al Manchester United, senza riuscire però a lasciare troppo il segno. Di quel suo periodo ci si ricorda soprattutto quando, dopo uno dei suoi pochi gol, molto bello e segnato contro il Southampton, si tolse la maglietta e non riuscì a rimettersela in tempo, giocando l’azione successiva a petto nudo.

Alessandro Florenzi e sua nonna, Roma-Cagliari

Roma-Cagliari del 21 settembre 2014 è stata la prima partita in cui la nonna del terzino della Roma Alessandro Florenzi è andata allo stadio a vedere giocare il nipote: lui le aveva promesso che sarebbe andato a salutarla, e lo ha fatto subito dopo aver segnato il gol del 2 a 0, scavalcando le tribune e abbracciandola.

Emmanuel Adebayor sotto i suoi ex tifosi, Manchester City-Arsenal

Adebayor passò al Manchester City dopo tre buone stagioni all’Arsenal, nel 2009. In una delle prime partite, giocò in casa contro la sua vecchia squadra e segnò il terzo gol del City, che avrebbe poi vinto 4 a 2. Ma invece di festeggiare sotto la curva dei tifosi del Manchester City, o di non festeggiare del tutto come fanno molti giocatori contro le proprie ex squadre, Adebayor corse urlando per tutto il campo andando sotto i tifosi ospiti dell’Arsenal, e scivolando a braccia aperte sotto la curva, facendoli arrabbiare moltissimo. Lui disse che lo fece perché gli avevano fatto dei cori offensivi, il suo allenatore disse che voleva conquistare i tifosi del City. In quella partita, però, Adebayor aveva anche dato un calcio in faccia al suo ex compagno Robin Van Persie, ricevendo una squalifica.

Paul Gascoigne per terra, Inghilterra Scozia agli Europei 1996

In una partita dei gironi di Euro 1996 si incontrarono Inghilterra e Scozia, con tutte le rivalità del caso, aumentate dal fatto che il torneo si svolgeva proprio in Inghilterra, che puntava quindi a vincere il suo primo trofeo internazionale dal Mondiale del 1966, che anche allora aveva giocato in casa. Al 53esimo Alan Shearer aveva portato in vantaggio l’Inghilterra, ma la Scozia ottenne il rigore del potenziale pareggio al 78esimo. David Seaman parò il tiro di Gary McAllister, facendo impazzire i tifosi allo stadio. Nell’azione successiva, l’attaccante Paul Gascoigne, famoso per il suo grande talento e per i suoi comportamenti spesso trasgressivi ed eccentrici, e che peraltro in quel periodo giocava nella squadra scozzese dei Rangers, segnò uno dei gol più belli della sua carriera, saltando con un pallonetto un difensore avversario e tirando di collo pieno. Per festeggiare si buttò per terra vicino alla porta, e i suoi compagni gli versarono l’acqua delle borracce in bocca. Era una citazione di un episodio successo poche settimane prima, durante una trasferta della nazionale a Hong Kong: Gascoigne e i suoi compagni furono fotografati visibilmente ubriachi dopo aver partecipato a un gioco alcolico simile a quello che reinterpretarono nell’esultanza. Fu un caso nazionale, in Inghilterra, e il Sun ci fece una famosa prima pagina chiamandolo “vergognoso”.

1996 UEFA European Championships England v Scotland
(Stu Forster/Allsport/Getty Images)

Gabriel Batistuta che piange, Roma-Fiorentina

Dopo nove stagioni alla Fiorentina, durante le quali segnò oltre 200 gol e diventò uno dei più forti attaccanti del decennio, nel 2000 Batistuta passò alla Roma per la cifra allora sensazionale di 70 miliardi di lire. Soltanto la sua prima stagione alla Roma fu memorabile, ma bastò a far vincere alla Roma il suo terzo Scudetto, quasi vent’anni dopo l’ultimo. Uno dei suoi gol più belli lo fece all’ottava giornata, proprio contro la sua ex squadra, con un destro al volo da fuori area. Era l’1 a 0, ed era l’83esimo: Batistuta si mise a piangere, mentre i compagni di squadra lo abbracciarono quasi a volerlo consolare.

Fabio Grosso, Italia-Germania ai Mondiali del 2006

E questa non serve nemmeno raccontarla, che c’eravate anche voi.