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  • Sabato 8 luglio 2017

Cosa si sono detti Trump e Putin al G20

Hanno parlato di Siria, Corea del Nord e Ucraina, ma soprattutto dell'ingerenza russa nelle elezioni statunitensi (anche se non è chiaro in quali termini)

(MIKHAIL KLIMENTIEV/AFP/Getty Images)
(MIKHAIL KLIMENTIEV/AFP/Getty Images)

Il 7 luglio Donald Trump e Vladimir Putin, presidenti di Stati Uniti e Russia, si sono incontrati per la prima volta faccia a faccia durante il G20 di Amburgo, in Germania. I principali giornali statunitensi avevano scritto che loro incontro sarebbe dovuto durare circa mezz’ora: invece è durato due ore e un quarto. L’incontro era molto atteso: per le dichiarazioni di stima reciproca durante la campagna elettorale, ma anche per le diverse indagini in corso negli Stati Uniti sui possibili legami fra il comitato elettorale di Trump e il governo russo (accusato fra le altre cose di aver provato a manipolare le ultime elezioni presidenziali in favore di Trump). L’incontro non sembra essere stato risolutivo, e i giornali internazionali raccontano che né Trump né Putin possono dire di esserne usciti da vincitori. Questa mattina, prima di un incontro con la prima ministra britannica Theresa May, Trump ha detto che il suo incontro con Putin è stato «tremendous» (“eccezionale”).

Durante il loro incontro Trump e Putin hanno trovato un accordo per un cessate il fuoco, da domenica mattina, nel sudovest della Siria (la cui efficacia è però tutta da dimostrare) e per la nomina di Kurt Volker, un inviato statunitense in Ucraina. Per il resto, hanno parlato di Corea del Nord e delle presunte interferenze russe nelle elezioni statunitensi. In questo caso ci sono una versione russa e una statunitense, ovviamente. Prima dell’incontro i due si sono fatti fotografare, si sono dati la mano (ma la vera prima volta è questa) e Trump ha detto di essere “onorato” di trovarsi lì con Putin.

Ogni primo incontro tra un presidente statunitense e uno russo – dopo l’elezione di un nuovo presidente – è sempre stato molto atteso; questo lo era però in modo particolare: durante la campagna elettorale statunitense, Trump e Putin si erano fatti molte dichiarazioni di stima reciproca; negli ultimi mesi sono invece arrivate le accuse al governo russo di avere interferito nelle elezioni americane, le tensioni derivanti dal fatto che i due paesi stanno combattendo su due fronti diversi nella guerra in Siria, e la promessa mai mantenuta di Trump di togliere le sanzioni americane alla Russia imposte dall’amministrazione Obama per l’intervento russo in Ucraina orientale.

All’incontro tra Trump e Putin erano presenti anche Rex Tillerson (segretario di stato statunitense, una specie di ministro degli Esteri) e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Sono stati loro a fornire le maggiori informazioni sull’incontro. Tillerson ha detto che Trump ha insistito molto con Putin sulla questione delle intercettazioni e che alla fine i due hanno concordato sul non essere d’accordo. Lavrov ha invece detto che Trump «ha ascoltato quello che Putin aveva da dire sulla questione e ha accettato le sue dichiarazioni». A differenza di quanto detto da Lavrov, Tillerson non ha però parlato del fatto che Trump abbia accettato la versione di Putin. Sia Tillerson che Lavrov hanno però detto che i due presidenti si sono impegnati per provare a superare le divergenze del passato.

La conseguenza più importante dell’incontro è stato l’accordo per il cessate il fuoco in parte della Siria: rappresenta il primo caso di cooperazione tra Russia e Stati Uniti per quanto riguarda quel conflitto, ha ricordato il Washington Post. Precedenti accordi per il cessate il fuoco in Siria si sono però rivelati inefficaci, motivo per cui lo stesso Tillerson ha detto: «Vedremo come andrà».

Il New York Times ha scritto che «Trump era arrivato a quell’incontro sperando di mettere fine alle domande sulla sua elezione», che «Putin voleva un modo per mettere fine alle sanzioni occidentali, imposte dopo l’annessione della Crimea e le interferenze in Ucraina che stanno mettendo a dura prova la Russia» e che «nessuno dei due ha ottenuto quello che voleva». Il New York Times ha anche sottolineato che si è parlato anche – in modo piuttosto vago – di un nuovo modo per prevenire attacchi informatici di vario tipo.