Ned Beatty, quello di cui non ricordiamo il nome

Compie 80 anni un attore che è stato in seconda fila in tanti film da prima fila, e ha rischiato di vincere un Oscar

Ned Beatty e la moglie Sandra Johnson alla prima di Shooter a Westwood, 8 marzo 2007
(Frazer Harrison/Getty Images)
Ned Beatty e la moglie Sandra Johnson alla prima di Shooter a Westwood, 8 marzo 2007 (Frazer Harrison/Getty Images)

Se è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che avete visto Un tranquillo weekend di paura, ammesso che lo abbiate visto, è probabile che l’unica scena che vi ricordiate chiaramente sia quella in cui una coppia di redneck violenti sequestrano due dei protagonisti del film, legandone uno a un albero e violentando il secondo. C’è anche quella del banjo, certo, ma la scena dello stupro è probabilmente una delle più crude del cinema hollywoodiano degli anni Settanta, che all’epoca ricevette critiche contrastanti e che è considerata ancora oggi molto coraggiosa (era il 1972). L’attore legato all’albero era John Voight, ed è probabile che lo conosciate. Quello che viene stuprato, con una faccia che avrete già visto in decine dei 160 film che ha girato ma di cui non ricordate il nome era invece Ned Beatty, che nacque il 6 luglio 1937, ottant’anni fa.

Beatty, che non è parente di Warren, crebbe in Kentucky, e si fece notare cantando nel coro della sua chiesa, attività per il quale ricevette anche una borsa di studio. Preferiva però recitare: non si laureò, e fece l’attore di teatro per diversi anni, fino al suo esordio al cinema, che arrivò proprio nel 1972 con Un tranquillo weekend di paura. La scena dello stupro gli rimase attaccata professionalmente e personalmente: una volta raccontò che la gente per strada gli urlava ancora la battuta «Strilla come un maiale» per strada.

Però la sua carriera, dopo Un tranquillo weekend di paura, fu fatta di decine e decine di film in cui interpretava sempre ruoli secondari, e in cui quasi sempre venivano sfruttate le sue grandi doti da caratterista: tra questi, molti film importanti e famosissimi (Tutti gli uomini del presidente, Nashville, Il quarto protocollo). I suoi personaggi erano spesso impacciati e bonari, a partire da Otis, il goffo braccio destro di Lex Luthor (Gene Hackman) in Superman, o come Ward Erbert Douglas, il patriottico californiano che in 1941 – Allarme a Hollywood di Spielberg distrugge la sua casa con un cannone cercando di difenderla dai giapponesi.

Per la sua interpretazione in Quinto potere, in cui faceva il presidente della rete del protagonista Howard Beale, ricevette una nomination all’Oscar come migliore attore non protagonista. Nel film, Beatty recitava un arrabbiatissimo e famoso monologo – in un film di arrabbiatissimi e famosi monologhi – cospirazionista per convincere Beale ad abbandonare la sua indignazione populista. Non ha fatto grandi parti, negli ultimi anni. C’era, tra gli altri, in La guerra di Charlie Wilson di Mike Nichols, e ha doppiato il malvagio orsacchiotto rosa di Toy Story 3. Anche a ottant’anni continua ad avere quella faccia che tanti conoscono e pochi riconoscono, e a questo punto probabilmente gli va bene così.