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  • Giovedì 6 luglio 2017

Cinque tappe del Tour da vedere

Perché con ogni probabilità saranno decisive, e comunque belle da seguire: soprattutto dopo quello che è successo ieri

di Gabriele Gargantini

Il Tour de France è iniziato sabato e finirà il 23 luglio, dopo 21 tappe e 3540 chilometri. Per ora ci sono state: una breve cronometro, tre trappe con arrivo in volata, la controversa squalifica di Peter Sagan, campione del mondo in carica, corridore fortissimo e probabilmente il più noto tra tutti quelli in attività, e la vittoria ieri di Fabio Aru sul primo arrivo in salita. In maglia gialla, con 14 secondi di vantaggio su Aru, c’è Chris Froome, vincitore di tre degli ultimi quattro Tour. Qui avanti ci sono i percorsi e le cose da sapere sulle cinque tappe più interessanti da qui alla fine del Tour: quelle in cui potrebbe valer la pena distrarsi un po’ dal lavoro o, in un paio di casi, pensare di prendere ferie o passare la domenica sul divano. Se da sabato a oggi avete seguito poco le cose del Tour, prima c’è un riassunto delle cose da sapere su quanto successo finora.

La versione breve è: su La Planche de Belles Filles – il nome vuol dire “piana delle belle ragazze” e sembra derivi da una leggenda secondo la quale durante la Guerra dei Trent’anni, nel Diciassettesimo secolo, alcune ragazze dei vicini villaggi andarono a suicidarsi per non essere rapite dai soldati mercenari – Aru ha vinto, con la maglia di campione italiano, sorprendendo per quanto è andato forte. Dovesse andare avanti così, se la potrebbe giocare fino alla fine per la maglia gialla. L’ultima volta che il Tour arrivò su La Planche de Belles Filles fu nel 2014: vinse Vincenzo Nibali, con la maglia di campione italiano; poi, quel Tour lo vinse lui.

CYCLING-FRA-TDF2017-LINE(JEFF PACHOUD/AFP/Getty Images)

Breve riassunto delle tappe precedenti

La cronometro iniziale – di 14 chilometri, con arrivo e partenza da Düsseldorf, in Germania – l’ha vinta il gallese Geraint Thomas e la squadra che è andata meglio è la Sky di Chris Froome, che ha vinto tre degli ultimi quattro Tour. Froome è arrivato sesto e ha guadagnato alcune decine di secondi su tutti i suoi principali rivali per la maglia gialla. La seconda tappa l’ha vinta in volata il francese Marcel Kittel e la terza lo slovacco Peter Sagan che l’altro ieri, dopo la quarta (vinta dal francese Aranud Démare), è stato squalificato.

Poi c’è stata la tappa di ieri. Prima della partenza Froome aveva tra i 30 e i 40 secondi di vantaggio sui principali rivali. Ora le cose sono cambiate perché lo scatto di Aru – a circa tre chilometri dall’arrivo, mentre la Sky stava facendo un ritmo elevato – ha mosso molto la classifica. Aru è stato nettamente migliore di tutti gli altri. Chris Froome, l’australiano Richie Porte (considerato il principale rivale di Froome), il francese Romain Bardet e lo spagnolo Alberto Contador sono quelli che si sono difesi meglio; è invece sembrato un filo più in difficolta il colombiano Nairo Quintana: l’unico, tra questi corridori, ad aver corso il Giro d’Italia. Ora i distacchi tra i principali favoriti sono questi.

– Froome è in maglia gialla
– Aru: +14 secondi
– Porte: +39
– Bardet: +47
– Contador: +52
– Quintana: +54

Domenica 9 luglio, nona tappa: da Nantua a Chambéry

È LA TAPPA di questo Tour. Il dislivello totale è di 4.600 metri e ci sono sette Gran premi della montagna, tre dei quali definiti Hors categorie: cioè “fuori categoria” perché molto più difficili di tutti gli altri. Il primo è il Col de la Biche (più di 10 chilometri al 9 per cento di pendenza) e poi arrivano il Grand Colombier e il Mont du Chat, entrambi con una pendenza intorno al 10 per cento. Il Gran Colombier sarà scalato da una strada mai fatta prima al Tour: è nota come la Direttissima e ha tratti al 22 per cento di pendenza. La vetta dell’ultima salita sarà poi a 25 chilometri dall’arrivo, che è dopo una lunga e difficile discesa.

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Questo Tour ha un percorso strano perché ci sono molte tappe ondulate ma poche con arrivo in salita o con tante salite. Questa tappa però non fa testo. È difficilissima, quasi senza tratti in pianura: chi vorrà provare a vincere il Tour proverà a staccare gli avversari e se vorrà rischiare potrebbe provare a farlo già nella prima metà di tappa. Non bisognerà accendere la tv alle quattro e mezza per vedere il finale, ma mettersi comodi già da mezzogiorno. In più il giorno dopo sarà giorno di riposo: un motivo in più per dare tutto senza pensare troppo a risparmiarsi. Cosa che, comunque, in una tappa come questa, è impossibile. Lo scenario al momento più probabile è: Froome sarà ancora in maglia gialla e la sua fortissima squadra cercherà di evitare attacchi di altri corridori o delle loro squadre. I principali indiziati per un attacco sono i corridori più creativi, che amano il rischio: Alberto Contador, Romain Bardet e Fabio Aru.

13 luglio, tappa 12: da Pau to Peyragudes

214 chilometri sui Pirenei, con arrivo a Peyragudes, vicinissimo alla Spagna. L’arrivo sarà sulla pista dell’aeroporto dei Pirenei dopo una tappa meno difficile della nona ma comunque con sei Gran premi della montagna: due di prima categoria e uno Hors categorie. È una di quelle tappe che, ancora più di altre, potrà diventare spettacolare o mediocre a seconda degli atteggiamenti dei corridori.

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Magari i migliori arriveranno tutti insieme, provando giusto uno scatto finale per prendersi i secondi di abbuono (10 per il primo, 6 per il secondo e 4 per il terzo); magari qualcuno s’inventerà un attacco da lontano.

Cyril DesselCyril Dessel sul Peyresourde, nel 2006 (AP Photo/Peter Dejong)

14 luglio, tappa 13: da Saint-Girons a Foix

Il 14 luglio 1789 ci fu – lo sapete – la Presa della Bastiglia. La diretta conseguenza di quell’evento sul Tour de France di quest’anno è che quel giorno sarà festa nazionale. Ed è tradizione che se quel giorno il Tour passa vicino a casa si prendono sdraio e griglie e si passa la giornata aspettando di vederlo passare.

CYCLING-FRA-TDF2015(LIONEL BONAVENTURE/AFP/Getty Images)

Quindi, prima cosa: ci sarà tantissimo pubblico. Seconda: ci saranno tre Gran premi di prima categoria (fatti subito dopo un’altra tappa molto difficile) e una lunga discesa prima del finale. Terza: sarà molto breve, solo 101 chilometri. Anzi: la più breve da quando al Tour si corre una sola tappa al giorno (un tempo si facevano due mezze tappe, a volte). Può sembrare strano – un po’ come quando nel calcio si dice “in 10 contro 11 si gioca meglio” – ma una tappa così breve è insidiosa: perché i corridori andranno a tutta da subito e le gambe di qualcuno potrebbero risentirne.

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20 luglio, tappa 18: da Briançon all’Izoard 

Arriverà dopo un’altra tappa di montagna con passaggio sui 2.642 metri del Galibier e sarà l’ultima di montagna di questo Tour: è lunga 170 chilometri e si arriva sui 2.360 metri del Col d’Izoard, vicino all’Italia, a circa due ore di macchina da Torino.

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Dire Izoard a un appassionato di ciclismo è come dire Wimbledon a un appassionato di tennis: è una salita storica, in cima alla quale c’è un monumento al corridore francese Louison Bobet – vincitore di tre Tour negli anni Cinquanta – e a Fausto Coppi. Il Tour è passato più di trenta volte dall’Izoard ma quest’anno per la prima volta sarà anche arrivo di tappa.

22 luglio, tappa 20: cronometro a Marsiglia

È l’ultima vera tappa prima di quella conclusiva, la classica “passerella” tutta in pianura e che, come succede dal 1975, finirà sul viale degli Champs-Élysées, che porta all’Arco di Trionfo, a Parigi. La cronometro di Marsiglia è lunga 23 chilometri e ci sarà una salitella (si parte dal livello del mare e si arriva a 115 metri) dopo 15 chilometri. Partenza e arrivo saranno nel famoso stadio Vélodrome, quello dove gioca l’Olympique Marsiglia e che ora, per ragioni di sponsor, si chiama Orange Vélodrome.

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Ci sarà un’atmosfera inusuale (ciclisti in uno stadio) ma c’è da vedere se sarà una tappa decisiva. 23 chilometri a cronometro non sono tantissimi e i distacchi tra i migliori dovrebbero essere inferiori ai due minuti. C’è da vedere come sarà la classifica generale prima della partenza: se i primi saranno in pochi secondi l’uno dall’altro sarà avvincente e decisiva come lo è stata l’ultima tappa del Giro d’Italia, la cronometro di Milano. Il Giro l’ha vinto l’olandese Tom Dumoulin, che prima di quella cronometro era quarto. Il più forte a cronometro tra i favoriti per la vittoria è Froome, come si è visto nella prima tappa. Ma a Marsiglia i corridori potrebbero arrivare stanchi e acciaccati e più che la bravura a cronometro potrebbero contare le energie rimaste.