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  • Lunedì 3 luglio 2017

Quelli che fanno i soldi con il gelato in Yemen, nonostante la guerra

Una società americana che vende torte e gelati ha trovato un modo per mettere al sicuro rifornimenti e negozi in uno dei paesi più instabili al mondo

Un'immagine di un negozio di Baskin-Robbins in Yemen tratta da un video promozionale
Un'immagine di un negozio di Baskin-Robbins in Yemen tratta da un video promozionale

In Yemen dal marzo 2015 si sta combattendo una guerra molto complicata che sta provocando una grave crisi umanitaria. Il paese è praticamente diviso in tre zone: quella controllata dai ribelli Houthi appoggiati dall’Iran, a ovest, quella controllata dalle forze del presidente Abed Rabbo Mansour Hadi appoggiate dall’Arabia Saudita e da altri paesi arabo sunniti, nel centro e a est, e quella finita sotto il controllo di al Qaida in Yemen, una delle divisioni più pericolose dell’organizzazione terroristica, sempre nella zona centrale del paese. Le condizioni della popolazione civile sono pessime: la malnutrizione è molto diffusa, così come il colera, e gli stipendi dei funzionari governativi sono stati pagati l’ultima volta un anno fa. C’è però un’azienda che sta continuando a fare buoni affari, nonostante tutto: è la Baskin-Robbins, un’enorme società americana con sede a Canton, in Massachusetts, e che vende torte e gelati: ne ha scritto l’Economist, che ha spiegato come la società sia riuscita a mantenere aperti i suoi negozi in un paese in guerra e così diviso.

L’Economist ha raccontato che fin all’inizio della guerra, quando Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti cominciarono a bombardare i territori controllati dai ribelli Houthi, Baskin-Robbins iniziò ad avere molti problemi, soprattutto a rifornire i suoi negozi di Sana’a, la capitale. Fino a quel momento le vaschette di gelato e i sistemi di refrigerazione venivano fatti arrivare dal porto di Aden, a più di 600 chilometri a sud di Sana’a. I combattimenti, sia ad Aden che lungo la strada che collega le due città, resero però troppo pericoloso e dispendioso continuare a usare quella via, e Baskin-Robbins cambiò strategia: cominciò ad appoggiarsi al porto di Salala, nel vicino Oman, perdendoci in tempo ma guadagnandoci in sicurezza. Quello che non perse fu invece la clientela: la domanda di gelato, nonostante la guerra, rimase piuttosto alta, visto che in Yemen le temperature possono superare anche i 50 gradi centigradi.

Da allora Baskin-Robbins fa arrivare ai negozi di Sana’a dei camion muniti di celle frigorifere che attraversano circa 1.500 chilometri nel deserto: solo nell’ultimo mese nei negozi della capitale sono stati serviti 16mila clienti. La nuova via usata per i rifornimenti ha fatto aumentare di molto i costi, sia perché Baskin-Robbins deve pagare i dazi d’importazione due volte – una all’entrata dei territori controllati dalle forze che sostengono il presidente yemenita, al confine con l’Oman, e l’altra all’inizio dei territori controllati dei ribelli, vicino alla capitale Sana’a – sia perché spesso i molti checkpoint sulla strada sono superabili sono dopo il pagamento di una certa somma di denaro. In questa maniera, comunque, Baskin-Robbins è riuscita a tenere aperti praticamente tutti i suoi negozi nella capitale e nel nord del paese, incontrando solo qualche difficoltà in più nel sud.