L’Italia può chiudere i porti ai migranti?

L'idea del governo, di cui si discute da ieri, è già stata criticata da molte ong e alcuni pensano che la sua applicazione potrebbe non essere del tutto legale

(ANSA)
(ANSA)

Da ieri si discute molto della possibilità di chiudere i porti italiani alle navi delle ong internazionali che soccorrono i migranti, un’idea del governo che i giornali attribuiscono al ministro degli Interni Marco Minniti. Da mesi il governo italiano sta cercando di trovare delle soluzioni per diminuire gli arrivi di migranti dalle coste del Nord Africa, finora senza successo. Ad oggi, i migranti arrivati via mare nel 2017 sono più di 80mila, mentre nello stesso periodo del 2016 erano stati 64mila. Nelle ore successive alla diffusione della notizia, la misura è stata criticata dalle ong che soccorrono i migranti e dalle associazioni per i diritti umani. Il responsabile di una nave di Medici Senza Frontiere che soccorre migranti ha definito l’idea una “non soluzione”, mentre altri hanno espresso dubbi sulla sua legalità.

Si può fare, una cosa del genere?
L’ipotesi del governo italiano non è ancora precisa, e quindi possiamo fare solamente delle ipotesi. Il problema nasce dal fatto che le ong che compiono i soccorsi seguono la cosiddetta convenzione di Amburgo del 1979 e altre norme sul soccorso marittimo, che prevedono che gli sbarchi debbano avvenire nel primo “porto sicuro” sia per prossimità geografica sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani. Per questi motivi le ong trasportano in Italia – e solo in Italia – tutte le persone che soccorrono nel tratto di mare fra Libia e Italia.

In linea di massima, le autorità italiane potrebbero vietare a propria discrezione l’ingresso di alcune navi nei loro porti, ma con conseguenze molto rilevanti. Un modo con cui il governo potrebbe ipotizzare di agire, ha detto Stefano Catone, attivista del partito politico Possibile ed esperto di immigrazione, è il blocco navale, ovvero impedire l’accesso delle navi ai propri porti impiegando anche la forza, se necessario. Non sembra però ad oggi un’opzione praticabile, perché sarebbe considerato un fatto gravissimo e paragonabile a un atto di aggressione nei confronti del paese in cui hanno formalmente sede le ong.

L’idea del governo sembra incompatibile anche con le norme previste dal Testo Unico sull’immigrazione del 1998, che regola «l’ingresso, il soggiorno e l’allontanamento dal territorio dello Stato» dei migranti. L’articolo 10 del Testo parla dei respingimenti, cioè la pratica di allontanare uno o più migranti che secondo lo stato non sono nella condizione di poter essere accolti. Il Testo specifica chiaramente che il respingimento non può avvenire «nei casi previsti dalle disposizioni vigenti che disciplinano l’asilo politico, il riconoscimento dello status di rifugiato ovvero l’adozione di misure di protezione temporanea per motivi umanitari». La legge italiana, in sostanza, vieta di respingere persone che chiedono di ottenere una forma di protezione internazionale, cioè o l’asilo politico o la protezione per motivi umanitari. Dato che tutti i migranti che arrivano in Italia hanno diritto di fare richiesta di protezione, sarebbe difficile trovare una base legale per respingerli ancora prima che ne abbiano avuto la possibilità.

L’Italia, inoltre, in passato è stata condannata più volte dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo per avere compiuto respingimenti illegali di massa sui passeggeri di alcuni barconi: la legittimazione di questa misura significherebbe probabilmente l’apertura di nuovi procedimenti da parte della Corte.

L’Italia fa sul serio?
Per ora la decisione di chiudere i porti rimane sulla carta: una fonte diplomatica europea contattata dal Post ha spiegato che ieri non è stata esplicitamente discussa nell’incontro avvenuto fra la rappresentanza italiana all’Unione Europea e il Commissario europeo per le migrazioni Dimitris Avramopoulos. La stessa fonte ha precisato che la chiusura dei porti è una misura estrema, che verrebbe presa nel caso non fossero disponibili altre soluzioni. Secondo alcuni giornali, il governo italiano avrebbe comunque già pronto un piano. Scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera:

La linea già decisa al Viminale prevede che sia fornita assistenza ai barconi in difficoltà e qualora ci fosse una nave carica di migranti sarà assicurato il trasporto a bordo di cibo, medicinali e ogni genere di conforto, anche assumendosi l’onere di andare a prendere persone che fossero in pericolo di vita. Ma senza cedere alla richiesta di approdo.

Mario Savino, che insegna diritto amministrativo all’università della Tuscia e si occupa spesso di migrazioni, ha spiegato al Post che secondo lui la posizione del governo italiano è «una mossa tutta politica» e che «ha pochissime chance di una concreta attuazione pratica». Secondo altri del suo stesso parere, l’Italia ha minacciato la chiusura dei porti per attirare l’attenzione sulla propria situazione, ed ottenere qualcosa in cambio dalle autorità europee.

Il governo e la Commissione Europea stanno comunque cercando altre soluzioni. Secondo Repubblica, nelle ultime ore la Commissione ha contattato i governi di Spagna e Francia per chiedere di accogliere nei loro porti le navi delle ong. Non è chiaro però in che modo si cercherà di convincere le ong a sbarcare le persone soccorse in porti più lontani di quelli italiani, cosa che andrebbe contro il diritto marittimo e limiterebbe la possibilità di compiere lo stesso numero di operazioni di soccorso. Sappiamo inoltre che da diverse settimane il governo italiano è in contatto con diversi paesi europei per chiedere loro un appoggio, anche se non è chiaro di quale tipo. Parlando a una conferenza stampa con diversi leader europei in vista del G20, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha chiesto agli altri paesi europei un “contributo concreto”, senza però scendere nei dettagli.

Cosa può succedere a breve?
Con tutta probabilità niente, a meno di decisioni improvvise. Le operazioni di soccorso e gli sbarchi continueranno – anche perché diversi sono effettuati dalle navi della Guardia Costiera italiana o da quelle di Frontex, l’agenzia europea per la protezione delle frontiere – e probabilmente aumenteranno di numero, come già accaduto negli anni scorsi con l’arrivo dell’estate a causa del meteo favorevole e del mare più calmo.

L’unico elemento che potrebbe cambiare le situazione sarebbe l’eventuale disponibilità di uno o più paesi europei ad accogliere le navi delle ong con a bordo i migranti. I paesi disposti e attrezzati per farlo però non sono moltissimi: e anche in quel caso bisognerebbe cercare un accordo con le stesse ong. Non è chiaro se il governo italiano le abbia già contattate per cercare una soluzione condivisa.