È stato annullato l’ergastolo dell’ex primario Pier Paolo Brega Massone

Era il medico della cosiddetta "clinica degli orrori", come scrivevano i giornali: secondo la Cassazione non è colpevole di «omicidi dolosi, né volontari»

L'ex primario di chirurgia toracica della clinica Santa Rita di Milano, Pier Paolo Brega Massone, durante la lettura della sentenza del 9 aprile 2014 (ANSA/LA7)
L'ex primario di chirurgia toracica della clinica Santa Rita di Milano, Pier Paolo Brega Massone, durante la lettura della sentenza del 9 aprile 2014 (ANSA/LA7)

La Corte di Cassazione ha annullato la condanna all’ergastolo di Pier Paolo Brega Massone, l’ex primario di chirurgia toracica della clinica Santa Rita di Milano, quella descritta a lungo dai giornali come “clinica degli orrori”. Brega Massone era stato condannato all’ergastolo nell’aprile del 2014 con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà per la morte di quattro pazienti e di lesioni per 34 altre persone; la condanna era stata confermata dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano il 21 dicembre 2015.

Le quattro persone morte dopo operazioni eseguite da Brega Massone erano Giuseppina Vailati (82 anni), Maria Luisa Scocchetti (65 anni), Gustavo Dalto (89 anni) e Antonio Schiavo (85 anni). Secondo la ricostruzione dell’accusa, Brega Massone avrebbe operato queste persone nonostante non ce ne fosse bisogno per ottenere dei rimborsi dal sistema sanitario nazionale: all’epoca i medici della sanità privata convenzionata, come quelli della clinica Santa Rita, erano pagati per ogni singolo intervento, quindi più operavano, più guadagnavano.

Secondo la Cassazione, Brega Massone non è colpevole di omicidio doloso né di omicidio volontario perché non voleva uccidere i pazienti. Ora l’ex primario dovrà essere giudicato da un nuovo collegio di Corte d’Assise a Milano, che dovrà cambiare il reato di cui Brega Massone è accusato e di conseguenza la pena.

Brega Massone era stato arrestato, insieme ad altre 13 persone, il 9 giugno 2008; era stato condannato dalla Corte d’Appello di Milano nel marzo 2012, a 15 anni e mezzo di carcere, per concorso in 79 casi di lesioni, truffa e falso. La Corte di Cassazione aveva annullato la sentenza perché alcuni di questi reati erano caduti in prescrizione. Poi nel 2014 c’era stata la seconda condanna, l’ergastolo. Dopo il caso della clinica Santa Rita, la Lombardia ha cambiato le regole di assegnazione dei rimborsi alle cliniche private convenzionate; di questa storia si parlò molto anche all’estero.