Perché in Senato si sta discutendo del caso CONSIP

Il governo è stato sostenuto da Forza Italia durante un importante voto sulla società e sulla complicata inchiesta che la riguarda

(ANSA/GIUSEPPE LAMI)
(ANSA/GIUSEPPE LAMI)

Aggiornamento – La mozione di MDP è stata respinta grazie ai voti di Forza Italia. Sono state approvate le mozioni del PD e del centrodestra.

Oggi pomeriggio è in discussione al Senato una serie di mozioni che riguardano CONSIP, la società che si occupa di gran parte degli acquisti della pubblica amministrazione e che è finita al centro di una lunga e complicata indagine. Alcune mozioni sono state presentate dall’opposizione e, se fossero approvate, rischierebbero di mettere in imbarazzo il governo e potenzialmente di dividere la maggioranza.

Le mozioni riguardano in particolare la possibilità di svolgere ulteriori indagini interne sul funzionamento di CONSIP, la sostituzione dei suoi attuali vertici – che comunque sono tutti dimissionari – e la sospensione di gare d’appalto gestite dai dirigenti indagati. In tutto sono state presentate quattro mozioni, di cui tre da parte dell’opposizione e una da parte della maggioranza (potete leggere il loro riassunto sul sito del Senato). Se le mozioni dell’opposizione venissero approvate, per il governo non ci sarebbero grosse conseguenze immediate: nell’ordinamento italiano, infatti, non sono legalmente vincolanti. Sarebbe comunque molto imbarazzante per il governo, perché significherebbe che la maggioranza al Senato, già piuttosto sottile, è molto instabile e disposta a votargli contro anche su temi così delicati.

A complicare la situazione c’è il fatto che CONSIP si trova in una difficile situazione. Tre giorni fa due consiglieri di amministrazione si sono dimessi, facendo così decadere l’intero cda. Uno dei due consiglieri dimissionari è il presidente Luigi Ferrara, che si è dimesso dopo aver appreso di essere indagato dai magistrati della procura di Roma. Ferrara, che è stato interrogato a Roma venerdì scorso, è accusato di aver mentito ai magistrati in un precedente interrogatorio. L’amministratore delegato della società, Luigi Marroni, rimarrà invece in carica fino al prossimo 27 giugno, quando è stata convocata un’assemblea degli azionisti. Il ministero dell’Economia, che è l’unico azionista della società, dovrebbe a quel punto formalizzare la sostituzione di Marroni con un nuovo amministratore delegato.

Marroni è uno dei personaggi più importanti di tutto il caso CONSIP, un’inchiesta iniziata quando i magistrati di Napoli scoprirono che l’imprenditore Alfredo Romeo aveva corrotto un dirigente della società in cambio di un aiuto a compilare correttamente i bandi necessari a vincere gli appalti assegnati proprio da CONSIP. Ma il pezzo più importante della vicenda è legato a quello che successe dopo, secondo i magistrati.

Marroni, l’amministratore delegato di CONSIP, raccontò ai magistrati che nell’estate del 2016 venne avvertito da cinque persone dell’esistenza dell’inchiesta, che avrebbe dovuto essere segreta. Tra le persone che Marroni ha indicato come fonte della fuga di notizie ci sono due alti ufficiali dei carabinieri: il generale Emanuele Saltalamacchia, all’epoca comandante regionale dei carabinieri toscani, amico di famiglia e conoscente di Matteo Renzi, e il comandante in capo dei carabinieri Tullio del Sette. Tra gli altri, Marroni ha indicato anche Luca Lotti, stretto collaboratore di Renzi, all’epoca sottosegretario alla presidenza del Consiglio e oggi ministro dello Sport. Lotti ha negato ogni accusa. Saltalamacchia, del Sette e Lotti sono tutti indagati per rivelazione di segreti d’ufficio.

Marroni ha detto che fu avvertito dell’inchiesta anche dal presidente di CONSIP, Ferrara, il quale aveva ammesso di aver parlato dell’indagine in un primo interrogatorio. Venerdì scorso, quando è stato ascoltato per la seconda volta dai magistrati, ha cambiato la sua versione e per questa ragione è stato indagato (cosa che poi ha causato la sua decisione di dimettersi).