Human Rights Watch sostiene che nella costruzione degli stadi per i Mondiali di calcio in Russia sarebbero morti almeno 17 lavoratori

Gli ultimi lavori allo stadio di San Pietroburgo (OLGA MALTSEVA/AFP/Getty Images)
Gli ultimi lavori allo stadio di San Pietroburgo (OLGA MALTSEVA/AFP/Getty Images)

Lo scorso marzo un’inchiesta realizzata da Josimar, un magazine sportivo norvegese, ha raccontato che almeno un centinaio di operai nordcoreani sono stati impiegati nella costruzione del nuovo stadio di San Pietroburgo, uno degli impianti in cui si giocheranno le partite dei Mondiali del 2018 e della Confederations Cup di quest’anno. Secondo Josimar, che nella sua inchiesta ha raccolto le testimonianze di alcune persone impegnate nella costruzione e di diversi esperti internazionali in materia di sfruttamento del lavoro, a San Pietroburgo gli operai nordcoreani hanno vissuto stipati nei container in una zona inaccessibile adiacente al cantiere, in condizioni disumane e senza ricevere alcuna paga.

Ora, a pochi giorni dall’inizio della Confederations Cup in Russia, un rapporto di Human Rights Watch afferma che nella costruzione dei nuovi stadi di calcio russi — dodici in tutto — sarebbero morti almeno 17 lavoratori, con altre decine di operai che avrebbero subito continui abusi sul posto di lavoro. Human Rights Watch scrive inoltre che i recenti scandali che hanno coinvolto la FIFA hanno contribuito a rendere insufficienti i suoi sistemi di controllo e prevenzione. Le morti riportate nel rapporto di 34 pagine pubblicato mercoledì sono state documentate da Building and Wood Workers’ International, un sindacato internazionale con sede in Svizzera.