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  • Domenica 11 giugno 2017

Cosa è successo con i diritti tv della Serie A

All'asta per il triennio 2018-2021 Sky ha fatto un'offerta al ribasso e Mediaset non l'ha proprio fatta: la Lega Calcio ha dovuto annullare tutto

(MARCO BERTORELLO/AFP/Getty Images)
(MARCO BERTORELLO/AFP/Getty Images)

Sabato 10 giugno la Lega Calcio ha annullato l’asta indetta per assegnare i diritti tv per le partite della Serie A – il più importante torneo di calcio italiano – per il triennio 2018-2021, perché le offerte ricevute sono state giudicate insufficienti. L’esito dell’asta è stato accolto con sorpresa, perché per la Lega Calcio è andato sostanzialmente tutto storto: Sky ha presentato un’offerta molto più bassa del previsto e Mediaset non l’ha proprio presentata, inaspettatamente. L’unica altra offerta è stata quella di Perform, una società inglese.

Ogni tre anni, la Lega Calcio mette all’asta i diritti per la trasmissione in tv e online delle sue partite, divise in alcuni pacchetti: c’è per esempio quello con tutte le partite delle 8 squadre con più tifosi in Italia, oppure quello che comprende l’esclusiva sulle partite delle squadre più piccole. All’asta per il triennio 2018-2021, secondo le ricostruzioni dei giornali, Sky ha offerto 230 milioni di euro per il primo pacchetto, la cui base d’asta era 200 milioni; ne ha però offerti 210 milioni per il secondo, la cui base d’asta era 400 milioni. I dirigenti della Lega accusano quindi Sky di aver volontariamente fatto delle offerte al ribasso, per approfittare della situazione. Perform, per i due pacchetti per le partite online, ha offerto 50 milioni di euro.

Mediaset ha deciso di non presentare la sua offerta, perché in disaccordo con le modalità con cui era stato emesso il bando dalla Lega Calcio. In un comunicato stampa ha definito «inaccettabile il bando, che penalizza gran parte dei tifosi italiani»: secondo Mediaset, a non funzionare è il sistema che chiede alle società di presentare delle offerte, perché «abbatte ogni reale concorrenza e penalizza gran parte dei tifosi italiani costretti ad aderire obbligatoriamente a un’unica offerta commerciale». Mediaset ha presentato un esposto all’Autorità Garante della Concorrenza, per chiedere la riformulazione del bando, ma secondo Ansa la richiesta è stata respinta. Repubblica scrive che i dirigenti di Mediaset hanno lavorato a un’offerta tutta la notte, decidendo alla fine di non presentarla.

Senza l’offerta di Mediaset – e senza quella di Tim, che qualcuno si aspettava potesse farla – la Lega Calcio ha raccolto offerte per una somma molto più bassa del previsto: secondo i giornali si aspettava di arrivare a un miliardo di euro, ma si è fermata a 490 milioni, con le proposte di Sky e Perform. Per lo scorso triennio, le offerte complessive furono di 943 milioni di euro. Per questo, la Lega e Infront – la potente società di consulenza che gestisce i diritti televisivi del calcio italiano – hanno deciso di annullare l’asta. Carlo Tavecchio, presidente della FIGC, ha detto che probabilmente ne sarà organizzato un altro per novembre o dicembre. Secondo Tavecchio «la Serie A ha un suo valore, una sua dimensione che devono essere rispettate con offerte congrue».

Luigi De Siervo, amministratore delegato di Infront, ha detto invece di non essere preoccupato: «E’ in fase di definizione la situazione complessa di Vivendi, Telecom e Mediaset: a un certo punto arriverà a maturazione e al colosso Sky si contrapporrà quello Vivendi-Mediaset-Telecom». Vivendi è la società di comunicazioni francese azionista di Telecom e che sta gradualmente acquisendo Mediaset. Un’altra ipotesi circolata dopo il fallimento dell’asta – promossa tra gli altri da Massimo Ferrero, presidente della Sampdoria – è quella che la Lega Calcio crei un proprio canale televisivo: lo stesso Tavecchio ha confermato che è stata presa in considerazione. La prossima settimana ci sarà l’asta per i diritti tv della Champions League, il più importante torneo europeo per club, che tre anni fa sono stati acquistati in esclusiva da Mediaset Premium, per una cifra – 700 milioni di euro – che secondo diversi articoli che se ne sono occupati non è stata recuperata con i nuovi abbonamenti.